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The Guardian: “Trump come Berlusconi”. Ma forse non è proprio così

by Emmanuel Raffaele
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the-guardian-trump-berlusconiLondra, 23 ott – “Abbiamo già visto Donald Trump – il suo nome era Silvio Berlusconi”. Non usa mezzi termini The Guardian: secondo il quotidiano inglese, infatti, il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti sarebbe la fotocopia del nostro ex premier. Non sarebbero una novità Trump ed il suo approccio alla politica da molti considerato slegato dai fatti, dal momento che già ventidue anni fa “scendeva in campo” Berlusconi e, spiega John Foot, la politica italiana non sarebbe stata più la stessa, tanto che gli stessi Renzi e Grillo sarebbero conseguenza del suo modello comunicativo.

“Le somiglianze fa Berlusconi e Trump sono impressionanti”, scrive il giornale britannico, che individua nella figura ambigua dell’uomo “d’affari di successo”, che si divincola tra gli aspetti “torbidi” legati ai libri contabili e all’evasione fiscale delle proprie aziende, il minimo comun denominatore tra i due. “Il successo e l’enorme ricchezza faceva parte del suo appeal, così come per Trump”. “Berlusconi, come Trump”, osserva ancora il Guardian, “ha sempre dipinto se stesso come un outsider, contro l’establishment”. Entrambi populisti che si ritengono vittime del politicamente corretto, gaffeurs quasi per scelta, accomunati dal denunciare l’ostilità dei media e le stranezze dei meccanismi elettorali, con la fama di don Giovanni ma, al tempo stesso, riferimento per un elettorato perlopiù “tradizionalista”, Berlusconi e Trump sarebbero praticamente assimilabili, secondo il commentatore che sottolinea, immancabilmente, i “frequenti ricorsi a stereotipi sessisti, omofobici e razzisti”. Ecco perché, secondo il quotidiano progressista, quella indirettamente fornita del fondatore di Forza Italia sarebbe una lezione da non dimenticare, essendo diventato il primo ministro più duraturo dopo Mussolini e Giolitti. Alla sua dichiarazione di voler scendere in politica, prosegue Foot, “la prima reazione fu di derisione. I politici d’opposizione consideravano il suo progetto politico una barzelletta […]. Ma Forza Italia presto divenne il primo partito politico. Berlusconi non solo vinse, ma rubò anche gli abiti alla sinistra e alcuni dei suoi elettori”. “La lezione per l’America”, conclude il quotidiano, “é che troppo a lungo Berlusconi è stato trattato come una barzelletta e un clown. Ma alla fine nessuno ne ha più riso“.

Il tono allarmistico, insomma, è quello ormai consueto nel dibattito elettorale americano, in cui i “buoni” sono tutti da una parte, naturalmente quella della Clinton. Niente di cui stupirsi neanche della valutazione del tutto parziale e partigiana dell’esperienza berlusconiana. Il dubbio, però, è che forse la sovrapposizione tra i due sia un po’ troppo semplicistica, frutto più che altro di quella costruzione immaginaria di stampo progressista che tende a incarnare nell’avversario politico tutti i mali possibili secondo la propria prospettiva ideologica. E così che le caratteristiche in questione – il capitalista un po’ fascista, maschilista, furbo, omofobo, razzista e guerrafondaio – trasfigurano la reale personalità del singolo per farne uno stereotipo, accentuandone alcuni aspetti. Che poi la Clinton non sia per nulla pacifista, che le lobby finanziarie la sostengano, che il marito ex presidente sia stato beccato a divertirsi con la stagista tra un bombardamento e l’altro, tutto questo sembra sfuggire alle letture ideologizzate dei grandi giornali. Ma, a parte queste considerazioni, che Trump possa essere associato a Berlusconi può esser vero fino a un certo punto. Di certo il paragone non regge dal punto di vista comunicativo, aspetto fondamentale nella comprensione del fenomeno berlusconiano. Mattatore spumeggiante, ironico, capace di mettere in soggezione l’avversario, abile nel tenere la piazza, campione nell’argomentare, Berlusconi non avrebbe mai affrontato i dibattiti con il sui competitor come ha invece fatto Trump, che avrebbe molto da imparare dalle due doti oratorie. Un Trump ripetitivo, poco pronto a rispondere punto su punto, spesso preso in giro da una Clinton padrona del gioco, costantemente in difesa, velleitario e scontato negli attacchi: decisamente no, Trump non è come Berlusconi.

Emmanuel Raffaele

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