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Mantova, 19 dic – C’è del marcio a Mantova? Il dubbio sorge seguendo gli avvenimenti delle ultime settimane dove sulle rive dei laghi si sta consumando una “Dallas” lambrusca che sta turbando il sonno a molti. Una telenovelas che non risparmia colpi di scena e vede come protagonisti il sindaco, Mattia Palazzi, Elena Buzzago e altri attori apparentemente di secondo piano.
La Trama. Il primo cittadino di Mantova era stato indagato per tentata concussione continuata, in cambio di favori sessuali nei confronti di una rappresentante di un’associazione culturale. A far scoppiare la bomba erano stati alcuni messaggi whatsapp tra il sindaco e la bella vicepresidente di un’associazione, Elisa Nizzoli, arrivati per sbaglio a persone che li avevano portati direttamente in Procura. Dopo due mesi di indagini gli inquirenti avevano districato la matassa chiarendo la bollente vicissitudine dove si decretava: che il primo cittadino non aveva chiesto favori sessuali, che qualche battuta “grassa” era effettivamente sfuggita di mano, che i messaggi incriminati erano stati modificati dalla donna per un gioco vanitoso con le amiche. Chiusa la prima fase si erano aperti due filoni d’indagine: una per peculato l’altra relativa ad una denuncia di molestie presentata da Lorena Buzzago.
Lorena Buzzago entra in scena come comparsa ma diventa la protagonista. E’ un’avvenente e decisa 49enne dipendente comunale: fa la maestra in una scuola dell’infanzia, abile organizzatrice di eventi promossi dall’ente e titolare di un’associazione che coinvolge oltre 600 persone. Durante la prima fase viene ascoltata e interrogata come persona informata sui fatti perché conosce sia Elisa Nizzoli sia Mattia Palazzi con cui collabora nell’organizzazione di manifestazioni promosse dal Comune. Fornisce agli inquirenti dichiarazioni e testimonianze che vengono messe agli atti. Dopo l’archiviazione del caso da parte della Procura il fascicolo che ne frattempo è diventato pubblico viene dato a terzi. Le cronache contenute nel dossier vengono pubblicate sui giornali nazionali, la vita della Buzzago messa in piazza e si scopre che il sindaco l’avrebbe molestata.
La notizia scuote la città: Lorena Buzzago presenta una denuncia nei confronti di Mattia Palazzi il quale prima l’accusa di venire diffamato poi la fa sospendere dal lavoro per sei mesi ed infine la fa licenziare.
Dalle sue pagine facebook con oltre 26mila visualizzazioni la donna incalza Palazzi e gli altri attori di secondo piano che si muovono sullo sfondo. Parla di molestie, flussi di denaro, legami particolari con associazioni, appalti da verificare, società e castelletti. Tutto quel che la stampa locale avrebbe racconta su di lei sarebbe stato stravolto allo scopo di calunniarla, aveva raccontato dalle sue pagine social prima che venissero chiuse dalla magistratura su richiesta del sindaco e di un consigliere, Pierluigi Baschieri. Convocata successivamente in questura viene ammonita. L’ultimo atto si consuma il 15 dicembre con gli uomini della Digos che si presentano alla sua casa per notificarle l’accusa di stalking e gli arresti domiciliari.
Lei però non è presente: è sparita dalla sera precedente insieme al suo diario. E’ proprio quello che gli agenti cercano in tutto l’alloggio che viene ispezionato alla ricerca del documento dove sono annotati i fatti accaduti e molto altro. Come mai tanta attenzione per un manoscritto? La vicenda si tinge di giallo: non è un caso che recentemente sui fatti di Mantova si sia interessato un sottosegretario alla giustizia passato senza grandi fanfare in città. L’ultimo (al momento) colpo di scena si consuma martedì mattina: l’ex maestra ricompare e insieme al suo avvocato si presentano dal giudice per un colloquio di due ore. Alla prossima puntata.
