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Murelli: "Gli anni di piombo non torneranno. Ma com'è ridotta male la sinistra…"

by La Redazione
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Roma, 22 feb – Dopo il nostro editoriale sul possibile ritorno degli anni di piombo, Maurizio Murelli, editore e protagonista storico degli anni ’70 a Milano, ha pubblicato un suo lungo intervento sui social. Lo ripubblichiamo qui come contributo al dibattito [IPN]
Ripropongo qui uno stralcio della postfazione fatta al libro di Pierluigi Arcidiacono “Sanbabilini“.
“Il maggio (1968) francese rimbalza in Italia nel 1969 con un movimento studentesco ormai volto in gran parte a sinistra. La contestazione studentesca si salda subito con le rivendicazioni operaistiche, il tutto sintetizzato su base antifascista dove i fascisti erano tutti quelli che non erano di sinistra, dal Papa ad Andreotti e dove i fascisti del M.S.I. e dell’extraparlamentarismo erano amici della polizia repressiva e servi dei padroni.
E venne la strage di piazza Fontana. A prescindere da chi realmente l’ha realizzata, effettivamente un tentativo di appiopparla di rimbalzo alla sinistra attraverso gli anarchici alcuni centri di potere e mediatici lo misero in campo. La contro risposta da sinistra fu: “La strage è di Stato”. Nel frattempo il caos dilaga: occupazioni, rivolte, manifestazioni, scioperi. Le BR muovevano i loro primi passi. Tutto questo portò a un preannunciato terremoto elettorale nel 1972 con una strepitosa avanzata della destra parlamentare. Preannunciato perché le avvisaglie si ebbero con le elezioni in Sicilia nel 1971 dove rispetto alle precedenti elezioni del 1967 la DC passò dal 40,1% al 33,3%, il P.C.I. dal 21,3% al 12,5% mentre il M.S.I. passò dal 6,6% al 16,3%. È a partire da questa situazione che nei centri di potere si cominciò a correre ai ripari per stoppare l’avanzata “fascista”, sopra tutto aggiuntando il personale dei servizi segreti, i prefetti, le nomine a procuratori capo nella magistratura etc. Ci si doveva preparare allo sconquasso che le elezioni siciliane preannunciavano. E di fatto alle elezioni po- litiche del 1972 rispetto alle precedenti del 1968 la DC passò dal 39,12% al 38,66% e il P.C.I. che aveva grandi attese, dal 26,9% al 27,15%. Spostamenti minimi se si vuole, sennonché il M.S.I. raddoppiò passando dal 4,33% al 8,67%. Contemporaneamente la magistratura dava una sterzata alle indagini su piazza Fontana incriminando i “nazimaoisti” (in qualche modo con il “maoisti” si teneva agganciata alla strage la sinistra, perché il tentativo era pur sempre quello di implementare la contrapposizione degli opposti estremismi). A seguito di questa incriminazione la sinistra abbandonava il cavallo della “strage di Stato” per passare alla “strage fascista” tout court, con il P.C.I. ancora legato a doppio filo con l’URSS che “suggeriva” il coinvolgimento NATO. Tutto ciò divenne nel tempo teorema dal quale non ci si è più discostati. Anzi. Il teorema contempla l’introduzione della “strategia della tensione” a suon di stragi (poco importa se tra piazza Fontana e Brescia passano 5 anni, cosa che rende ridicola la teoria della strategia) la cui manovalanza è fascista. Obiettivo il golpe, sulla falsariga di quanto avvenuto in Grecia nel 1969. Questo scenario viene assunto dalle organizzazioni extraparlamentari di sinistra come giustificazione alla violenza contro i fascisti, per la difesa dell’ordine democratico e della Costituzione, ça va sans dire.
È interesse di tutto l’apparato politico e istituzionale criminalizzare la “destra” in tutte le sue declinazioni. Interesse della DC, che vede erodersi il consenso a favore del M.S.I.; del P.C.I., che mira al sorpasso della DC e a diventare forza di governo; della sinistra extraparlamentare, che ha bisogno di un marcato nemico oggettivo per elaborare il proprio delirio rivoluzionario. Stampa, magistratura, apparati polizieschi dello Stato fanno quadrato contro i “rigurgiti fascisti”. Milano viene trasformata in un sanguinoso campo di battaglia, i fascisti sono preda ambita da tutti”.
Per dire che: quanto si determinò in Italia negli anni ’70 viaggiava sull’onda lunga generatosi in Usa a San Francisco con la leggendaria “Summer of Love” dell’estate 1967. Nel 1968 in Francia, 1969 in Italia. Ora tutto questo “brodo primordiale” non è presente e antropologicamente c’è stata una “rivoluzione” positiva nella militanza “neofascista”, culturale prima di tutto, analitica poi con la capacità di individuare e definire l’essenza del potere distinguendola dal “piccolo potere” dei suoi mezzadri in politica governativa con annessi e connessi. Terribile involuzione a “sinistra” dove oggi si devono accontentare dei Saviano a fronte dei Pasolini, Sartre e via elencando. Non avevano letto bene “Microfisica del Potere di Foucault ieri, e oggi leggono male anche i “papelli” del compagno Bergoglio. Resta il fatto che l’estrema sinistra si rivela ancora una volta l’utile idiota dei poteri forti e quindi del liberalcapitalismo individuando come nemico principale un fascismo distillato in laboratorio o nel corso dei loro incubi.
Il rancore bestiale di fondo li porta ancora sognare la chiave inglese da calare sul cranio dei fascisti o la sventagliata di mitra davanti ad una sezione del Msi ma non hanno più alle loro spalle intellettuali di qualità, fascisti tentati dal “golpe anticomunista”. Quindi è del tutto possibile che a livello cronachistico si determino fatti pesanti, ma non sarà più possibile per loro mobilitare le masse e avere un brodo di cultura nella società come accadde allora.
Gli anni ’70 non torneranno… Lo dico da uno che li ha vissuti e magari, nel 50 anniversario del ’68 (maggio di quest’anno) magari sarò più esaustivo.
Maurizio Murelli

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1 commento

Fabio 22 Febbraio 2018 - 3:23

Purtroppo ho idea che le loro nuove masse si mobiliteranno a breve con i “nuovi italiani” che guarda caso vogliono creare il prima possibile …
Se si continua di questo passo gli anni 70 a breve saranno un bel ricordo nonostante tutto !

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