Roma, 12 mag – Nella giornata di ieri le commissioni Giustizia e Mercato interno del Parlamento Europeo hanno dato il via libera all’AI Act. L’approvazione del teso è un importante passo in avanti per la proposta di regolamentazione dell’intelligenza artificiale da parte dell’Unione Europea, la quale rappresenta il primo tentativo in questo senso a livello mondiale.
L’approvazione in commissione Giustizia e in commissione Mercato Interno
Il disegno di legge dell’AI Act è stato approvato con 84 voti favorevoli, 7 contrari, e 12 astenuti. Oggetto di una ulteriore votazione è stato il divieto totale – richiesto da Socialisti, Verdi e Liberali e sottoposto a voto separato a causa dell’opposizione dei Popolari – di utilizzo di tecnologie a Intelligenza Artificiale per il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici in Ue. Quest’ultimo è passato con 58 voti a favore, 36 contrari e 10 astenuti. Il prossimo passo sarà la votazione in seduta plenaria a metà giugno. Come si legge sulla pagina web dedicata all’AI Act, il nucleo della regolamentazione è la distinzione tra tre diverse classificazioni di rischio e quindi di risposta: “In primo luogo, le applicazioni e i sistemi che creano un rischio inaccettabile, come il punteggio sociale gestito dal governo del tipo utilizzato in Cina, sono vietati. In secondo luogo, le applicazioni ad alto rischio, come uno strumento di scansione dei CV che classifica i candidati al lavoro, sono soggette a requisiti legali specifici. Infine, le applicazioni non esplicitamente vietate o elencate come ad alto rischio sono in gran parte lasciate non regolamentate”.
Le novità dell’AI Act
Le principali linee di intervento approvate con il voto di ieri sono quelle riguardanti le restrizioni ai rilevamenti biometrici, come ad esempio il riconoscimento facciale, e una maggiore trasparenza sulla raccolta e l’uso dei dati. Intervistato per Il Sole 24 ore, Giuseppe Vaciego, avvocato e partner di 24 Law Frim, spiega così l’AI Act: “La grande novità è stata sicuramente l’inclusione di una serie divieti sugli usi intrusivi e discriminatori dei sistemi di IA connessi alla biometria, mentre per i modelli di AI generativi, come ChatGpt o Bard, sono stati richiesti ulteriori requisiti di trasparenza, tra cui l’obbligo di dichiarare che il contenuto è stato generato dall’intelligenza artificiale e la necessaria creazione di un modello per impedire che generi contenuto illegale. Da ultimo verrà richiesto ai sistemi di pubblicare riepiloghi di dati protetti da copyright utilizzati per la formazione”.
Michele Iozzino
2 comments
Sono sicuramente esperti, più artificiali di loro è dura trovarli !
L’ UE si muove sicuramente verso la demenza e purtroppo non artificiale.