Roma, 9 mag – Una domanda serpeggia tra le fila di Altaforte edizioni, in queste ore bersaglio della censura a firma Pd e 5stelle e che ha ottenuto l’estromissione della casa editrice dal Salone del Libro di Torino: ma questi libri maledetti, questi oscuri Necronomicon della democrazia, questi mattoni con i quali si starebbe cercando di erigere i bastioni del più feroce nazismo, qualcuno dei censori progressisti li avrà mai letti? Non dico Zerocalcare, che probabilmente di un libro guarda solo le figure, non dico la Murgia che si leggerà solo monografie di gastronomia sarda; ma i Raimo, i Wu Ming, i delatori con la pancetta e le spalle ricurve che ritornano all’ovile dopo avere annunciato che lo avrebbero disertato, hanno mai sfogliato un volume pubblicato dalla casa editrice più discussa d’Italia? Probabilmente no, e quindi ecco che brevemente li riassumiamo per loro. Ringraziandoli anche, perché è proprio grazie al clamore mediatico esponenziale di cui Altaforte è stata fatta oggetto che le vendite dei libri sono schizzate alle stelle.
1) Ho difeso Licio Gelli, di Augusto Sinagra – Il racconto circostanziato e suffragato da riscontri documentali e storici, di un avvocato finito alla sbarra per aver difeso Licio Gelli, “venerabile” maestro della loggia massonica Propaganda. Ricordi, emozioni ed una sempre signorilmente celata sofferenza, sono sbattuti in faccia a servitori dello Stato, giornalisti e politici che hanno emesso il calvinista decreto di condanna. Una storia di vite segnate per essersi trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato.
2) Inferno spa, di Francesca Totolo – Benvenuti a bordo della nave che vi porterà a spasso tra i professionisti dell’accoglienza. Un viaggio surreale tra speculatori internazionali, ex mercenari, esponenti governativi e uomini d’affari. Un viaggio, tra i costruttori di quella open society intrisa di colpa, verso le maree umane in arrivo da oltre mare. Un viaggio tra i fautori dell’abolizione dei confini, delle specificità, delle culture. Un viaggio tra i mondialisti più convinti e feroci, quelli disposti a reclutare un esercito di influencer a tutti livelli: giornalisti, politici, magistrati, avvocati e tanti altri. Quelli disposti a pagare le folli spese di organizzazioni non governative per creare corridoi in grado di azzerare le distanze tra i continenti, ma non i rischi connessi a questo attraversamento. E di nomi, di sigle e, soprattutto di soldi nel corso di questo viaggio, ne incontrerete davvero un mare.
3) Come la sabbia di Herat, di Chiara Giannini – Chiara Giannini prende per mano il lettore e lo porta con sé attraverso la sua storia personale e le sue guerre, che si incrociano e si perdono nell’Afghanistan. Un cammino che porta in Tunisia; davanti a un camion impazzito pronto a esplodere o su un elicottero. Vediamo la lapide che ricorda i caduti italiani e ascoltiamo il suono di tromba. Scopriamo gli scarponi pieni di fango e i giubbotti antiproiettile; i Buffalo, gli ied e le piastrine di guerra. Attraverso i suoi occhi e le sue parole incontriamo David, Francesco, Mario, Tiziano. Annarita, le carcerate, gli orfani. Ma anche la solitudine, la forza, il coraggio e la tenacia di una vita combattuta, vissuta sempre al limite, senza mai mollare, con la testa alta di fronte alla prossima guerra.
4) La Nazione fatidica, di Adriano Scianca – Il libro esamina la storia del concetto di Italia dall’antichità ai giorni nostri, seguendo il filo rosso del «primato nazionale» di tipo culturale, politico e persino sacrale, così come identificato da autori delle più svariate correnti intellettuali nel corso dei secoli. Allo stesso tempo, si ricostruisce la storia del tradimento di tale «primato» e di un’identità nazionale sempre incompleta e problematica. Si affronta, infine, il possibile ruolo dell’Italia di fronte alle sfide globali di oggi, le potenzialità e i limiti del populismo, il contraddittorio rapporto con l’Europa e la ricerca di una sfuggente sovranità.
