Roma, 25 feb – L’invenzione del termine “petaloso” da parte del piccolo Matteo è una di quei fantastici usi creativi della lingua italiana che spesso compiono i bambini, usando in modo meccanico uno strumento che ancora non padroneggiano bene e quindi replicando regole e meccanismi anche lì dove l’italiano non lo prevede. Succede da sempre, ci si fa un sorriso, si fa una carezza al bambino e gli si spiega l’errore. A meno che non ci si metta di mezzo il protagonismo degli adulti. In quel caso, un evento simpatico ma banale diventa “la storia che commuove il web”.
È quel che è successo grazie alla maestra di Matteo, Margherita Aurora, insegnante delle scuole elementari di Copparo, provincia di Ferrara, che nelle foto di rito appare con dei capelli viola. È stata sua l’idea di chiedere un parere all’Accademia della Crusca sul termine “petaloso”, che ha risposto come ormai ben sappiamo. Ma non è la prima trovata della maestra Margherita. In passato si era fatta notare per aver dato dei compiti di Pasqua “creativi” ai suoi alunni: giocare tanto, spegnere la tv, stare con i genitori, ascoltare le storie dei nonni, dormire bene. Escamotage mediatici che anche altri professori hanno replicato in giro per l’Italia, prescrivendo ai bambini di “fare le capriole” e cose simili.
In genere l’unico risultato di queste pensate hippy è un po’ di notorietà per professori in cerca di un quarto d’ora di celebrità, un po’ come i sindaci sceriffi che di tanto in tanto si inventano un’ordinanza assurda solo per finire sui telegiornali. E i bambini? Troveranno davvero giovamento da questo tipo di istruzione? Non abbiamo la possibilità di fare verifiche specifiche, ma un fatto è certo: il diffondersi di queste bizzarrie pedagogiche va di pari passo con l’avanzata del conformismo nelle nuove generazioni. Viceversa, l’educazione rigida (anche troppo, per carità), che ha retto il sistema scolastico italiano per anni non ha impedito all’Italia di primeggiare nella letteratura, nelle arti e nella scienza, di creare un clima davvero fecondo per la creatività, quella vera, però, non il semplice “fare cose strane”. Questo culto dell’anticonformismo conformista è un tipico frutto dei tempi, così come gli individui di una ordinarietà raggelante che si descrivono sempre definendosi “un po’ pazzi”. Tanto più se c’è da farsi intervistare come brutta copia del prof dell’Attimo fuggente: vero maestra Margherita dai capelli viola?
Adriano Scianca
6 comments
Anche essere semplicemente contro è una forma di conformismo piuttosto diffusa. Scrivi questo articolo partendo dalla foto. Se la maestra fosse stata la una signora composta sulla sessantina probabilmente non starei commentando nulla, invece bastano i capelli viola non solo per giudicare la notizia ma addirittura per descrivere il presente e il futuro di una generazione.
Questo è conformismo verso un certo modo di pensare. Dire che tutto è sbagliato perchè non è in uno schema definito o semplicemente nel tuo schema. In altri termini, questo articolo volendo dare una visione diversa di una vicenda insignificante come una parola, spara sentenze senza fondamento e assolutamente generaliste come questa (es. “il diffondersi di queste bizzarrie pedagogiche va di pari passo con l’avanzata del conformismo nelle nuove generazioni”).
Inserisco questo sito tra le cose da non leggere, grazie.
Eccolo qua! Ci mancava il signorino benpensante in difesa delle cause perse. L’articolo offre un quadro completo e circostanziato delle manie di protagonismo di cui soffre anche parte della categoria dei docenti italiani, senza volerla mettere sul piano politico, seppur anch’io pensi che questi atteggiamenti abbiano più di un collegamento con una certa mentalità un po’ sessantottina, un po’ da Reality anni 2000. L’articolo descrive in maniera eccellente la stessa cosa che ho pensato io (e probabilmante molti altri) quando ho sentito la notizia al TG Studio Aperto (un telegiornale nazionale!!!), che, come al solito, ci serve per pranzo queste notizie da latte alle ginocchia al posto di tutto ciò che di importante accade nel mondo e che dovremmo sapere da un servizio di informazione. Fatteli anche tu i capelli viola, poi vai sul posto di lavoro e vediamo in quanti sono propensi a considerarti una persona seria. Certi atteggiamenti vanno bene forse per un’adolescente, in una persona adulta sono patetici, non è una questione di conformismo, è una questione di maturità. Fai bene ad inserire questo sito nelle cose da non leggere, per te è più appropriata qualche rivista che ritrae in copertina il classico cane di grossa taglia sdraiato insieme al gattino. O magari, per non essere conformisti, suggerirei un topo insieme all’elefante…
Buon Grande Fratello.
Non hai capito il punto perchè sei troppo impegnato ad aggredire un’opinione diversa, ma te lo ripeto. Il fatto che sia stato dato troppo spazio alla notizia è oggettivo e mi trovo anche d’accordo, come già scritto è una notizia insignificante. Il fatto che l’autore del pezzo usi la notizia e ancor peggio una foto per divinare il “conformismo delle nuove generazioni” vuol dire semplificare e banalizzare la realtà. Bisogna essere responsabili delle parole quando si scrive e provare a dire le cose con un po’ di fondatezza o almeno io la penso così.
I giudizi che hai sparato su di me a partire da dieci righe di commento non credo meritino risposta.
Vedi Guido, tu ti sei sentito “aggredito” da me, ma non ti sei preoccupato minimamente dell’arroganza che trasuda dai tuoi commenti. A nessuno interessa ciò che tu metti nei tuoi elenchi delle cose da non leggere, nessuno ti obbliga a leggere gli articoli di questo giornale. Quanto alla foto dei capelli viola, ti ricordo che stiamo parlando di un’insegnante, perciò l’accostamento fra le frivolezze adolescenziali della tinta dei capelli con la decisione di sottoporre un termine sciocchino e insignificante all’esame dell’Accademia della Crusca configura, nell’insieme, l’esempio fuori luogo che stanno avendo gli alunni da questi docenti malati di protagonismo da Grande Fratello, quando con una qualsiasi scemenza si va a finire i televisione e si diventa “noti”. Comunque presumo che non mi risponderai, avendo tu già condannato questo sito al disonore di non essere più letto da te… Distinti saluti.
Mi associo al commento del Sig. Emanuele, che condivido.
Dico solo che il linguaggio è lo specchio dell’anima di un popolo e del suo momento storico. Il neologismo “petaloso” è quanto di più ricchione abbia mai sentito in vita mia, robe da vergognarsi di essere italiani. Aggiungo anche che non c’era momento migliore per promuovere questa frociaggine linguistica, in perfetta sincronia con il dibattito politico, che solo di froci si occupa. Del resto cosa ci si può aspettare dall’accademia della crusca, che alla voce “negro” finisce per non riuscire neanche a dare un termine per identificare una persona di razza africana.
http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/nero-negro-colore
Il politicamente corretto uccide la ragione.