Piacenza, 15 set – La scure dei tagli al bilancio della Difesa si è abbattuta ancora una volta sull’Aeronautica Militare: nella giornata di ieri, infatti, si è tenuta la cerimonia di chiusura del 50° Stormo di base a Piacenza-S.Damiano. Una storia lunga e gloriosa quella del 50°, che cominciò nel 1936 sull’aeroporto di Ciampino Sud e che nel corso degli anni successivi seguì la storia d’Italia e in particolare gli eventi bellici, che lo portarono a ridispiegarsi in Libia a Berka, nei pressi di Bengasi. Qui durante la Campagna d’Africa i due gruppi facenti parte dello Stormo si distinsero in azioni di protezione e vigilanza, ma soprattutto contro le divisioni corazzate inglesi contribuendo così alla vittoria dell’offensiva che portò a conquistare Sidi el-Barrani. Tanto valore fu riconosciuto il 1 dicembre 1940 quando allo Stormo venne consegnata la Medaglia d’Argento al Valor Militare che da allora adorna la sua bandiera di guerra. Dopo più di venti anni dalla fine del conflitto lo Stormo viene ricostituito a S.Damiano con alle sue dipendenze il 155° Gruppo Cacciabombardieri sui Republic F-84F “Thunderstreak”: erano da poco finiti gli anni delle aerobrigate, delle pattuglie acrobatiche (Getti Tonanti e Diavoli Rossi ad es.) e della massima vitalità dell’AM, complice anche il clima teso della Guerra Fredda. Da lì a poco (1973) arriverà l’F-104 “Starfighter”, lo “Spillone” che per tanto tempo è stato la spina dorsale della nostra Aeronautica, infine, dopo un altro trasferimento (Treviso-Istrana), il 1 novembre 1988 lo Stormo ritorna a S.Damiano per restarci, e nel 1990 arrivano anche i “Tornado”, che sono rimasti in forza al 155° Gruppo sino ad oggi.
Una bandiera di guerra gloriosa, anche in considerazione delle svariate missioni effettuate dal Gruppo negli anni recenti: dall’impiego in Iraq nel 1991 (Bellini e Cocciolone appartenevano alle “Pantere” del 155°) sino alle recenti missioni in Libia nel 2011. E’ stato quindi con particolare emozione e con un velo di rammarico che il Col. Vincenzo Ruggiero, comandante uscente, ha avvolto la bandiera dello Stormo durante la cerimonia tenutasi nella base di S.Damiano. Davanti alle autorità civili e militari (erano presenti in particolare il CSM Aeronautica Gen. Vecciarelli, il Comandate di Squadra Aerea Gen. Girardi) il Colonnello ha poi tenuto un discorso dove ha ricordato la storia dello Stormo e lo stretto rapporto di vicinanza che ha avuto con la popolazione locale, sottolineando nel contempo come la razionalizzazione degli organici vada a riconfigurare i compiti in seno al 6° Stormo di Ghedi (Bs), dove il 155° Gruppo troverà la sua nuova casa. Dopo il discorso del comandante subentrante, il Col. Umberto Cappuccio, che ha riconfermato il massimo impegno in questo nuovo ridimensionamento della base (diventerà un “comando aeroporto” senza più gruppi operativi e con attività di volo minima) e l’augurio che tutto il personale dimostri ancora una volta l’alta efficienza ed impegno che lo hanno sempre caratterizzato, è toccato al Capo di Stato Maggiore prendere la parola: il Gen. Vecciarelli, dopo i ringraziamenti di rito, ha tenuto a precisare come questo particolare momento storico non sia affatto dei più felici, pertanto le Forze Armate risentono di questa situazione in cui le risorse adibite alla Difesa sono sempre meno. Tagli al bilancio che giungono in un contesto internazionale non propriamente tranquillo, come lo stesso Generale ha tenuto a sottolineare quando ha parlato di nuovi tipi di minacce (ed anche vecchie n.d.r.) sempre più agguerrite: un vero e proprio “momento ingrato” questo per l’Aeronautica e le Forze Armate, strangolate, aggiungiamo noi, dalla ristrettezza di bilancio e costrette allo stesso tempo a far fronte ai numerosi (forse troppi date le esigue risorse) impegni internazionali.
Al termine della cerimonia c’è stato spazio per un incontro coi comandati che si sono avvicendati, ed in particolare il Col. Ruggiero, che si trasferirà a Ghedi col 155°, ha affermato che nonostante fosse una giornata atipica rientra comunque in un processo di riorganizzazione dell’AM fatto con consapevolezza, sebbene personalmente abbia sentito il peso, dato dall’emozione, dell’aver ammainato, ma sarebbe meglio dire avvolto, la bandiera di guerra dello Stormo. Riferisce poi personalmente al nostro inviato che la scelta di Ghedi come sede del Gruppo è stata dettata da esigenze di accentramento, trovandosi lì circa i 2/3 della flotta di Tornado italiani e che questo permetterà un’ottimizzazione delle gestione dei reparti di volo e di migliorare la manutenzione dei velivoli del Gruppo, che ha raggiunto tutti gli obiettivi addestrativi e operativi nel corso della sua permanenza al 50° Stormo e pertanto sarà un valore aggiunto per il 6° Stormo di Ghedi.
La chiusura di una base, soprattutto di uno Stormo storico come il 50°, è sempre un momento triste: non solo perché se ne va un pezzo di storia d’Italia, ma anche perché è la testimonianza di quel “momento ingrato” citato dal CSM Generale Vecciarelli. Le “Pantere” hanno decollato per l’ultima volta dall’aeroporto di S.Damiano ma restano degli interrogativi: dove si abbatterà la prossima scure dei tagli? Il 155°, ed altri gruppi, riusciranno ad accumulare le ore di volo sufficienti per mantenere l’operatività in ambito Nato? Riusciremo a mantenere i velivoli in linea di volo a fronte dei numerosi impegni prossimi venturi? Per quanto ancora la politica italiana resterà sorda ai richiami che ci vengono dai nostri partner europei per aumentare le spese per la Difesa? Chi scrive ritiene che si stia andando “a tutta manetta” verso un futuro in cui un conflitto aperto e su vasta scala rappresenterà un’eventualità tutt’altro che remota, pertanto è imperativo che la politica di questa Nazione risponda a certe domande facendo un cambio di rotta di 180° rispetto alla situazione attuale.
Paolo Mauri
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