La Trama. Il primo cittadino di Mantova era stato indagato per tentata concussione continuata, in cambio di favori sessuali nei confronti di una rappresentante di un’associazione culturale. A far scoppiare la bomba erano stati alcuni messaggi whatsapp tra il sindaco e la bella vicepresidente di un’associazione, Elisa Nizzoli, arrivati per sbaglio a persone che li avevano portati direttamente in Procura. Dopo due mesi di indagini gli inquirenti avevano districato la matassa chiarendo la bollente vicissitudine dove si decretava: che il primo cittadino non aveva chiesto favori sessuali, che qualche battuta “grassa” era effettivamente sfuggita di mano, che i messaggi incriminati erano stati modificati dalla donna per un gioco vanitoso con le amiche. Chiusa la prima fase si erano aperti due filoni d’indagine: una per peculato l’altra relativa ad una denuncia di molestie presentata da Lorena Buzzago.
Lorena Buzzago entra in scena come comparsa ma diventa la protagonista. E’ un’avvenente e decisa 49enne dipendente comunale: fa la maestra in una scuola dell’infanzia, abile organizzatrice di eventi promossi dall’ente e titolare di un’associazione che coinvolge oltre 600 persone. Durante la prima fase viene ascoltata e interrogata come persona informata sui fatti perché conosce sia Elisa Nizzoli sia Mattia Palazzi con cui collabora nell’organizzazione di manifestazioni promosse dal Comune. Fornisce agli inquirenti dichiarazioni e testimonianze che vengono messe agli atti. Dopo l’archiviazione del caso da parte della Procura il fascicolo che ne frattempo è diventato pubblico viene dato a terzi. Le cronache contenute nel dossier vengono pubblicate sui giornali nazionali, la vita della Buzzago messa in piazza e si scopre che il sindaco l’avrebbe molestata.
La notizia scuote la città: Lorena Buzzago presenta una denuncia nei confronti di Mattia Palazzi il quale prima l’accusa di venire diffamato poi la fa sospendere dal lavoro per sei mesi ed infine la fa licenziare.
Dalle sue pagine facebook con oltre 26mila visualizzazioni la donna incalza Palazzi e gli altri attori di secondo piano che si muovono sullo sfondo. Parla di molestie, flussi di denaro, legami particolari con associazioni, appalti da verificare, società e castelletti. Tutto quel che la stampa locale avrebbe racconta su di lei sarebbe stato stravolto allo scopo di calunniarla, aveva raccontato dalle sue pagine social prima che venissero chiuse dalla magistratura su richiesta del sindaco e di un consigliere, Pierluigi Baschieri. Convocata successivamente in questura viene ammonita. L’ultimo atto si consuma il 15 dicembre con gli uomini della Digos che si presentano alla sua casa per notificarle l’accusa di stalking e gli arresti domiciliari.
Lei però non è presente: è sparita dalla sera precedente insieme al suo diario. E’ proprio quello che gli agenti cercano in tutto l’alloggio che viene ispezionato alla ricerca del documento dove sono annotati i fatti accaduti e molto altro. Come mai tanta attenzione per un manoscritto? La vicenda si tinge di giallo: non è un caso che recentemente sui fatti di Mantova si sia interessato un sottosegretario alla giustizia passato senza grandi fanfare in città. L’ultimo (al momento) colpo di scena si consuma martedì mattina: l’ex maestra ricompare e insieme al suo avvocato si presentano dal giudice per un colloquio di due ore. Alla prossima puntata.
1 commento
Storia ridicola ed indegna, non si capisce e comprende dove stia la verità, in ogni caso un quadretto immondo ed irritante……… Partendo dal presupposto che nel mantovano,modenese e bolognese nel dopoguerra i presunti liberatori , in realtà delinquenti ed assassini , hanno vigliaccamente ripulito ,a colpi di mitra,tutte i potenziali avversari politici,non si comprende come il laborioso popolo mantovano abbia votato l’ennesimo piddino al potere………purtroppo anche in questi luoghi la fecciaglia parassita comunistoide ha il sopravvento……… che schifo.