Roma, 22 mag – Si prospetta un’estate gelida per i lavoratori del nostro comparto del turismo, illusi dagli annunci roboanti sulle presunte riaperture decise dal governo. Analizzando nel merito la scaletta con cui l’esecutivo intende stabilire il nostro ritorno alla “vita normale” appare chiara l’impossibilità di gioire. Interi settori, fondamentali soprattutto perché creatori di posti di lavoro stagionali, sono stati totalmente dimenticati. Ad esempio, per le discoteche non vi è ad oggi alcuna data certa per la ripresa dell’attività lavorativa. Né sono state ipotizzate neanche delle linee guida per permetterne sicure riaperture.
Perché con le (mezze) riaperture il turismo soffrirà ancora
Riteniamo utile analizzare specificamente le motivazioni che renderanno improbabile l’arrivo dei turisti in Italia nei mesi estivi. Stando a quanto annunciato dal premier Draghi, il coprifuoco scomparirà solo a fine giugno (forse). Pertanto, non possiamo ritenere questa decisione una gentile concessione, dato che la libertà dei cittadini non può essere derogabile per decreto. Inoltre, il mantenimento per ancora un mese di questa restrizione porterà i migliaia di turisti esteri che visitano l’Italia d’estate a declinare la propria scelta su altre mete. La prenotazione di un viaggio avviene infatti quasi sempre con mesi di anticipo ed urge della certezza di non imbattersi in complicazioni.
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Con le decisioni ed il clima confusionario creato dall’esecutivo è difficile immaginare che qualcuno vorrà rischiare per visitare l’Italia. Ad esempio, Paesi come la Gran Bretagna hanno deciso di mantenere ancora il blocco dei voli verso la nostra nazione, data la poca fiducia che l’Italia trasmette con la propria comunicazione sull’emergenza pandemica. Tuttavia, è comprensibile che una maggioranza così variegata ed opposta sulle decisioni politiche da esercitare incontri delle problematiche consistenti. Ne sono dimostrazione calzante le continue diatribe tra la Lega (portatrice di condivisibili posizioni aperturiste) e l’ala chiusurista di Leu e Pd. Un segnale evidente dell’impossibilità di governare l’Italia in tale periodo storico senza la certezza di possedere una linea comune e condivisa all’interno del governo e del Parlamento.
Tommaso Alessandro De Filippo
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