5) La morte della Repubblica, di Marco Mori – Le fondamenta della Repubblica come è stata ideata dai padri costituenti, stanno per essere rimosse a favore di una nuova entità statuale: gli Stati Uniti d’Europa. Marco Mori ripercorre, in questo suo lavoro, le tappe che hanno condotto alla destrutturazione sistematica della Costituzione italiana. Una analisi giuridica, ma alla portata di tutti che darà al lettore una inquietante consapevolezza: l’austerità che, tradotta in lingua corrente, significa povertà, paura del futuro, cancellazione dei diritti sul lavoro, delle garanzie sociali e tanto altro, è stata utilizzata come strumento di pressione affinché i popoli subiscano, quasi come una liberazione, l’atto finale, ovvero la cancellazione dello Stato in favore di una nuova entità giuridica costruita con i presupposti ideologici del liberismo più estremo e pensata da e a beneficio di una ristretta cerchia di speculatori internazionali.
6) I coloni dell’austerity, di Ilaria Bifarini – Ci sono false notizie, notizie distorte e mezze verità. E le mezze verità iniziano con le scelte lessicali. Quello in atto da anni non è un fenomeno migratorio di massa, ma un esodo biblico.
Milioni di africani premono alle porte del continente europeo e solo la reazione dell’opinione pubblica occidentale ha, sino ad ora, ed in modo del tutto temporaneo, mitigato le conseguenze del fenomeno. Ma perché decine di milioni di persone sono in viaggio per lasciare la propria terra? Guerre, persecuzioni, fame? Tutte mezze verità se non si racconta l’origine di quelle guerre, di quelle persecuzioni, di quella fame.
7) L’era delle streghe, di Francesco Borgonovo – Intrappolati nell’era in cui oggetti e persone acquistano valore solo attraverso la distruzione dell’opposto, o, peggio, del complementare, eccoci giunti alla narrazione della grande madre. Le donne sono vittime di violenze intollerabili (tali solo se a commetterle sono connazionali)? Occorre distruggere il maschio, la sua funzione, il suo ruolo, la sua virilità. Poco importa che i numeri, che la cronaca ci fornisce, non supportino la soluzione individuata. Poco importa se le moderne eroine del #metoo tutto siano fuorché eroine. Tutto si può al fine di distruggere il complementare, il maschio, simbolo di violenza e sopraffazione (soprattutto se bianco e occidentale). […] Ma la risposta alla domanda “tutta questa guerra ha contribuito alla emancipazione, alla creazione di pari opportunità, alla “liberazione” delle donne?” fuoriesce impietosa da questo libro.
8) Fuori piove sangue, di Svart Jugend – Svart Jugend è una satira sanguinolenta dell’odierno Occidente, una discesa negli inferi della periferia di Roma Est tra alcolismo, miseria e depressione, dove la rivolta sociale assume le tinte dell’horror e l’horror quelle della disperazione. Capolinea dell’estremo e dell’underground prima della grande rivoluzione del politicamente corretto, Svart Jugend procede tra battute e offese gratuite, in un abisso nerissimo ma illuminato, a tratti, da gelidi bagliori di lucida consapevolezza. Perché, seppur ci racconti un mondo dissacrante e ostile, ci sta dicendo qualcosa che abbiamo dimenticato. Come se fosse un lontano ricordo che abbiamo perso attraverso il tempo a causa di tutte le menzogne del politicamente corretto, delle regole, del giusto e dello sbagliato che ci hanno soffocato. Ci sta raccontando la verità. Una verità che è talmente dissonante da sembrarci inverosimile, fantasiosa e irreale, ma che è la nostra e che amiamo. E allora non possiamo far altro che leggerla e riconoscerci in ogni parola. E al massimo berci su. Con una Peroni, ovviamente.
9) Io sono Matteo Salvini. Intervista allo specchio, di Chiara Giannini – Cento domande all’uomo più discusso d’Europa. Perché l’Italia non è la Polonia, l’Ungheria o la Repubblica Ceca. L’Italia è uno dei paesi fondatori della Unione Europea e il suo terzo contribuente. Cento risposte per raccontare quanto di sé stesso informa la propria azione di governo. Cento risposte a chi lo ama, a chi lo critica, a chi ripone fiducia in lui e a chi lo vorrebbe vedere “penzolare a testa in giù”. E poi tante testimonianze; quelle della gente della strada, di chi vive la propria vita e di chi si è trovato a difenderla, dei politici amici e di quelli nemici, degli animatori dei salotti televisivi e della carta stampata. Un confronto a distanza che, ancora una volta, traccia il solco, sempre più invalicabile, tra popolo e classe dirigente.
Cristina Gauri
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