Roma, 6 ott – Contro l’Isis ci vuole una risposta forte. Ci vuole una guerra. Il Primato Nazionale, fra gli altri, lo dice da sempre, ricevendo in cambio la solita ironia da quattro soldi sul fatto che fare le guerre non si può e che comunque noi non ne siamo capaci.
Poi accade che le guerre finiamo per farle davvero, ma in ritardo, alla chetichella, nel luogo sbagliato e con l’alleato sbagliato.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, infatti, i Tornado italiani che partecipano alla coalizione occidentale contro l’Isis avranno nelle prossime ore l’incarico di svolgere missioni di bombardamento nelle zone dell’Iraq selezionate di comune accordo con il comando americano.
Gli aerei italiani sin qui utilizzati solo per la ricognizione e la “illuminazione” degli obbiettivi, cominceranno anche a bombardare. Si bombarderà in Iraq e non in Siria, perché il governo di Baghdad ce lo ha chiesto mentre quello di Damasco lo ha chiesto solo alla Russia.
Evidentemente i siriani hanno ritenuto di dover risparmiare la fatica, essendo il nostro governo del tutto appiattito sulla linea di condotta dettata da oltre oceano. Staremo a vedere, adesso, se le indiscrezioni saranno confermate e cosa, di preciso, faranno i nostri aerei.
Resta il fatto che questa azione militare arriva tardiva e in totale mancanza di trasparenza, laddove l’Italia avrebbe dovuto muoversi per prima, vista la sua posizione strategica nel Mediterraneo, e soprattutto sullo scacchiere siriano, con un’azione in primis diplomatica, politica e solidale, poi anche a livello militare, ritrovando un asse con le forze intenzionate a combattere i terroristi nella regione, ovvero con la Russia e l’Iran. Invece arriviamo solo ora e a rimorchio degli americani. Come al solito.
Adriano Scianca