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Il fisco dei gretini: con la plastic tax stangata da oltre 100 euro a famiglia

by Filippo Burla
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Roma, 2 nov – Il governo nato (ipse dixit) “per evitare l’aumento dell’Iva” continua a pensare a sempre nuove tasse. Scongiurata, sia pur parzialmente, la stangata sulle auto aziendali, nel novero delle cosiddette “microtasse” dal valore complessivo di 5 miliardi fa ora capolino la cosiddetta “plastic tax“. L’ennesimo balzello che si rovescerà sui cittadini italiani.

Plastic Tax: su cosa si applica

Pensata per ridurre l’utilizzo di plastiche, specialmente quelle monouso, la plastic tax colpirà quasi indiscriminatamente beni che utilizziamo ogni giorno. Dalle bottiglie per l’acqua alle buste per l’insalata, dal tetrapak per il latte alle vaschette per gli alimenti, passando per i contenitori dei detersivi.

Un euro al kg l’imposta che i produttori dovranno versare all’erario, solo in minima parte compensata da un “contentino” per chi decidesse di riconvertire le proprie attività alle bioplastiche. In questi casi è previsto un credito d’imposta (fino ad un massimo di 20mila euro) per le spese sostenute.

Le famiglie pagheranno oltre 100 euro in più

Stando ai calcoli delle associazioni di categoria, nel momento in cui le aziende scaricheranno questi aggravi sugli acquirenti, il conto potrebbe essere decisamente salato. Si parla, secondo Federconsumatori, di almeno 138 euro. Conto che sale a 165 euro, spiega invece il Codacons, se alla plastic tax si aggiunge l’altra misura varata in chiave ecologista, vale a dire il taglio degli incentivi al gasolio per i mezzi più inquinanti.

La plastic tax serve davvero?

La misura, varata sulla scia di un rinnovato interesse alle tematiche della tutela dell’ambiente, mira come detto a ridurre l’utilizzo di plastiche monouso al fine di contenere i fenomeni di l’inquinamento dovuti a tale materiale. Se la leva fiscale può essere un mezzo per indurre comportamenti in qualche modo “etici”, rischia però di fare un clamoroso buco nell’acqua.

Questo non perché non esista un problema ambientale legato all’incorretto smaltimento della plastica, bensì perché l’Italia – e con lei l’Europa, che complessivamente inquina meno dello 0,30% su scala globale – è già più che virtuosa in tal senso. A sfogliare i più recenti studi internazionali in materia, non troviamo alcun fiume (sono essi i principali responsabili del travaso in mare delle sostanze) del vecchio continente tra i primi venti al mondo per sversamenti. Ai vertici si classificano invece i corsi d’acqua di Asia e Africa. Anche volendo estendere i parametri, fra i primi 122 fiumi più inquinanti solo uno è europeo (il Danubio).

Filippo Burla

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5 comments

Sergio Pacillo 2 Novembre 2019 - 1:04

Come poi, a fine d’anno, questi 100 euro saranno investiti per ridurre la CO2, non viene detto.

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SergioM 2 Novembre 2019 - 1:35

Qualche idiota consiglia di bere l’ acqua del rubinetto ….. evidentemente NON abita nella mia città !
Per depurare quella MERDA , ci vorrebbe un impianto dai 5.000 € in su .
E i depuratori low cost fanno 1,5 litri in 6 ORE !

tè capì ?

presenti : CALCARE , CLORO , metalli pesanti . BASTA ?
sapete cosa costa un filtro per questi “intrusi” ??????

pagherò la tassa sulla plastica ……

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Serena 2 Novembre 2019 - 4:55

Greta già mi stavi sulle balle prima

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ugo 3 Novembre 2019 - 10:59

L’unico scopo di questa tassa è fare cassa, né sarà eliminata da un cambio di governo (semplicemente, il nuovo governo la “dimenticherà”). Per contrastare la diffusione della plastica non la si tassa, la si VIETA, estromettendola dal ciclo PRODUTTIVO e dalla VENDITA (includendo, quindi, l’importazione). Se si impongono limiti e divieti per l’auto senza troppe remore, cosa impedisce di fare lo stesso con le altre merci, se non la mala fede?

A monte, per rendere possibile la riduzione della diffusione della plastica nell’ambito di certi imballaggi, occorrerebbe rivedere certe norme troppo invasive nel campo dell’igiene (ad esempio: ora non è possibile per l’acquirente acquistare in bottega il prosciutto fornendo un contenitore riutilizzabile di sua proprietà). Rivedere le modalità di conferimento e distribuzione delle merci di largo consumo sarebbe assai più efficace di qualsiasi tassa. Ci sarebbe poi da prendere in considerazione il “vizietto” di procurare i pasti di mense scolastiche, ospedali, ricoveri per anziani (e “centri di accoglienza” e affini?) tramite imprese di catering anziché tramite piccole cucine interne, perché anche quelle sono fonti di scarti plastici monouso davvero imponenti.

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SergioM 3 Novembre 2019 - 1:46

Per i fessi ecologisti ….. avevo un acquario , lo riempivo con l’ acqua DEPURATA , del rubinetto ,
DEPURATA ! ma un brutto giorno sono MORTI TUTTI i pesci ! Non ho fatto una autopsia ….
ma la colpa era dell’ acqua , ovviamente , ho fatto poi dei test con reagenti …..

Non ho più un acquario , volevo bene a quei piccoli amici , beviamo e ci laviamo i denti con
acqua minerale nel terzo mondo …. siamo SICURI che i nostri rubinetti eroghino roba buona ????
Io so che NON è vero … certo i miei 90 kg mi rendono meno vulnerabile di un pesce rosso …..

meglio la plastica e l’ acqua minerale …..

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