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Mafia nigeriana, blitz a Palermo: ragazza fatta prostituire e sottoposta a voodoo

by Cristina Gauri
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Palermo, 18 gen — Blitz contro la mafia nigeriana a Palermo: si sono aperte le porte del carcere per 4 immigrati appartenenti all’associazione mafiosa Black Axe, accusati di tratta, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione aggravata dal metodo mafioso.

Mafia nigeriana a Palermo, in manette 4 immigrati

La retata, nata dalle indagini condotte dalla Squadra mobile di Palermo — Sezione Criminalità straniera e prostituzione — coordinata dalla Dda, è stata resa possibile dalla denuncia di una ragazza nigeriana caduta vittima dell’organizzazione. Secondo quanto riportato da AdnKronos la giovane è arrivata a denunciare i propri connazionali grazie all’aiuto di un pastore pentecostale, anch’egli nigeriano, a cui aveva chiesto aiuto per uscire dalla situazione di sfruttamento e violenza.

C’è anche un rito voodoo

Agghiacciante il racconto della vittima, la quale ha riferito di avere subito violenze dalla Black Axe, classificata come organizzazione «cultista», che l’aveva prima fatta entrare illegalmente in Italia e poi l’aveva instradata alla prostituzione. Dal racconto è emerso che prima dell’ingresso entro i confini nazionali la giovane vittima era stata segregata nel proprio Paese d’origine da alcuni connazionali appartenenti alla mafia nigeriana. La ragazza era stata poi liberata dietro l’obbligo di recarsi in Italia come prostituta-schiava della Black Axe. Era stata coì sottoposta a un rito voodoo nel corso del quale aveva siglato l’impegno a restituire 15mila euro, somma necessaria per entrare in Italia in maniera irregolare e che lei avrebbe dovuto rimborsare all’organizzazione.

Leggi anche: Mafia nigeriana: violenza e magia dall’Africa nera ai nostri quartieri

Giunta a Palermo, sotto la minaccia di morte e violenze, era stata costretta a prostituirsi e il denaro guadagnato le veniva sottratto per la restituzione del debito. «La donna è riuscita a sottrarsi ai suoi aguzzini — spiegano gli investigatori — rivolgendosi al pastore che per la propria ‘opera di aiuto’ ha ricevuto minacce di morte». Come detto, i reati contestati vanno dalla tratta di persone alla riduzione in schiavitù, dal sequestro di persona allo sfruttamento della prostituzione nonché favoreggiamento all’immigrazione clandestina, reati aggravati perché commessi da persone appartenenti alla mafia nigeriana.

Cristina Gauri

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