Milano, 16 dic – L’impunità garantita “per Costituzione”. E se qualcuno ha da ridire, si passa alle minacce. Dev’essere comoda la vita da capetto dei collettivi studenteschi di sinistra, così, almeno, par di capire dalle dichiarazioni di uno di loro in seguito ai fatti del liceo Tenca. Facciamo un passo indietro. Tutto nasce davanti al liceo statale milanese, dove dei militanti del Blocco Studentesco hanno affisso uno striscione contro la riforma della scuola. Roba che, a parole, non dovrebbe andar giù neanche ai collettivi, ma quando si materializzano i fascisti ogni altro imperativo politico passa in secondo piano. E così ne nasce un’aggressione agli studenti che avevano avuto il torto di fare politica nel territorio “sbagliato” o ritenuto tale dagli autonominati ras della scuola. Ma il bello viene dopo. Su radio Onda d’urto è infatti scaricabile l’intervista a Giorgio, un ragazzo che si qualifica come «rappresentante d’istituto del Tenca». Il tizio spiega come, dopo gli scontri, i rappresentanti dei collettivi siano andati dal preside per chiedere «una circolare in cui si condannassero questi atti di fascismo». Ricevendo questa risposta: «Ci ha definiti squadristi e ha detto che noi limitiamo la libertà di pensiero e di parola». La reazione di Giorgio e compari è da manuale del camorrismo politico: «È partito un corteo di 100 150 persone terminato davanti alla presidenza». Qui è stata ribadita la richiesta della circolare antifascista. «La risposta all’inizio è stata negativa, ma dopo minacce di occupazione e di chiamare i giornalisti il nostro preside ha deciso di pubblicare questa circolare».
Ecco, così si fa: se il preside non sta sotto schiaffo dei collettivi, si minaccia. E magari si chiama il papà giornalista, Repubblica sarà sempre disposta a fare un pezzo su quel preside fascista. Che poi tanto fascista non deve esserlo, visto che chiama gli estremisti di sinistra “squadristi” e poi cede al loro ricatto. Quando invece qualcuno non cede, si urla all’aggressione.
Roberto Derta