Palermo, 22 mar – I dati sui consumi elettrici diffusi da Terna e relativi allo scorso mese di febbraio hanno dissipato in un soffio le sparate governative sulla ripresa: il calo della domanda rispetto allo stesso mese dell’anno precedente – rettificato per gli effetti del calendario (anno bisestile) e della temperatura decisamente più alta – segna un sonoro meno 2,2% a livello nazionale, che per la Sicilia diventa un catastrofico meno 10% e il consumo mensile minimo dal 2006 a oggi, consolidando un trend ribassista che ha portato a perdere il 10% dei consumi nazionali rispetto ai livelli del 2007 e, nella più grande isola italiana, il 20% in soli quattro anni. Il tutto essenzialmente a carico delle attività produttive, anche perché gli sporadici incrementi del fabbisogno capitano ormai soltanto nei mesi estivi sempre più torridi, grazie ai climatizzatori installati nelle abitazioni e negli uffici.
Crolla la domanda, crollano i prezzi: sempre in febbraio, il prezzo unico nazionale dell’elettricità sul mercato libero ha toccato il minimo storico con appena 36,97 euro per megawatt-ora, così come nella zona Sicilia con 42.37 euro. Crisi della domanda, quindi, mentre l’offerta si fa sempre più economica anche grazie alla crescente incidenza della generazione da fonti rinnovabili quali solare fotovoltaico ed eolico.
Proprio sulla questione dei prezzi emerge una novità importante: da ormai 13 mesi di fila, il prezzo formato in Sicilia supera quello unico nazionale (il cosiddetto “Pun”) per molto meno di 10 euro, mentre fino dal 2008 la differenza superava quasi ogni mese i 20 euro toccando punte superiori ai 40 euro. La Sicilia, insomma, almeno per l’energia non è più un problema nazionale, grazie al primato tra tutte le regioni italiane rispetto alla generazione eolica e all’ottima produttività di elettricità solare dalla fonte solare.
Un articolo appena pubblicato a cura del Polo solare della Sicilia, fondato e diretto dal chimico-fisico del Cnr Mario Pagliaro, già noto ai lettori di questo giornale anche per aver diffuso per primo l’allarme – poi rivelatosi del tutto corretto – sui rischi derivanti dal rogo all’aeroporto romano di Fiumicino l’anno scorso – dimostra come la diminuzione del prezzo nazionale dell’elettricità non sia dovuto soltanto al calo della domanda ma anche e in modo decisivo proprio al contenimento dei costi di generazione in Sicilia. Di più, che la produzione da fonti rinnovabili nell’isola è aumentata del 10% nel 2015, superando i due miliardi di chilowatt-ora e – forse la novità più importante – dal marzo dell’anno scorso è iniziata l’esportazione di elettricità verso l’isola di Malta, mediante un nuovo elettrodotto sottomarino di lunghezza 96 km che da Marina di Ragusa porta l’elettricità in alta tensione a 220 kV, la cui gestione commerciale è affidata a Enel Trade. Il cavo, che per 120 km va dalla sottostazione elettrica di Ragusa a quella di Maghtab, fornisce 225 megawatt di potenza in corrente alternata, il record mondiale di lunghezza per questa tecnologia. Tanto che, mentre si è ridotto (di poco) il flusso di elettricità verso il continente, è stato di ben un miliardo di chilowatt-ora il flusso di elettricità venduto a Malta in soli otto mesi.
“La combinazione di tecnologie e programmazione industriale fondata sui benefici economici, unite alla felice collocazione geografica della Sicilia, è un’occasione imperdibile quanto concreta per invertire il corso della grave e perdurante crisi economica” si legge nell’articolo del Polo solare della Sicilia, che aggiunge: “La Sicilia deve cogliere l’occasione per accelerare la propria trasformazione in hub della generazione elettrica dalle fonti rinnovabili – solare fotovoltaico ed eolico in primo luogo – e della esportazione degli eccessi produttivi sia verso il resto d’Italia sia verso l’estero”.
Grazie alla combinazione di tecnologie e intelligenze di eccellenza, patrimonio del nostro paese, di una programmazione industriale fondata sui reali benefici economici, e della straordinaria collocazione geografica della Sicilia (come, del resto, di gran parte del meridione d’Italia), può e deve essere colta un’occasione imperdibile per invertire il corso di una crisi economica e sociale che potrebbe altrimenti raggiungere il punto di non ritorno.
Francesco Meneguzzo