Roma, 23 giu – Esattamente cinque anni fa, Ferrero tentò la grande scalata al gruppo britannico Cadbury. Un’occasione irripetibile per mettere le mani su un’azienda storica, la seconda al mondo nel settore della produzione di dolci. L’accordo poteva valere fino a cinque miliardi, ma sfumò all’ultimo: di fronte ai dubbi del fondatore, Michele Ferrero, l’operazione sembrò troppo complessa per una società non molto a suo agio con le dinamiche della finanza.
Lo scorso febbraio Michele Ferrero è venuto a mancare, lasciando la guida dell’intero gruppo al figlio Giovanni, che già dal 2011 rivestiva il ruolo di amministratore delegato. La successione si è compiuta nell’arco di più di 15 anni, in modo da evitare traumi e garantire una continuità anche nelle scelte gestionali. Pochi mesi dopo il cambio al vertice, ecco il primo grande passo: Ferrero sta per conquistare l’inglese Thorntons, azienda da oltre 200 milioni di fatturato e con una rete distributiva -principalmente nel Regno Unito- di tutto rispetto.
“Nel 2014 abbiamo conseguito il nostro migliore risultato di sempre in Gran Bretagna e questo ci ha dato fiducia sul fatto che fosse il momento giusto per ampliare le nostre radici in questo importante mercato. Questa operazione riunisce due aziende altamente complementari, ma ancora più importante, unisce due aziende che condividono la stessa passione per i marchi che crescono”, ha commentato Giovanni Ferrero, confermando come la linea di proseguire nelle acquisizioni internazionali vada avanti senza soluzione di continuità.
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L’offerta pubblica di acquisto varrà circa 160 milioni di euro. Ferrero era già stata vicina alla Thorntons, qualche anno addietro, ma anche in quel caso il capostipite Michele aveva espresso più di qualche riserva (si dice sulla qualità dei prodotti) e non se ne fece nulla. Ora il ritorno in auge, ma senza rotture con le strategie del passato: l’offerta punta infatti a delistare, cioé togliere dalla borsa, la società, che è quotata sul mercato di Londra. Ancora una volta, nessuna ricchezza creata a tavolino.
Filippo Burla