Roma, 13 ott – Israele contro Palestina, Palestina contro Israele, Tel Aviv contro Hamas. Attacchi violenti, ovviamente morti, bambini decapitati inventati dalla – solita – propaganda occidentale pro-Israele, assoluta incoscienza delle classi dirigenti italiane e occidentali, talmente asservite ai diktat statunitensi da essere completamente paralizzate sul fronte della propria politica estera. Sullo sfondo, però, si palesa per l’ennesima volta un dato scientifico, probabilmente anche di ordine matematico: l’assoluta inutilità dell’Onu.
Israele, le inutili risoluzioni e divieti Onu
“Divieto di offensiva totale“, dice l’Onu a Tel Aviv. E offensiva totale fu. “Appello a revocare l’ordine di evacuazione per un milione di persone dal Nord al Sud della Striscia di Gaza“, ovviamente rivolto sempre dalle Nazioni Unite all’esercito israeliano, come riporta l’Ansa. Indovinate come andrà anche in questo secondo caso? Insomma, le Nazioni Unite diffidano, magari condannano, lanciano appelli. Israele, semplicemente, se ne frega. Comunica decisioni già prese e irremovibili, come in questo caso. Nonostante dal Palazzo di Vetro si lanci l’allarme di una catastrofe umanitaria inevitabile, a causa di uno spostamento umano di simile portata.
Una propaganda incessante che tende a uniformare tutti quelli che non stanno dalla parte di Tel Aviv
C’è sempre il solito discorso, quello dell’uniformazione nella solita e squallida direzione. L’uniformazione a senso unico, ovviamente, è perpetrata puntando sugli aspetti che ci interessano direttamente, ovvero quelli del terrorismo islamico. E allora tra i palestinesi sono tutti terroristi e tutti urlano “Allah Akbkar”, senza fare mai ragionamenti di ampie prospettive e – soprattutto – che riguardino anche i nostri interessi. A prescindere dal fatto che – proprio tecnicamente – usare le parole “Allah Akbar” non costituisce per forza motivo di uccisione di bambini, civili e quant’altro (ma è un discorso lungo, anche se dovrebbe essere ovvio: non è che in ogni moschea di questo pianeta si organizzino attentati, insomma), il discorso si estrinseca in un banalissimo concetto: il terremoto che ha – di fatto, al di là di ogni ragionevole dubbio – generato lo Stato di Israele nel contesto mediorientale. La cui violenza per decenni è ben poco contestabile non meno di quella dei “terroristi generalizzati” (anzi, di più, considerata l’inseminazione di fatto artificiale su un territorio in cui ebrei e arabi, peraltro, prima del maledettissimo 1948, convivevano non solo pacificamente, ma addirittura favorevolmente, considerato il valore che gli abitanti del posto attribuivano alle comunità in loco, specialmente negli apporti socioeconomici). Per non parlare dei divieti che, in alcuni Paesi occidentali, sono in corso per chiunque manifesti a favore di una Palestina libera e indipendente.
Stelio Fergola