Bologna, 29 gen – I Carabinieri hanno condotto, coordinati dalla procura distrettuale antimafia di Bologna, una maxi operazione contro la ‘Ndrangheta e le sue ramificazioni nel nord Italia. L’inchiesta è stata denominata “Aemilia”, ma si estende anche ad altre regioni come Lombardia, Veneto, Piemonte, Calabria e Sicilia.
Con la collaborazione anche delle procure di Catanzaro e Brescia, sono state emesse 117 ordinanze di custodia cautelare in carcere per una serie di reati: dall’estorsione all’usura, dalla detenzione illegale di armi al riciclaggio di denaro. Con l’aggravante che i reati commessi, secondo gli inquirenti, avrebbero favorito l’attività di associazione mafiosa. Al centro e perno dell’inchiesta è la cosca dei Grande Aracri, originaria di Catanzaro ma da tempo radicata nella provincia di Reggio Emilia e zone limitrofe. Un radicamento così profondo da investire più livelli del tessuto socio-economico. Fra gli arrestati, infatti, oltre ad alcuni imprenditori, figura anche il consigliere comunale del capoluogo Giuseppe Pagliani (Forza Italia) e un giornalista della televisione locale TeleReggio. In manette è finito anche Giuseppe Iaquinta, padre di Vincenzo, calciatore campione del mondo con la maglia della nazionale nel 2006.
La capacità di penetrazione territoriale è evidente anche a scorrere l’elenco degli oltre 200 indagati. Fra questi troviamo ispettori di polizia e carabinieri in congedo, l’ex autista del questore di Reggio e il sindaco di Mantova, anch’egli forzista, Nicola Sodano. Sempre all’interno del novero degli indagati rientrano anche due imprenditori, Gaetano Blasco e Antonio Valerio, che, in un dialogo intercettato, a poche ore dal terremoto che nel 2012 ha colpito l’Emilia, mettevano già le mani avanti: “E’ caduto un capannone a Mirandola”, dice il primo. “Valerio ridendo risponde: ‘eh, allora lavoriamo là..’. Blasco: ‘ah sì, cominciamo facciamo il giro…'”. Proprio questo evento è il secondo dei filoni seguiti dalla Procura, che ha acceso nel tempo più di qualche faro: molti indagati sono infatti della zona che va da Finale Emilia a San Felice sul Panaro, la più colpita dal sisma. Grazie anche alla complicità dei tecnici comunali locali, imprenditori legati alle ‘ndrine si sarebbero aggiudicati numerosi appalti legati alla ricostruzione.
“Un intervento che non esito a definire storico, senza precedenti. Imponente e decisivo per il contrasto giudiziario alla mafia al nord. Non ricordo a memoria un intervento di questo tipo per il contrasto a un’organizzazione criminale forte e monolitica e profondamente infiltrata”, così ha commentato l’operazione il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
Filippo Burla
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