Roma, 14 mag – Non si arresta la corsa del debito pubblico. Nel mese di marzo, stando alle rilevazioni condotte da Banca d’Italia, l’indebitamento complessivo delle amministrazioni pubbliche è aumentato di oltre 15 miliardi, attestandosi così al nuovo massimo di sempre a quota 2.184,5 miliardi dopo che febbraio, con i suoi 2.169 miliardi, già fatto segnare il record.
L’incremento, pur rilevante, è stato comunque inferiore rispetto al fabbisogno (18.6 miliardi) “grazie all’effetto complessivo dell’emissione di titoli sopra la pari, all’apprezzamento dell’euro e alla rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e alla diminuzione di 0,2 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro”, spiegano da via Nazionale. Gli effetti del Quantitative Easing lanciato da Draghi si fanno quindi sentire, ma non abbastanza per avviare la tanto agognata spirale di correzione all’ingiù di un fardello ormai a livelli monstre.
A fare la parte del leone sono le amministrazioni centrali, il cui debito sale di 14.2 miliardi. Seguono le amministrazioni locali con 1.1 miliardi e, in utlimo, gli enti di previdenza il cui debito è sostanzialmente invariato. Il dato di Banca d’Italia è ancora più preoccupante se si considera che, sempre nel mese di marzo, le entrate fiscali sono aumentate di 0.2 miliardi, toccando così i 27.7 miliardi.