Roma, 22 set – Quanto costa lavorare senza vaccino? Quale soluzione a partire dal 15 ottobre, ovvero quando scatterà l’obbligo del green pass per accedere ai luoghi di lavoro sia nel settore pubblico che in quello privato? Una soltanto: il tampone, a pagamento perché il governo ne ha escluso la gratuità. Soltanto chi non può vaccinarsi, per motivi di salute certificati dal proprio medico, è esentato infatti dal pagamento.
Ma quanto costa allora lavorare a suon di tamponi? Molto, una mazzata soprattutto per i lavoratori che guadagnano di meno e che di conseguenza non possono permettersi di pagare il test antigenico ogni 48 ore o peggio ancora un tampone molecolare ogni 72 ore.
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Il “bluff” delle 72 ore
E qui veniamo alla fregatura infiocchettata come un pacco regalo. Perché il governo ha presentato come una straordinaria opportunità il “protocollo d’intesa che garantirà la somministrazione dei test antigenici rapidi – validi per l’emissione della certificazione digitale – a prezzo calmierato da parte delle farmacie aderenti”.
Al contempo il ministro per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, ha presentato così la novità del molecolare valido ogni 72 ore: “È giusto che ci sia un prezzo calmierato per i tamponi, per andare incontro alle famiglie e agli italiani e l’accoglimento della richiesta delle 72 ore (di validità del tampone) è stato messo in campo anche per accompagnare questo percorso”. Davvero si va incontro “alle famiglie e agli italiani”? Niente affatto, almeno non a quei lavoratori che non intendono vaccinarsi. Spieghiamo bene perché.
Ecco quanto costa lavorare senza vaccino
In realtà i prezzi calmierati sono previsti soltanto per i tamponi antigenici, quelli per intendersi “rapidi” a cui è possibile sottoporsi nelle farmacie convenzionate (l’elenco è disponibile a questo link ed è in continuo aggiornamento). Costo? 15 euro a tampone, valido 48 ore.
Dunque la gran parte dei lavoratori italiani dovranno effettuare non meno di tre tamponi a settimana. Totale spesa: 45 euro a settimana, ergo 180 euro al mese. E’ la soluzione più economica, se così vogliamo definirla. Perché le alternative sono due ed entrambe più costose, molto più costose.
Prima alternativa: sottoporsi a un test molecolare ogni settimana più uno rapido. In media il prezzo di un test molecolare si aggira intorno ai 60 euro (ci sono laboratori che prevedono però costi maggiori) più i 15 euro del tampone rapido. Totale spesa: 75 euro a settimana, ergo 300 euro al mese.
Seconda alternativa: sottoporsi a due test molecolari a settimana. Totale spesa: 120 euro a settimana, ergo 480 euro al mese.
Va da sé che visti questi costi, un lavoratore non vaccinato non può che optare per la prima soluzione, ovvero quella del tampone antigenico in farmacia ogni 48 ore. Se consideriamo che una settimana di lavoro dura mediamente cinque giorni – fatta eccezione appunto per chi lavora anche nel weekend -, un lavoratore italiano non vaccinato dovrà sborsare almeno 180 euro al mese.
Alessandro Della Guglia
4 comments
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[…] Fonte: Il Primato Nazionale […]
[…] Ma qui casca l’asino. In sostanza, il messaggio che deve passare è: con il green pass estesissimo il distanziamento non serve più. Correte, orsù, a vaccinarvi così potete riempire tutti i posti a sedere: che grande irrinunciabile libertà riconquistata. In un pastrocchio in malafede, la comunicazione istituzionale dice questo, se non abbiamo capito male. E i partiti per non essere da meno, ripetono questa menzogna pedissequamente. Con solo piccole sfumature per indorare la pillola o intestarsi la battaglia. Ma il succo rimane che a fronte di un provvedimento unico in Europa – dal 15 ottobre obbligo di green pass per tutti i lavoratori – si rifila il contentino della capienza aumentata. Ma all’operaio che cosa gliene importa che a teatro per vedere Ozpetek (sì, controllate: purtroppo reciterà a teatro) ci sono più posti a sedere? Gli importa piuttosto che se non vuole vaccinarsi deve sborsare di tasca sua 180 euro al mese di tamponi. […]
bisogna capire chi guadagna sui tamponi,,, qualche commissario, qualche pidiota