Roma, 5 feb – Non si può stare tranquilli un attimo: la Santa Inquisizione politically correct ha trovato l’ennesima strega da processare. Stavolta è il turno di Mary Poppins: (la versione del 1964) l’innocente film della Disney è anch’esso caduto nelle reti della paranoia liberal d’oltreoceano secondo cui tutto è razzista-sessista-omofobico. La famosa baby sitter il cui film ha allietato generazioni di bambini sarebbe, secondo il professore di inglese dell’Università dell’Oregon Daniel Pollack-Pelzner, nientemeno che un empio testimonial del suprematismo bianco.
Le accuse di “blackface”
Così, dalle pagine del New York Times, il professore si impegna in un’accurata analisi in chiave razzista della pellicola. Innanzi tutto, la scena sui tetti di Londra con gli spazzacamini è a considerarsi “altamente problematica”, la peggiore in assoluto di tutto il film, dal momento che mostra gli attori con il cosiddetto blackface: l’usanza cioè di dipingersi viso e corpo di nero, truccandosi in modo marcatamente non realistico per assumere le sembianze stilizzate di una persona di pelle nera. Una pratica considerata ai giorni nostri retaggio degli Stati Uniti dell’epoca segregazionista, che si è gradualmente conclusa con il Movimento dei diritti civili di Martin Luther King che ne denunciò i preconcetti razzisti e denigratori. Basta osservare la foto qui sotto, tratta dalla scena incriminata, per rendersi conto che non vi è alcuna blackface: semplicemente, i due sono sporchi di fuliggine, come tutti gli spazzacamini del mondo nell’esercizio della loro funzione.
Per dimostrare di aver ragione, Daniel Pollack-Pelzner cita – in modo abbastanza forzato e decontestualizzandole dall’epoca in cui furono ideate – le fonti principali che hanno ispirato il film. In Mary Poppins apre la porta (1943), uno dei libri meno conosciuti e di minor successo della serie di libri per ragazzi Mary Poppins, una governante grida “non toccarmi, nero selvaggio!” quando uno spazzacamino le si avvicina con le mani coperte di fuliggine. Inoltre, nel primo romanzo incentrato sul personaggio di Mary Poppins, scritto da Pamela L. Travers nel 1934, troviamo il personaggio di “The Negress”, descritta come una donna che “indossa vestiti succinti e passa il tempo seduta sotto una palma”. Le accuse, insomma, sono talmente campate per aria che nemmeno il “popolo social” se l’è bevuta. La maggior parte dei tweet sull’argomento sono di scherno nei confronti del povero professore dell’Oregon, che forse farebbe bene a prendersi una vacanza dalla caccia alle streghe razziste.
Cristina Gauri
6 comments
Ormai siamo alla follia pura. Anzi all’idiozia da delirio.
Avevo sempre sospettato che dietro Mary Poppins si celasse il Ku Klux Klan… Ma prepariamoci a nuove, sconcertanti rivelazioni: Francis il Mulo Parlante spia del Gestapo; Jerry Lewis ex ufficiale delle SS Totenkopf; Stanlio e Ollio seguaci segreti di Codreanu!
Semmai Mary Poppins è un film marcatamente di propaganda massonico/neoliberista. Basti ricordare la scenetta in cui Mr. Banks invita il figlioletto Michael ad investire i suoi 2 penny in banca… Il figlio fugge dopo il tentativo di “seduzione economica” del direttore, ma alla fine deve cedere perché altrimenti il padre verrebbe licenziato…
[…] 8 feb – Dopo le accuse di razzismo alla pellicola di Mary Poppins, la “psicosi blackface” continua a mietere vittime e colpisce nientemeno che la casa di […]
[…] di Martin Luther King che ne denunciò i preconcetti razzisti e denigratori. Basta un nulla, anche la fuliggine sul viso degli attori di Mary Poppins, per ricevere la lettera scarlatta. E ora la patata bollente, per ironia della sorte, ce l’ha […]
[…] usanza nel Nuovo Continente ha colpito un po’ tutti, con effetti più o meno grotteschi: da Mary Poppins ai maglioni di Gucci, passando per la figuraccia epica del politicamente correttissimo primo […]