Roma, 26 apr – Per i «sinceri democratici», ormai è notorio, la libertà di parola può essere molto pericolosa. Sia mai che a qualche plebeo venga in mente di contraddire le «autorità morali» del Verbo politicamente corretto. D’altronde, la ricordiamo tutti Giovanna Botteri scioccata dalla vittoria di Trump alle elezioni presidenziali del 2016. E così, di censura in censura, i paladini della democrazia-che-piace-alla-gente-che-piace pensavano di aver risolto il problema. Ma ora, con l’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk, lo spauracchio è tornato. E in molti stanno cominciando a sudare freddo. A partire dal «sincero democratico» Beppe Severgnini.
Severgnini contro Musk
La vicenda è sì grottesca, ma anche indicativa della realtà distopica in cui ci ritroviamo a vivere. Elon Musk, che più volte aveva criticato la deriva puritana del politicamente corretto, ha scritto a chiare lettere sui suoi profili social: «Mi auguro che anche i miei più duri critici rimangano su Twitter, perché questo è il significato di libertà d’espressione». Apriti cielo. Beppe Severgnini, visibilmente irritato da cotanta liberalità, dà fuoco alle polveri: «Se “free speech” però vuol dire libertà di insultare, diffamare, minacciare e mentire (in forma anonima, of course), o di sovvertire la democrazia (come ha provato a fare Trump), allora Twitter non ci interessa più, caro Elon Musk», è stato il suo grido di dolore.
La libertà fa male?
In tempi passati, mai ci saremmo aspettati che potesse essere censurato un presidente degli Stati Uniti. Anzi, negli anni dell’esplosione dei social media, la sinistra globalista aveva decantato più volte la «libertà dal basso» garantita dalle nuove piattaforme. La retorica, però, ha presto lasciato spazio alla realtà: tra i diritti della «libertà di parola», infatti, c’è anche quello di mandare al diavolo i giornalisti come Severgnini. Quelli per cui una deviazione dal loro Verbo incarnato corrisponde a un atto di eversione. Beninteso, qui nessuno crede che Musk sia uno specchiato custode della libertà d’espressione. Anche lui, molto probabilmente, fisserà paletti ben precisi a ciò che è consentito dire. Ma aver messo in agitazione i gendarmi del politicamente corretto ce lo rende già più simpatico. Con buona pace di Severgnini e delle sue paturnie censorie.
Valerio Benedetti
2 comments
Severgnini è molto più frustrato di Musk, poco ma sicuro. Questa è la prima unità di misura per valutare gli infedeli…
[…] Elon Musk compra Twitter e Severgnini già piange: “Libertà di parola… […]