Roma, 26 dic – L’anno che sta per concludersi è stato decisamente denso di avvenimenti e mutamenti internazionali che si sono riflessi nelle decisioni strategiche e politiche di molte Nazioni che spesso hanno attuato una vera e propria rivoluzione nel campo delle proprie direttive e finalità geopolitiche.
Siria, Ucraina e Libia sono state le parole chiave di quest’anno, così spesso sentite nei grandi organi di stampa, ma anche Mar Cinese Meridionale, Yemen e Corea meriterebbero più attenzione da parte dei mass media, stante il fatto che sono teatri affatto secondari per le varie potenze regionali e mondiali.
L’Italia, nonostante spesso e volentieri abbia avuto un ruolo secondario se non addirittura sia stata estromessa da certe decisioni di carattere internazionale, ha comunque visto, nel suo piccolo, una rivoluzione nelle sue, esigue, Forze Armate.
La chiave di lettura principale è rappresentata dall’uscita del Libro Bianco della Difesa, un documento di validità pluriennale che pone gli obiettivi di medio/lungo termine e le strategie per raggiungerli, redatto a giugno di quest’anno e invocato a gran voce da tempo.
Il piano programmatico della Difesa italiana sposta finalmente l’accento sulla centralità del Mediterraneo e delle aree attigue, viste come fondamentali per la sicurezza e soprattutto per la prosperità del nostro Paese.
Oltre a questo vengono stabilite alcune linee guida per le FFAA; una su tutte, purtroppo, è stata il taglio degli effettivi, ma che vedrà nel contempo un riassetto delle ripartizioni degli esigui fondi con una maggior razionalizzazione tra le 3 voci fondamentali: personale, mantenimento, innovazione.
Innovazione che viaggia globalmente sempre più verso una digitalizzazione e automazione spinta che l’EI sta affrontando con un lavoro a stretto contatto con l’industria privata (come è stato per il VLTM “Lince”) non solo per quanto riguarda la produzione ma anche per il mantenimento dei vari sistemi (studio “Prospecta”).
Ad anno concluso il Primato Nazionale intende fare brevemente il punto della situazione delle nostre Forze Armate andando ad analizzarle singolarmente.
Esercito
Forse l’Arma che più verrà trasformata e ridimensionata anche grazie alla nascita delle Brigate di Manovra Pluriarma, che permetteranno una vera e propria rivoluzione del concetto stesso della mobilità e delle capacità operative dell’EI. Parallelamente alcuni passi avanti, pochi per la verità, sono stati fatti anche nel progetto “Soldato futuro” che prevede tutta una serie di equipaggiamenti digitali da “innestare” su di una nuova intelaiatura di base per il fante chiamata SIC (Sistema Individuale di Combattimento). Questa, comune a tutti i soldati, sarà composta dal fucile Beretta ARX-160, dal vestiario con le varie combinazioni, da una tuta ignifuga, da una combinazione NBC e da un elmetto con altre varie protezioni (giubbotto antiproiettile); su di essa potranno innestarsi diversi equipaggiamenti quali sistemi di puntamento avanzati, micro UAV, micro UGV.
Nel campo dei corazzati è stato approvato dal Parlamento l’atto numero 126 che ha dato l’avvio alla seconda fase del programma di acquisizione del VBM (Veicolo Blindato Medio) “Freccia” : un programma della durata di 11 anni e dal valore di 2,6 miliardi di euro, appunto nel quadro della riforma dell’organizzazione delle Brigate dell’EI. Inoltre si sta procedendo anche col il progetto “Centauro 2” per sostituire i vecchi blindati cacciacarri “Centauro” in forza ai reparti di cavalleria dell’Esercito: il prototipo è pronto ed il veicolo è stato già presentato alle autorità militari pertanto se l’iter dei finanziamenti non subirà intoppi (cosa che succede spesso) si prevede che si giungerà ad un contratto di produzione di un primo lotto di 74 esemplari entro un paio d’anni.
Unica nota dolente, oltre l’annosa scarsezza dei finanziamenti che incide sui programmi, è l’assenza di un progetto per un nuovo carro pesante da combattimento (MBT – Main Battle Tank) per sostituire i vecchi “Ariete C1”, il cui progetto risale al 1984, anche in considerazione dell’entrata in servizio del carro russo di ultima generazione T-14 della famiglia “Armata”, ma bisogna ammettere che siamo in buona compagnia dato che in occidente ancora nessuno si è mosso, se escludiamo il Giappone con il Type 10.
