Roma, 23 gen – Karl Marx sosteneva che il capitalismo, creando i proletari, costruiva da sé le armi che ne avrebbero decretato la fine. Per i pronipoti snaturati di Marx vale un po’ la stessa cosa: sposando in modo del tutto fanatico e immotivato l’utopia immigrazionista, costoro stanno semplicemente creando le condizioni per un’entropia socio-culturale di cui loro stessi saranno le prime vittime.
Malgrado una persistente propaganda sull’immigrato come umiliato e offeso, vittima da tutelare e coccolare, la realtà antropologica della società multirazziale presenta infatti durezze crescenti che finiscono per smentire costantemente l’angelismo degli autoctoni che l’immigrazione la favoriscono giorno dopo giorno con argomenti da cartone animato.
Nel 2005, per esempio, diversi giovani delle banlieue francesi crearono disordini nel corso di alcune manifestazioni studentesche di sinistra. Alcuni manifestanti furono picchiati e derubati dai loro coetanei. La coloritura “sociale” e “antirazzista” del corteo non fermò i teppisti, interessati solo a fare incetta di telefonini rubati, sfasciare vetrine e picchiare bianchi qualsiasi.
Il meccanismo è ovvio: tutte le culture, le religioni, i modi di vita extra-occidentali sono sistematicamente più vitali, energiche e virili del nostro way of life decadente basato sulla “accoglienza”. È il caso non tanto dell’islam, dell’induismo o delle altre religioni e culture di cui gli immigrati si fanno in molti casi portatori, quanto soprattutto di approccio all’esistenza generale. Per non parlare di quando l’immigrazione si presenta semplicemente come truppa d’occupazione criminale. Il caso del quartiere di San Lorenzo, a Roma, è a tal riguardo eloquente.
I fatti sono noti: venerdì scorso un gruppo di nordafricani ha assaltato il centro sociale al 32 di via dei Volsci, edificio un tempo sede di Autonomia Operaia. L’intervento dei carabinieri ha impedito gravi conseguenze per gli occupanti, considerato che gli aggressori, presumibilmente magrebini, erano armati di bottiglie, coltelli, spranghe e pietre. Poche ore dopo si è registrata una rissa in piazza Immacolata, con un bilancio finale di due italiani e un magrebino feriti. Infine l’ultimo episodio, risalente alla notte successiva, quando un nutrito gruppo di ragazzi incappucciati ha aggredito due nordafricani, mandandoli in ospedale con contusione e ferite da taglio provocate da bottigliate sul viso. Un’azione premeditata e organizzata che ha tutti i connotati di una spedizione punitiva per pareggiare i conti dopo l’assalto al centro sociale.
Ora che l’utopia meticcia e progressista va in crisi, presa a calci in culo dagli stessi ingredienti con cui si voleva infarcire il gioioso meltin pot, la sinistra locale, sconvolta, si interroga. “Da ragazzo – ha raccontato all’Huffington Post Rino Fabiano, 43 anni, è una delle anime del 32 – vivevo in strada eppure ora devo accompagnare mia figlia sedicenne in palestra perché ha paura. Ogni giorno si susseguono decine di scippi, furti e borseggi, molestie sessuali, spaccio di marijuana e droghe pesanti. A dicembre hanno accoltellato il gestore di un negozio di animali, poi hanno sbattuto una ragazza a terra per sottrarle il cellulare. Le persone hanno paura a uscire di casa dopo il tramonto e la polizia cosa fa? Invece di arrivare nelle ore notturne si presenta la mattina oppure soltanto dopo il fattaccio”.
La sinistra antagonista costretta a implorare l’intervento della polizia contro i fratelli migranti. Stupendo. Ma non è l’unica chicca. A parlare c’è anche Polg degli Assalti Frontali, band storica dell’ambiente antifà romano. “Lo scontro – spiega – è fortissimo. I ragazzi bengalesi, nordafricani e africani vedono negli studenti italiani che affollano San Lorenzo una macchina per fare soldi e usano l’aggressività per ottenere guadagni. Le ragazze di sinistra guardano con estrema diffidenza lo straniero perché costantemente vittime di molestie sessuali. Hanno capito che questi ragazzi, che prima accoglievano con un sorriso perché provenienti da luoghi lontani e trattati in malo modo dalle istituzioni, conservano uno sguardo maschilista”.
Se il degrado di San Lorenzo non fosse l’immagine del futuro prossimo venturo del resto della società verrebbe quasi da divertirsi a osservarli mentre, travolti dalla massa gelatinosa delle proprie ossessioni fattesi realtà, si chiedono sgomenti: come mai? Come mai? Come mai?
Giuliano Lebelli
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