Bergamo, 20 giu – Emergono ulteriori elementi dall’inchiesta scattata recentemente a Bergamo, relativa alle coop per immigrati. Un’inchiesta che rischia ora di scoperchiare un vaso di Pandora e far saltare l’intero sistema di gestione dell’accoglienza orobica. Nell’indagine coordinata dal pm Fabrizio Gaverini tre persone sono state sottoposte alla misura cautelare degli arresti domiciliari mentre sono indagate, per ora, 38 nominativi. E ora la Verità dà notizia di intercettazioni annotate dai carabinieri risalenti al 17 aprile 2018, precisamente alle ore 8.34, tra don Claudio Visconti – direttore della Caritas bergamasca per circa 20 anni – e Luca Bassis, uno dei suoi più fedeli collaboratori.
“Ma infatti gliela voglio fare proprio difficile, cioè nel senso che già non riusciranno a guardarla ma gliela faccio difficile, che dovranno impazzire”; “Bravo e carica anche le ristrutturazioni che abbiamo fatto prima”. Le due battute si riferiscono alla serie di rendicontazioni che i due avrebbero dovuto presentare in Prefettura per l’ottenimento del rimborso spese relativo ai centri di accoglienza per richiedenti asilo. “Tanto non se ne accorge nessuno”, avrebbe affermato Bassis. Invece, qualcuno se ne è accorto: spese gonfiate, numeri falsi accreditati, firme degli immigrati falsificati dalle associazioni per continuare a percepire i famosi 35 euro al giorno per ogni richiedente asilo e, dulcis in fundo, la voce affitti gonfiata di 50mila euro.
Il sistema aveva la “benedizione” del sacerdote: “Perché noi quei soldi qua li mettiamo via per quelli che voi cacciate fuori per sostenere i servizi degli altri (migranti, ndr)”. Il suo consenso e la sua supervisione, è altresì emerso dalle intercettazioni, erano fondamentali per il proseguimento degli illeciti: “Controllava le dinamiche dell’accoglienza migratoria e la successiva gestione, riuscendo a condizionare le istituzioni al fine di ottenere vantaggi indebiti”. Erano quasi 3mila i richiedenti asilo nella Bergamasca tra il 2017 e il 2018; e proprio in quel periodo la Prefettura stava per pubblicare un bando da 106 milioni per l’accoglienza per i 18 mesi seguenti.
Ma al fine di ottenere contributi pubblici non ci si fermava alle rendicontazioni “ritoccate”: Due avvisi di garanzia sono stati consegnati a funzionarie dell’assessorato Servizi sociali. Nell’ordinanza si legge che “si adoperavano affinché la cooperativa Ruah e l’associazione Diakonia potessero aggiudicarsi i bandi pubblici comunali il cui contenuto veniva preventivamente concordato”. Capi d’imputazione spaziano inoltre dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, alla turbativa d’asta, fino allo sfruttamento del lavoro (episodi di caporalato) e all’inadempimento di contratti di pubbliche forniture pesano.
Intanto la Lega ha chiesto al primo cittadino di Bergamo, Giorgio Gori, di bloccare, in via cautelare, i contratti in essere con le associazioni coinvolte dal momento che “sono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato attraverso l’acquisizione di erogazioni pubbliche non spettanti, sfruttamento del lavoro, riciclaggio e altri reati”.
Cristina Gauri
7 comments
Caso mai riferitelo a Bergoglio.
cacciateli via a questi spacciatori di colore
[…] dal comune di Bergamo nel quadriennio 2014-2018 a favore della cooperativa Ruha, ora al centro di un’inchiesta sul business dell’accoglienza che ad oggi a generato 3 arresti e 39 avvisi di garanzia e vede coinvolta anche la Caritas […]
[…] dal comune di Bergamo nel quadriennio 2014-2018 a favore della cooperativa Ruah, ora al centro di un’inchiesta sul business dell’accoglienza che ad oggi a generato 3 arresti e 39 avvisi di garanzia e vede coinvolta anche la Caritas […]
[…] dal comune di Bergamo nel quadriennio 2014-2018 a favore della cooperativa Ruah, ora al centro di un’inchiesta sul business dell’accoglienza che ad oggi a generato 3 arresti e 39 avvisi di garanzia e vede coinvolta anche la Caritas […]
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