Roma, 27 nov – Donald Trump è tutt’altro che finito: ne è convinta Anna Mazzone, inviata del Tg2 che ha seguito le presidenziali. “Resto convinta che gli Stati Uniti d’America non siano affatto divisi a metà politicamente, penso addirittura che le proporzioni siano 60 a 40 per Trump. E’ ovvio, però, che, seppure ci sono stati brogli, in particolare nei conteggi elettronici, questi vanno dimostrati. Ed è questo il problema”. La Mazzone più che parlare dei brogli però preferisce approfondire il fenomeno del trumpismo, dei sostenitori del presidente uscente, figli della cosiddetta America profonda, che non è New York né la California.
La Mazzone del Tg2 spiega chi sono gli elettori di Trump
La giornalista, intervista da CulturaIdentità, spiega che gran parte dei 72 milioni di americani che hanno votato per Trump (record per un repubblicano) sono concentrati nelle aree più povere degli Usa. Come per esempio i “minatori della West Virginia, che hanno votato in massa per Trump, oggi come quattro anni fa. Si tratta di persone che avevano sempre votato i democratici, tradizionalmente molto sindacalizzate. Sono quelli che hanno pagato il conto (salato), della svolta green di Obama e si sono poi rivolti a Donald, l’unico disposto a dare voce alle legittime rivendicazioni della vecchia classe operaia americana”.
Ma ovviamente ci sono anche i repubblicani doc: “Benestanti e conservatori, come i grandi proprietari terrieri pro Life del Kentucky, eredi dei Padri Pellegrini. Parliamo di imprenditori vecchio stile, poco finanziarizzati e impegnati nell’economia reale. In generale la grande industria manifatturiera e le piccole e medie imprese hanno votato in massa per Trump”. In sostanza un blocco di produttori in contrapposizione all’establishment politico-finanziario vicino ai dem.
Tra i sostenitori tanti latinos, afroamericani e l’81% degli evangelici
La Mazzone, che ha seguito la campagna di Trump in 8 diversi Stati, spiega che a votare per Trump sono stati anche tanti latinos e afroamericani. E ben l’81% degli evangelici, che considerano il presidente uscente “il loro paladino nella battaglia volta ad evitare che gli Stati Uniti diventino un “Paese socialista”. Il che significa – chiarisce la giornalista – “negazione della libertà di espressione e della libertà religiosa, insomma il paradigma culturale radical e laicista e il politicamente corretto”.
Black Lives Matter, il “braccio armato” dei dem
E a chi accusa Trump – scimmiottando la narrazione dei media Usa filo-dem – di fomentare odio e razzismo, la giornalista risponde che “parole d’odio io le ho sentite pronunciare solo da esponenti democratici, dai ‘buoni’ democratici, contro i loro avversari. I trumpiani al massimo affermavano che Biden era un candidato ‘inadeguato’ al ruolo”. Per non parlare poi del “braccio armato” dei dem, il Black Lives Matter. Gli appartenenti a questa specie di partito “condizioneranno a lungo la politica americana. I dem si portano dietro una grave responsabilità: aver giustificato le loro devastazioni“, è l’accusa della giornalista. I sostenitori del Partito repubblicano, rinnovato da Trump, invece si riconoscono nell’impegno a far tornare gli Stati Uniti una grande potenza, declinato con accenti sovranisti – dice la giornalista -, è un tema al quale i supporter di Trump, che amano definirsi ‘patrioti’, sono molto sensibili”.
Quei brogli difficili da dimostrare
Sul fronte dei brogli la Mazzone conferma che “una larga fetta dell’opinione pubblica dà assolutamente per scontato che ci siano stati brogli, anche molto massicci. Non è facile, però, dimostrarli“. In tal senso Trump – spiega – non mollando con le sue accuse tiene a bada i suoi sostenitori evitando così tensioni sociali che potrebbero facilmente sfociare in scontri violenti. Inoltre, affermando di non voler mollare, cavalca l’onda “dell’insofferenza nei confronti dell’establishment” che “resta fortissima. Nell’ultimo dibattito televisivo con Biden, c’è un passaggio molto significativo, quando Trump a un certo punto interrompe lo sfidante e gli dice: ‘Joe, ti sei chiesto perché io sono qui di fronte a te? Sono qui perché tu sei lì da 47 anni ininterrottamente. Io sono il frutto della vostra cattiva politica’”.
Il progetto di Trump di un network tv anti-mainstream
Trump resterà in campo, una volta lasciata la Casa Bianca. “Si parla di un nuovo network televisivo anti-mainstream, con il quale Trump metterà insieme varie tv piccole e medie come Newsmax e One American News Network per creare un polo informativo alternativo. Ne vedremo delle belle. E lo stesso Partito repubblicano è uscito rafforzato dalle ultime presidenziali. “Il Senato è ormai a maggioranza rossa e anche alla Camera i democratici sono stati ridimensionati. Con le prossime elezioni di Midterm, tra due anni, potrebbero finire in minoranza“, spiega. E questo – conclude – è il nodo cruciale. “Negli Usa è il Congresso che decide. Lì non esistono i Dpcm come da noi, le leggi le vara il Parlamento”.
Adolfo Spezzaferro
6 comments
La notizia è che abbiamo ancora dei bravi giornalisti alla RAI!
E’ DUDDO UN GOMBLODDO !!!
Nel dibattito il vegliardo doveva rispondere:
‘Donald, ti sei chiesto perché ho vinto io che sono Mr.Nobody? Perché tu sei lì da 3 anni e sei talmente pieno di merda che hai disgustato tutti. Io sono il frutto della tua ripugnanza’”.
Foto della Mazzone (giovane) che somiglia molto alla Pettinelli (giovane).
In realtà ora sono entrambe inguardabili.
ANCHE IN ITALIA,
i dpcm così come la finanziaria DEVONO ESSERE TOLTI,al consiglio dei ministri:perchè essi devono solo amministrare,NON governare.
sia le leggi ordinarie come quelle straordinarie…
cosi come i vari trattati DEVONO ESSERE SEMPRE DISCUSSI IN PARLAMENTO,in modo palese a tutti i cittadini.
è per questo,che votiamo:
NON perchè l’ultimo arrivato,mai passato per democratiche elezioni e appoggiato da qualche paese estero,faccia e disfi come pare a lui ,con l’avvallo di un consiglio dei ministri CHE LUI controlla.
NON SI ACCORGE NESSUNO,che NON HA NULLA DI DEMOCRATICO,questo sistema?
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