Roma, 27 feb – La premessa da fare è che l’elezione di Elly Schlein a segretario dem fa raggiungere alla sinistra italiana nuove vette di realtà parallela che chi scrive ammette candidamente non si sarebbe mai atteso. Non adesso, quanto meno. La sconfitta di Stefano Bonaccini, in realtà, forse ha sorpreso tanti osservatori. Ma la questione che si pone ora è un’altra, oltre alla distanza siderale di una parte politica – la sinistra – dalla società reale: a cosa porterà tutto questo?
Schlein può indebolire ancora la sinistra italiana?
Partiamo dalla domanda più difficile ma affrontiamola anche “di petto” e senza schwa. Il dato assolutamente positivo da ricordare è che il Pd, all’angolo dei consensi elettorali, ci è arrivato proprio alla luce delle sue assurdità fluide, femministe e immigrazioniste, creando e supportando presunte battaglie che non hanno ragione di esistere nel primo caso, ampiamente parte del passato storico nel secondo, o questioni riguardanti minoranze che a loro volta sono indifferenti nel terzo. L’ossesione dello ius soli è quella probabilmente più pesante in termini sociali, eppure non riesce ad interessare chissà quanti “migranti” così presi dalla voglia di diventare i “nuovi italiani” che piacciono tanto a piddini e compagni. La stragrande maggioranza della società è interessata a ben altre questioni di cui il Pd non si interessa minimamente, dunque il fatto di aver eletto un segretario che potrebbe ignorarle ancora, insistendo sulle ossessioni dem, è da leggere positivamente, nonostante la legittima paura che il mondo woke si estenda ancora di più in Italia: perché il futuro non è nelle nostre mani ed è pure futile ricordarlo, ma va anche affrontato senza paura. Se la sinistra è precipitata parlando di sciocchezze come quote rosa e dimenticandosi del lavoro, è forse “giusto” che prosegua su quella strada. Ed è giusto da parte nostra continuare a metterla spalle al muro per questo. Ovviamente c’è l’altro lato della medaglia: ma, come si suol dire, “chi non risica non rosica”.
Abbattere definitivamente la nomea dei “difensori del lavoro”
Anno dopo anno, decennio dopo decennio, la sinistra italiana sta perdendo il suo status immaginifico di parte politica a difesa del lavoro. Una nomea ai minimi storici da decenni ma che nella percezione pubblica – anche grazie al dominio culturale nel mainstream – ancora resiste. Senza contare che la vittoria quasi schiacciante della Schlein dimostra un altro elemento: l’elettorato dem è un fedele seguace delle sciocchezze radical e dei deliri etico sociali della sinistra italiana. Quindi chi si aspetta ulteriori precipizi elettorali, forse, fa i proverbiali conti senza l’oste. Anzi, nel breve periodo è prevedibile anche una certa risalita del partito, galvanizzato dall’effetto novità. Ma la storia, come ben sappiamo, si fa nel lungo periodo. E allora il Pd e la sinistra lontani, indifferenti se non addirittura ostili al lavoro e agli interessi nazionali vanno stigmatizzati sempre più. Resi protagonisti nelle loro infinite contraddizioni. Saremo invasi di fluidità e di immigrazionismo ancora più estremo, quello sì. Ma questo ci darà ancora più elementi per continuare ad insistere. Più rigori a porta vuota da calciare. Gli assist di Elly – e di questo siamo assolutamente certi – ci verranno serviti su piatti d’argento, e con cadenza quotidiana. Noi non ne lasceremo sfuggire neanche uno.
Stelio Fergola