Aeronautica
Fondamentalmente buona parte degli stanziamenti per la nostra Forza Aerea sono destinati al programma F-35, il cui primo esemplare italiano ha avuto il battesimo dell’aria a Cameri il 7 settembre scorso. Aereo controverso che ha generato un fiume di polemiche, spesso puramente politiche, sia per gli alti costi di sviluppo, che ha portato all’abbandono del programma da parte del Canada e ad un ridimensionamento del numero di esemplari ordinati dalle varie forze aeree dei Paesi, che per i problemi tecnici da cui sembra essere afflitto: ritardi nelle consegne dei sistemi avionici, problemi alla cellula e test di volo e combattimento spesso deludenti. E’ nostra opinione che quanto più un sistema d’arma sia complesso, tanto maggiori saranno i problemi da affrontare e l’F-35 rappresenta il non plus ultra delle piattaforme di combattimento multiruolo aeree. Bisogna tenere conto, prima di criticare la macchina, che non esiste al mondo qualcosa di simile e nemmeno è in fase di progettazione: un aereo dalle caratteristiche stealth con un simile inviluppo di volo (è in grado di operare a 9G come un F-16, cosa di cui nessun aereo da attacco è capace) e una configurazione sempre “pulita”, ovvero con i carichi bellici tutti portati in stive interne con gli enormi vantaggi in termini di aerodinamica e risposta radar che ne derivano, non trova nulla di paragonabile tra i rivali.
Vogliamo quindi dare fiducia al programma e aspettare le valutazioni operative che si avranno negli anni futuri, considerando che l’aereo potrà affrontare un combattimento aereo con una certa tranquillità grazie a queste caratteristiche. Ovviamente visto che non esiste l’aereo perfetto, ogni progetto, compreso quello dell’F-35, è ottimizzato solo per alcune caratteristiche mai conseguibili al massimo livello tutte insieme: il Typhoon ad esempio dà il meglio di sé nel combattimento supersonico ad alta quota, per il quale è nato, mentre l’F-35 è nato per essere altro: combatterà in un modo del tutto rivoluzionario grazie alle sue proprietà e sarà quindi in grado di abbattere un velivolo avversario prima ancora che questo possa arrivare al punto di ingaggio del “dog fight”.
Il resto della linea vede ancora in servizio velivoli in rapida obsolescenza come il Tornado e l’AMX ma che grazie alle loro caratteristiche (nate durante la Guerra Fredda è bene ricordarlo) possono ancora dare il loro contributo in teatri di guerra “asimmetrica” come sempre più accade a livello internazionale (vedi Afghanistan o Libia).
Marina
Abbiamo già analizzato il pericolo rappresentato dall’anzianità delle unità in servizio e di come si sia corso il rischio di vedere la nostra Flotta dimezzata. Una prima pezza è stata messa dalla recente Legge Navale che ha visto la progettazione di una nuova unità di assalto anfibio, un rifornitore di squadra e 7 pattugliatori d’altura polivalenti (PPA); tuttavia coi fondi stanziati dalla legge non è al momento possibile l’acquisizione per altri 3 PPA previsti in opzione. Queste unità, il cui ingresso in servizio è previsto entro il 2025, unite alle nuove fregate tipo FREMM e ai due nuovi cacciatorpediniere classe Orizzonte entrati in servizio nel 2007 e 2010 che sono andati ad affiancare i due classe Durand de la Penne del 1993, rappresenteranno la componente di superficie della Marina del futuro. La componente subacquea è invece offerta dai due nuovi tipo U-212 classe “Todaro”, di cui ne è prevista l’opzione per altre due unità, che insieme ai vecchi classe “Sauro” portano a 6 il numero dei sommergibili della nostra Flotta.
