Roma, 9 feb – Imporre a tutti modelli e comportamenti, ma ritrovarsi a dover fare i conti con la trave dopo aver sindacato sulla pagliuzza nell’occhio altrui. Si potrebbe così sintetizzare l’atteggiamento – a tratti indisponente, di sicuro arrogante – della Germania, pronta a pontificare su conti pubblici e banche dei paesi membri dell’Ue “dimenticandosi” che ha in casa una bomba seduta su derivati pronta ad esplodere.
Stiamo parlando di Deutsche Bank, colosso bancario con sede a Francoforte sul Meno, alle prese con una crisi strutturale che va avanti da almeno un paio d’anni. Nel corso del 2015 la banca ha segnato record in negativo: 7 miliardi le perdite, da far impallidire almeno qualche centinaio di Banca Etruria. Ma i guai non finisco qui. Perché negli ultimi giorni, complici anche le difficoltà dei mercati, la situazione è addirittura peggiorata. Dall’inizio dell’anno il titolo ha perso il 30% del suo valore, che sale al 40% guardando agli ultimi 12 mesi e con un picco nella giornata di panico di ieri quando l’azione è crollata di quasi il 10%. Fin qui nulla di strano, il calo è più o meno nella media dei ribassi registrati dal settore. A preoccupare però sono i credit default swaps, vale a dire gli strumenti finanziari di copertura sul rischio: una sorta di assicurazione sull’insolvenza, il default appunto. Nel giro di trenta giorni i cds su Deutsche Bank sono più che raddoppiati in valore, passando da 90 a 190. Significa che il mercato, per assicurare sul rischio di credito dell’istituto, chiede un “premio” – come fosse una normale polizza – sempre più alto. Nel frattempo, le obbligazioni convertibili sono crollate di valore. Segno che gli investitori temono che non possano essere rimborsate, mutatis mutandis (si tratta di strumenti diversi) quello che è successo in Italia pochi mesi fa con l’azzeramento del valore delle obbligazioni subordinate: in caso di bail-in, sarebbero sacrificate sull’altare del salvataggio dell’istituto.
Affidato alle cure nel nuovo amministratore delegato John Cryan, Deutsche Bank è alle prese con un profondo piano di ristrutturazione. Le turbolenze sui mercati di questi giorni rischiano però di far saltare gli obiettivi, vanificando gli sforzi. A ciò si aggiunga che il colosso tedesco ha emesso derivati per 75mila miliardi di euro, circa 20 volte il Pil della Germania. Una montagna fragilissima vista la quantità spropositata di titoli tossici che si annidano all’interno della massa, circa 32 miliardi e in progressivo aumento: erano 29 nel 2013 e 31 nel 2014. Pesa anche, sul piano di ristrutturazione, la leva finanziaria, cioé il rapporto fra impieghi (attivi) e patrimonio della banca, ormai a livello 1 a 25. Significa che se gli attivi diminuissero del 4% il patrimonio di Deutsche Bank ne uscirebbe totalmente azzerato. E nell’ultimo trimestre del 2015 i ricavi hanno segnato il secondo calo consecutivo..
Filippo Burla