Roma, 30 nov – Lo Stato non riesce a nazionalizzare Tim, o a metterla comunque sotto il controllo pubblico. Se non altro, la questione viene rimandata, dopo che nei giorni scorsi (e già da prima delle elezioni del 25 settembre) l’esecutivo si era espresso sul tema in maniera piuttosto netta.
Stato, Cassa depositi e prestiti e Tim
Niente da fare, l’offerta di Cassa Depositi e Prestiti per Telecom non arriva. Come riporta Affari Italiani, la decisione era stata annunciata nella mattinata del 28 novembre ma ad oggi, 30 novembre, c’è la solita incertezza sul futuro della compagnia. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso aveva lanciato a più riprese l’idea dell’unione di Open Fiber e Tim, con l’intervento proprio di Cassa Depositi e Prestiti, allo scopo di realizzare la tanto agognata rete unica. Ma non si trova una soluzione e tutto viene rimandato al 31 dicembre. Senza che nessuno sappia, però, come agire. Prende quota il “famigerato piano B”, ovvero quello dello scorporo dell’azienda. C’è anche l’ipotesi più “estrema”, che immagina addirittura un’opa avanzata da Cdp su Tim, per un costo di 4,7 miliardi di euro.
Dal “privatizzare fu una follia” all’impotenza
Ciò che si ricava dalla questione Tim riguarda sempre lo stesso tema: l’impotenza dello Stato di fronte ai grandi investimenti e progetti economici in generale. Cassa Depositi e Prestiti è, del resto, uno degli ultimi rimasugli di imprenditoria pubblica (sebbene di approccio prettamente finanziario) ancora in piedi, in un Paese che di questo ambito faceva uno dei suoi assi portanti. Adolfo Urso aveva dichiarato, quasi una settimana fa che “privatizzare l’azienda fu una follia”. Un disastro a cui “siamo costretti a rimediare”, insistendo sull’idea di una rete unica a “controllo pubblico”, in un settore che – non servirebbe neanche sottolinearlo – è di un’importanza strategica vitale. Adesso siamo di nuovo in un vicolo cieco. Ma la sensazione è che siano sforzi improbabili per uno Stato, come quello italiano, che sul fronte economico soffre di potenzialità molto limitate e che, in definitiva, non sia tecnicamente in grado di pianificare investimenti di una certa portata. Un tunnel ancora senza uscita, da decenni.
Stelio Fergola
2 comments
Avrebbero poi file bianchi nel mondo come Orange ? Dubito.
[…] a novembre, il governo appena nato sembrava intenzionato a nazionalizzare l’azienda. Poco dopo, i primi tentennamenti. Che proseguono con le ultime, preoccupanti novità. Dopo la compagnia di bandiera aerea, perdere […]