Torino, 9 mag – “Alle ore 10 sarò al Salone del libro di Torino per ribadire che Altaforte Edizioni non si piega alla logica del pensiero unico. Se avete a cuore la Libertà, la Libertà d’espressione, vi aspetto. I libri non possono e non devono conoscere censura”. Lo scrive Francesco Polacchi su Facebook, in risposta all’esclusione della casa editrice dal Salone del libro di Torino. La censura “democratica” è arrivata ieri sera, quando lo stand di Altaforte era già in preparazione. Tanto che nella mail ricevuta dalla casa editrice gli organizzatori spiegano come “il materiale presente nello spazio espositivo viene rimosso e depositato in custodia presso i locali della polizia municipale di Torino e reso disponibile a partire da domani mattina (oggi, ndr)”.
Pd e M5S uniti nella censura
Un’esclusione, quella di Altaforte, motivata esclusivamente da ragioni politiche che prevalgono sulla “contrattualistica privata”, visto che nella lettera firmata dal sindaco di Torino, Chiara Appendino, e dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, si fa riferimento “alla medaglia d’oro alla resistenza” del capoluogo piemontese, alla contrapposizione tra le ragioni “di una testimone dell’olocausto su quelle di Altaforte”, e ai valori (antifascisti) che “animano la comunità del Salone del libro”.
Alla censura a firma Pd e 5 Stelle e approvata dal Salone del libro, Polacchi ha risposto annunciando la sua presenza alla kermesse e rilanciando sul libro della discordia “Io sono Matteo Salvini“, che nonostante l’esclusione dallo spazio espositivo del Lingotto verrà comunque presentato a Torino questo fine settimana. Inoltre Altaforte annuncia la decisione di adire alle vie legali, dato che l’organizzazione del Salone ha di fatto ignorato e calpestato gli obblighi contrattuali.
Le polemiche sulla presenza di Altaforte al Salone del libro di Torino erano cominciate con le liste di proscrizione di Christian Raimo e le sue conseguenti dimissioni dal comitato direttivo dell’evento. La presenza della casa editrice non conforme aveva poi causato il boicottaggio di personaggi come Zerocalcare e la condanna del museo di Auschwitz, risultata poi determinante come pezza d’appoggio morale e politica per la lettera firmata dall’Appendino e da Chiamparino.
Davide Di Stefano
5 comments
Si scrive “adire le vie legali”, non “adire alle vie legali” come invece dice Di Stefano… E poi vogliono andà pure al salone del libro…
Comunque vadano le cose, si tratta di una grandissima vittoria per Casa Pound. In altri tempi si sarebbe detto che “abbiamo fatto esplodere le contraddizioni del sistema (pseudo-democratico)”.
[…] di Altaforte edizioni, in queste ore bersaglio della censura a firma Pd e 5stelle e che ha ottenuto l’estromissione della casa editrice dal Salone del Libro di Torino: ma questi libri maledetti, questi oscuri Necronomicon della democrazia, questi […]
[…] 25 lug – Eccoli qua gli effetti della censura del Salone del Libro e della sinistra. Eccolo qua il risultato dell’inquisizione idiota. La London Metropolitan […]
[…] E se in un primo momento si poteva ritenere questo “errore” frutto di una svista, o di un’epidemia di sordità dilagata all’improvviso tra i giornalisti, o semplicemente di cialtroneria – perché è sempre brutto pensare che i colleghi di altre testate siano in malafede, vero? – oggi la giustificazione non tiene più. Lo avevamo spiegato bene ieri qui: la frase pronunciata da Daniele, tra i – volgari, gratuiti, evitabili – improperi non è “ti stupro” ma “fai schifo”, che è comunque un insulto ma sicuramente non una minaccia. Lo si sente chiaramente in tutti i video postati da lorsignori dei quotidiani progressisti. Nonostante questo, il prode David Puente ha insistito con l’affermare il contrario in un suo articolo poi ripreso anche dallo stesso Mentana su Facebook. E Vauro ha sciacallato la fake news disegnando una vignetta per “celebrare” l’esclusione di Altaforte dal salone del Libro di Torino: […]