Permangono alcuni punti critici che non sono stati presi in esame dalla Legge Navale, che definiamo per questo una “leggina” se comparata a quella del 1975. Uno di essi è la non prevista sostituzione delle corvette, che in questo momento sono presenti in numero di 6 con un’età media di 25 anni. La nuova portaerei “Cavour” resterà a tutti gli effetti un unicum nel novero della nostra flotta dato che, sempre a causa delle ristrettezze economiche esacerbate dalla crisi, non si prevede affatto la costruzione di una unità gemella, preferendo il suo affiancamento con la nuova unità da assalto anfibio (LHD); del resto la nostra Marina è sempre stata la “Marina dei prototipi” dati i bilanci molto ristretti che l’Italia ha sempre elargito al comparto Difesa nel corso della sua storia repubblicana.
La componente aerea imbarcata, in attesa dell’ingresso in servizio dell’F-35B (STOVL), è ancora affidata ai vecchi AV-8B Plus di base a Grottaglie in numero di 18 esemplari che si alternano tra la “Cavour” ed il “Garibaldi”, l’incrociatore tuttoponte entrato in servizio nel 1987 che ha subito una profonda ristrutturazione nel 2013 che gli consentirà un prolungamento della vita operativa di altri 7/8 anni, dopodiché, se non saranno previste altre unità di tale tipo, la Marina resterà in servizio solo con la Cavour e la nuova LHD contando che le altre unità da assalto anfibio (San Marco, San Giorgio e San Giusto) sono prossime alla radiazione per raggiunti limiti di anzianità. Questo è forse il vero punto critico per la nostra Marina del futuro, dato che risulta evidente che le due unità non hanno le stesse caratteristiche e le stesse capacità operative; ed in un mondo in cui la proiezione di forza dal mare rappresenta sempre di più il fondamento della capacità militare di una Nazione (e non solo per la salvaguardia dei propri interessi geopolitici), l’Italia rischia di vedere le sue possibilità fortemente limitate in questo senso, con tutte le conseguenze negative che ne derivano. Del resto avere una sola grossa unità è come non averla, o averla part-time, considerando che periodicamente e soprattutto dopo lunghe crociere, questa debba tornare in patria per lavori di manutenzione o solo per il semplice rifornimento e avvicendamento dell’equipaggio.
Paolo Mauri
7 comments
Diciamoci però la verità: un patriota europeo che nel 2015 si interroga sulle soluzioni migliori per le truppe coloniali dello stato-fantoccio che amministra le nostre terre per conto degli occupanti si trova circa nella stessa posizione di un ebreo tedesco che nel 1943 si preoccupasse dell’efficienza della Wehrmacht.
no sig.Stefano Vaj, se smantelliamo del tutto la Difesa, saremo sempre “colonia”, anzi dovremo incrementare le risorse militari, raddoppiando o triplicando la Difesa, per poter in qualsiasi momento rendersi indipendenti, con un amicizia alla pari con USA e Russia.
no sig.Stefano Vaj, se smantelliamo del tutto la Difesa, saremo sempre “colonia”, anzi dovremo incrementare le risorse militari, raddoppiando o triplicando la Difesa, per poter in qualsiasi momento rendersi indipendenti, con un amicizia alla apri con USA e Russia.
Basta vedere il programma militare 2015-2023 della Turchia per capire che l ‘Italia e il nulla purtroppo ed è ancora soggetta alla resa incondizionata e serviamo solo come lago Angloamericano , come del resto Churchill pensava mi ripeto il mediterraneo lo considerava solo un lago inglese
Un paese che non batte moneta nazionale ed un esercito mediamente armato non è una nazione ma una colonia
articolo interessante…ma sono curioso di vedere il programma militare della Turchia 2015/2023…il Sig. Massimo mi può aiutare?
Secondo me Italia deve costruire una portaaeri come Inghilterra o la Francia no giocattoli come la Cavour i soldi sono dello stato e quindi fate lavorare per grandi progetti persone capaci no racomadati
Sig. Domenico , la Gran Bretagna in questo momento non possiede portaerei. L’unica portaerei classica in Europa e’ la C. De Gaulle francese , la quale passa buona parte del tempo ferma in porto per riparazioni. La Cavour non e’ affatto un “giocattolo” , con sopra una quindicina di F35 sara’ un’ottima nave. In attesa di conoscere il “poderoso” programma turco , ricordo che la Marina Militare Italiana e’ al momento fra le prime 7-8 al mondo…