Roma, 23 dic – L’Onu mostra ancora una volta la sua completa immobilità politica: come facilmente previsto, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha scelto per il cessate il fuoco a Gaza. Dopo i continui rinvii e ritardi, è stata approvata la seconda risoluzione dall’inizio delle ostilità nel territorio palestinese nella quale vengono richiesti urgenti interventi di aiuto per la popolazione colpita dal conflitto in corso. Misure d’emergenza, quindi, per consentire “un accesso immediato, sicuro e senza ostacoli di aiuti umanitari” nella Striscia. Nessuna menzione per una tregua immediata tra le parti.
Tolta la voce sul “cessate il fuoco” a Gaza
La votazione della risoluzione, prevista per lo scorso giovedì ma saltata all’ultimo istante, ha visto 13 voti a favore e le astensioni di Stati Uniti d’America e Russia. Nel tentativo, forse, di evitare un ennesimo veto da parte degli Stati Uniti, la bozza della risoluzione ha subito limitazioni e ridimensionamenti non indifferenti. Durante la settimana si sono tenuti diversi colloqui diplomatici tra Washington, Egitto ed Emirati Arabi Uniti ma, nonostante ciò, la voce sul “cessate il fuoco immediato” non ha trovato spazio nella stesura ufficiale della risoluzione presentata durante la votazione.
Il massacro continua
Mentre gli uffici diplomatici discutono in maniera sterile, Gaza continua a bruciare. Più di 20mila morti in meno di tre mesi, il massacro del popolo palestinese sembra non trovare pace. L’ennesima frenata delle Nazioni Unite evidenzia l’inutilità di un tale organismo, succube della stretta alleanza Usa-Israele ed incapace di imporsi a livello politico. Le azioni di Tel Aviv stanno provocando imbarazzo a tutto l’asse atlantista ma l’Onu se ne frega, avallando di fatto i soprusi israeliani sulla Palestina.
Andrea Grieco