Roma, 22 gen – Uno dei primi, più lucidi atti d’accusa verso i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dagli Usa, dagli Alleati e dall’Urss nei confronti della Germania e della sua popolazione civile nel secondo dopoguerra, finalmente pubblicato in Italia a cura delle edizioni ITALIA Storica: Un Raccolto di sangue – I crimini Alleati e Sovietici contro il popolo tedesco, 1945-1947.
Chi semina vento, raccoglie tempesta. Il titolo della prima traduzione in italiano del saggio di Ralph Franklin Keeling, “Raccolto di sangue”, uscito originariamente nel 1947 con il titolo “Gruesome Harvest – The Costly Attempt To Exterminate The People of Germany”, e mai apparso prima in Italia, potrebbe da solo descrivere gli effetti della sconfitta sulla Germania nazista. Ma se ci si fermasse al titolo si otterrebbe solo una descrizione sbrigativa e storicamente fuorviante. Perché se è vero che la Germania ha pagato – e con gli interessi – la sua condotta della guerra in Europa, il saggio di Keeling ci illumina su due dettagli che vanno sempre tenuti in debita considerazione quando si va a soppesare (sempre che sia necessario) la distribuzione di torti e ragioni: innanzi tutto e apertis verbis che il martirio subito dal popolo tedesco fra 1944 e 1947 fu in gran parte condotto in spregio totale di quelle regole e di quei principi ai quali affermavano di ispirarsi le potenze alleate. Keeling raccoglie testimonianze e reportage dalla Germania distrutta e occupata mostrando come la deportazione, l’affamamento, lo stupro di massa e la spoliazione subita dallo sconfitto siano state deliberatamente condotte proprio mentre si affermavano alti intenti di pace, convivenza, autodeterminazione dei popoli, liberazione dell’umanità da quelle paure che Roosevelt aveva annesso all’esistenza su questa terra dei demoniaci fascismi, sconfitti i quali esse sarebbero scomparse. Una visione escatologica, fanaticamente religiosa, che la storia si è impietosamente affrettata a dimostrare fasulla.
Il secondo punto che emerge, ma fra le righe, di Raccolto di sangue è una considerazione che emerge ogniqualvolta ci si trova di fronte al cosiddetto “sangue dei vinti”: e cioè, per quanto possa essere stata dura la condotta di guerra di una parte, accanirsi sullo sconfitto per fargliela pagare è un atto di pura e semplice vendetta. Non vi sono giustificazioni tattiche, strategiche, politiche, razziali che possano costituire un’attenuante nel giudizio morale su questo accanimento. Per quanto orrenda, un’atrocità commessa guerra perdurante sarà sempre più giustificabile di una commessa a sangue freddo, su un nemico sconfitto e alla propria mercé.
E se i bombardamenti ricadono nella prima fattispecie (con la notevole eccezione di Dresda), gran parte delle violenze subite dal popolo tedesco ad armi silenti è classificabile come pura, semplice e gelida vendetta, determinata tanto dalla voglia di far pagare alla Germania le azioni di cui era stata accusata, quanto proprio la sua stessa esistenza, considerata da molti germanofobi (quali era Morgenthau) una vera e propria minaccia al resto dell’umanità.
Colpisce molto, specialmente se non si ha una chiara idea di quali fossero le mentalità dell’epoca, il capitolo dedicato agli stupri di guerra condotti deliberatamente dagli eserciti occupanti, che non avevano solo lo scopo di concedere ai combattenti quei “tre giorni di ferro e di fuoco” che la storia ha sempre conosciuto, ma anche e soprattutto con il compiaciuto scopo di annientare biologicamente il popolo tedesco, rovesciando le teorie razziste della dirigenza hitleriana e dunque, implicitamente, accettandole col segno cambiato.
Un’adesione al razzismo a ben vedere nemmeno troppo velata, considerando che l’America aveva in decine dei suoi Stati leggi segregazioniste che sarebbero state cancellate solo due decenni dopo e che impiegò i suoi soldati di colore non solo come carne da cannone, ma anche come “arma biologica” alla stessa maniera di come negli anni Novanta avrebbero fatto gli eserciti ex-iugoslavi sulle donne delle popolazioni delle etnie rivali, impresa alla quale parteciparono con slancio anche le truppe coloniali della Gran Bretagna e della Francia.
Keeling nel suo scritto è animato da quella che era una diffusa paura nell’America di quel decennio: che il comunismo potesse mangiarsi l’Europa liberata dagli eserciti tedeschi. Ma egli mostra anche un vero trasporto umano verso il nemico sconfitto, una coerenza coi principi idealistici di molti americani medi che regolarmente vengono sfruttati dalle classi dirigenti di quel paese per giustificare l’imperialismo a stelle-e-strisce. Keeling così si differenzia dei politici che d’un tratto decisero di piantarla con i piani Morgenthau (e successive modifiche). E’ fuor di dubbio, infatti, che se la Germania non fosse diventata il futuribile campo di battaglia di una terza guerra mondiale fra potenze capitaliste e Comunismo né le prime né il secondo avrebbero interrotto molto facilmente l’opera di annientamento di questo paese. Paradossalmente, la divisione in due Stati della Germania fu la salvezza del popolo tedesco, che fu aiutato a rialzarsi per poter essere arruolato nei due schieramenti contrapposti.
Ralph Franklin Keeling “UN RACCOLTO DI SANGUE” I crimini Alleati e Sovietici contro il popolo tedesco, 1945-1947, F.to 14×21, 214 pagg., 48 ill., 1 mappa. Euro 20,00.
Emanuele Mastrangelo
2 comments
[…] inglese e americana. D’altra parte i russi proibivano nella Ddr ogni dibattito sulle deportazioni forzate delle popolazioni tedesche e sugli stupri di massa commessi dai soldati sovietici, così come gli Alleati ad ovest non tolleravano nelle loro zone […]
[…] un enorme imbarazzo, se non proprio fastidio, a definire “vittime” i propri connazionali che persero la vita o furono maltrattati nel modo più cruento durante la seconda guerra mondiale. Perché, alla fin fine, erano tutti “nazi” e quindi, in […]