Roma, 17 dic – Ruggero di Un sacco bello, personaggio verdoniano coi capelli lunghi e la fascetta, che se ne sta in piscina con i “figli dell’amore eterno” è indiscutibilmente una proto-sardina. E la sua amica, la sua compagna di bagni in piscina, quella che ha “già sputato in faccia a mi padre, attento fascio”, anche lei è il protagonista della commedia d’oggi di questi attivisti del genere umano che insegnano a giocare a freesbee e si fan chiamare sardine. È una setta, né più né meno come quella degli hippie del film di Verdone, ma anziché rifarsi al “love love love” questi nuovi intonano Bella ciao perché secondo loro è la canzone universale, il filo rosso “che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa”, la colonna sonora del loro marxismo e delle loro marce sull’Italia.
Le sardine in ritiro nel centro sociale okkupato
Allora, le sardine hanno scelto lo “Spin Time labs” per effettuare la prima riunione nazionale. È il famoso centro sociale a cui, nel maggio scorso, venne tolta la corrente perché c’era una bolletta di 300 mila euro che nessuno pagava, e che nessuno pagò, epperò l’elemosiniere pontificio intervenne, scese all’inferno ed effettuò il ripristino della fornitura di corrente. Questo centro sociale, tanto per rimanere in tema di supercazzole, viene definito “bene comune, cantiere di rigenerazione urbana, centro culturale polifunzionale”, sebbene sia stato poi chiarito che lì vengono organizzate, feste, serate, grandi bevute il tutto senza uno straccio di permesso e con una massiccia evasione fiscale.
Proprio perché si tratta dei nuovi rottami degli anni di piombo, generazione di sfaccendati che colpisce orizzontalmente la classe degli indignados da tastiera, allora tutto è permesso e qualsiasi idiozia essi partoriscano si ammanta dell’aura dell’impegno civile, dei diritti sociali, del nuovo populismo leninista dei nostalgici della chiave inglese. Il messaggio è chiaro: le sardine si sono riunite in un luogo che vive di illegalità ma che, al contempo, non si fa carico delle proprie responsabilità perché tenuto sul palmo della mano della sinistra al caviale, sbronza d’autostima, che ieri ed oggi si attovaglia nei salotti comodi facendo l’occhiolino a chi fa il lavoro sporco. Deve essere stata la puzza di impunità ad aver attratto i pescetti, perché anche loro pretendono di entrare a gamba tesa nel dibattito senza però dover rispondere delle elementari idiozie che propagandano. È il comportamento di tanti bambini viziati, degli eterni giovani, fumosi paraculo, che fanno casino senza però presentarsi a rapporto dal preside: che orrore la autorità, puzza di fascismo.
Come scolaretti
Sembravano scolaretti scemi anche perché, durante questa prima grande colorata immensa sorridente riunione, si erano suddividisi in gruppi, ognuno col proprio foglio e la propria matita, in cerchio a condividere i propri pensieri sul mondo, le proprie illusioni, i propri sogni, il gretinismo, un po’ di decrescita, un po’ di freesbee, madre terra con cui parlare e nonna albero cui chiedere consigli. E col prode Santori che girava di gruppo in gruppo per seguire l’eruzione delle idee, del confronto pacifico, della convivenza di quelle intelligenze sopraffine, armato di fascetta in testa come Ruggero. Dai, ma pensate a cosa avranno elaborato durante il pomeriggio trascorso nel cantiere della rigenerazione umana le cui bollette alla fine pagheremo noi. L’antirazzismo, l’antisessismo, l’antifascismo, forse anche l’antispecismo (perché il “volemose bene” deve valere anche per gli animali).
Il politico che deve far politica nelle sedi istituzionali (la loro è la stanzetta dove hanno il computer), che non deve odiare, che deve amare, e i media che devono raccontare la verità soltanto la verità e nient’altro che la verità, e ce lo dicono con quel cipiglio alla Michela Murgia ossia a intellettuale che “non intelletta un cazzo” ma che si preoccupa seriamente e costantemente della deriva pericolosa intrapresa. Sorridendo sempre e comunque, anche se Salvini è bene che vada a farsi fottere e chi lo vota gli fa pena.
Lorenzo Zuppini
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