Torino, 18 gen — «Mia figlia non è caduta. Mohssine l’ha lanciata dal balcone. Stavamo discutendo, prima l’ha scaraventata a terra, poi l’ha buttata giù»: lo sostiene Lucia Chinelli, mamma di Fatima, la bimba di tre anni precipitata dal terrazzo del condominio dove viveva con i genitori separati, da un’altezza di dodici metri. Il volo, lo schianto, la morte della piccola sopraggiunta poche ore dopo. Lucia punta il dito contro l’ex marito, Mohssine Azhar, marocchino 32 anni e patrigno della piccola, attualmente in stato di fermo con l’ipotesi di reato per omicidio colposo.
Bimba precipitata a Torino: un tragico gioco?
Per sua stessa ammissione — una tesi ritenuta credibile dagli inquirenti — si sarebbe trattato di un incidente causato da un tragico gioco: l’uomo era solito giocare al «vola vola» lanciandola in aria e riprendendola, ma poi Mohssine avrebbe perso il controllo e la bimba sarebbe precipitata sull’asfalto. «E’ colpa mia. Mi è scivolata dalle mani».
La madre cambia versione
E se inizialmente la Chinelli aveva confermato la versione dell’ex marito, ora, a quattro giorni dalla tragedia, esce dalla cortina di silenzio per ritrattare a sfavore del marocchino. Gli inquirenti hanno sentito per la seconda volta Lucia per chiarire alcune discrepanze tra la sua deposizione e la confessione di Mohssine. A quel punto la donna ha cambiato versione: «Avevamo litigato, l’ha gettata di sotto perché era arrabbiato». «Ero anch’io di sopra. Una prima volta lui ha preso la bambina e l’ha buttata per terra, sul pavimento. Lui era molto alterato. Poi l’ha presa in braccio un amico di lui, me la stava portando. Lui si è messo in mezzo e l’ha buttata di sotto».
Versione avvalorata dalla testimonianza di un dipendente della panetteria al piano terra dello stabile, che ha raccontato di aver sentito Mohssine e la compagna litigare: «Ho sentito che litigavano. Urla forti». Un litigio forse causato dai problemi con la giustizia del marocchino, che poche ore prima era stato condannato a otto mesi con rito abbreviato per il possesso di circa 50 grammi di hashish.
Mohssine quella sera aveva bevuto e fumato
Stando a quanto ricostruito inizialmente dagli inquirenti, la bimba avrebbe raggiunto il patrigno nel suo appartamento, il quale si trovava in compagnia di amici. I due avrebbero cominciato a giocare al «vola vola» sul balcone fino alla tragica caduta nel vuoto. «Giocavo con Fatima sul balcone — ha raccontato il marocchino, assistito dal legale Alessandro Sena, nel corso dell’interrogatorio di garanzia — La lanciavo in aria e la riprendevo, con la mamma che ci guardava da sotto. Non so come sia potuto accadere…». Mohssine, quella sera, aveva bevuto vodka e fumato hashish, ma nega di avere perso lucidità.
E’ il resoconto di Mohssine contro quello della Chinelli. Nel frattempo, i tecnici della scientifica sono al lavoro per determinare la traiettoria della caduta studiando le tracce di sangue di Fatima rimaste impresse sull’asfalto. E’ già emerso, secondo quanto riportato dal Corriere, che sotto il ballatoio di Azhar c’è una tettoia che sporge di circa 40 centimetri, cosa che forse potrebbe far presupporre un «lancio» verso l’esterno da parte del patrigno. Gli investigatori rimangono in attesa dell’esame autoptico che verrà eseguito oggi dal medico legale Marco Testi.
Cristina Gauri
3 comments
Una domanda donne italiane, con tutti gli italiani uomini e donne libere, proprio con uno del Marocco dovete fare figli?
La madre bugiarda è colpevole come il patrigno.
[…] in bianco e nero catturate da una telecamera di sicurezza, che ha ripreso la caduta mortale della piccola Fatima, di soli tre anni, lanciata dal quinto piano del palazzo dove abitava. Mohssine Azhar, 33 anni, accusato di omicidio […]