Vado Ligure, 25 feb – Quattrocentoquarantadue, come il numero di morti premature che la centrale a carbone di Vado Ligure, in provincia di Savona, avrebbe direttamente procurato secondo il procuratore capo di Savona Francantonio Granero, sulla base di analisi tecniche epidemiologiche condotte dal 2000 al 2007. La centrale, nel mirino della magistratura per l’ipotesi di disastro ambientale, è di proprietà Tirreno Power, con azionisti di riferimento Suez Gaz de France al 50% e Sorgenia della famiglia De Benedetti al 39%.
Una macchia, indelebile e irrecuperabile se sarà confermata, per il “nostro” campione nazionale, per altro condiviso in quanto a nazionalità con la Svizzera cui lo lega un affetto di antica data, essendo stata nel 1943 il rifugio della sua famiglia, di origine ebraica sul lato paterno.
Per la verità, di macchioline più o meno grandi ne sono comparse molte sull’immagine debenedettiana, come il recente baratro finanziario proprio del presunto “gioiello” di famiglia, quella Sorgenia campione di investimenti sbagliati nelle fonti energetiche fossili in epoca di picco del petrolio e di boom delle rinnovabili, avvenuto in emulazione del grande esempio tedesco nonostante la crescente e subdola opposizione del gruppo Espresso. Che questo disastro industriale e finanziario possa spiegare le ultime ingerenze politiche di De Benedetti? Se ne è scritto ampiamente in questo giornale. A ritroso nel tempo, che dire allora degli affaroni d’oro in quella India che ci priva illegalmente dei due Marò? E delle tangenti generosamente concesse, e ammesse, ai partiti delle prima repubblica? Anche di questo si è già scritto su queste colonne.
Torniamo allora all’ultima e probabilmente più grave macchia sul curriculum dell’ottantenne tessera numero 1 del PD. Si osserverà che già da anni, e con documentazione rigorosa, si parla di “migliaia di morti” premature dovute direttamente ai 660 MegaWatt dei due gruppi a carbone operativi presso la centrale di Vado Ligure, come denunciato anche da un’azione eclatante del gruppo ecologista “La Foresta che avanza” che ha impiccato un manichino di fronte alla Tirreno Power riportante al collo un cartello con la domanda: “1000 morti?”. E perfino l’associazione-zerbino dello sgangherato ambientalismo italiano (che dire ecologismo ci pare troppo), quella Legambiente creata dal PCI negli anni 1980 per fronteggiare i meno controllabili Verdi, parla apertamente di “una stima realistica” e di “disastro”.
Proviamo a volare più alto e a verificare per quanto possibile sul piano scientifico quanto non potevano non sapere quelli di Sorgenia – ma forse è l’aria che tira nel savonese a far si che le cose accadano, come all’ineffabile Scajola, all’insaputa degli autori. Una recente recensione aggiornatissima del libro di Lockwood “L’epidemia silenziosa: il carbone e il rischio nascosto per la salute”, pubblicata sulla autorevolissima rivista scientifica The Lancet, vera e propria bibbia della ricerca medica, parla attribuisce soprattutto al particolato fine, di diametro inferiore a 2.5 micron (millesimi di millimetro), emesso in spaventose quantità dalla combustione del carbone e praticamente non intercettabile da alcun filtro, la maggior parte dei danni sanitari; le stime più aggiornate lì riportate indicano in oltre 3 milioni di morti premature all’anno nel mondo per inquinamento dall’esterno (escluse quindi le sorgenti interne agli edifici), di cui la maggior parte dovute alla combustione del carbone; oltre 1 milione nella sola Cina. Molto prudentemente, assumiamo allora che la combustione del carbone nelle centrali elettriche determini direttamente “soltanto” un milione di morti premature all’anno, nel mondo. Poiché globalmente la potenza elettrica alimentata da carbone è pari a circa un milione di MegaWatt, in proporzione ai 663 MW installati alla Tirreno Power di Vado Ligure potrebbero essere “assegnati” qualcosa come circa 600 morti premature all’anno, diciamo un decesso ogni MW. A volte si dice il caso: ricordo che alcuni anni fa un brillante collaboratore di Sorgenia, evidentemente fuori dal coro, che parlando in pubblico affermava che ogni MW di potenza fotovoltaica installata avrebbe salvato una vita umana all’anno (quindi, grazie al fotovoltaico, ogni anno si salvano quasi 20 mila persone in Italia, quattro volte più delle vittime da incidenti stradali).
Ad aggravare il sospetto e la sensazione che quel numero di vittime, 442 in sette anni, sia perfino una stima prudente, è la collocazione geografica della centrale incriminata: a meno di 600 metri dall’abitato di Vado Ligure (8200 abitanti) e ad appena 3.5 km da Savona (60 mila abitanti). Si dirà che qualcuno doveva pur produrla quell’energia; eh no, o almeno non col carbone di cui l’Italia è tra l’altro completamente sprovvista, o perfino no del tutto, dal momento che la produzione termoelettrica italiana è molto sovrabbondante rispetto al fabbisogno (e lo era anche al tempo dell’acquisizione da parte di Sorgenia), di cui le fonti rinnovabili coprono ormai oltre il 30% e molto di più nelle ore di picco diurne grazie all’energia solare.
E allora – se le accuse saranno confermate – potremo pensare: Ingegner De Benedetti, chi te l’ha fatto fare? Soprattutto, che cosa ancora consente a te e ai tuoi servitori il coraggio di parlare e di guardarsi allo specchio?
Francesco Meneguzzo
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[…] più approfonditamente esposto sulla prestigiosissima rivista medica Lancet e riportato anche su queste colonne, evitare anche solo una frazione delle spese sanitarie e sociali per malattie e decessi prematuri […]