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Golden power: ecco come il governo vuole tutelare i settori strategici

by Salvatore Recupero
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Roma, 13 lug – Il governo ha deciso di rafforzare il golden power, ossia i poteri speciali in mano allo stato per preservare le infrastrutture strategiche. Questo è uno dei punti cardine del Decreto Legge n.64 (11 luglio 2019). Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ci tiene a precisare che questo provvedimento “delimita ancora più efficacemente le verifiche spettanti al governo in caso di autorizzazioni di atti e operazioni societarie riguardanti le nuove reti di infrastrutture tecnologiche”. Insomma, a detta del premier, lo stato tornerà a far sentire la propria voce. Vediamo come

Cos’è il Golden power?

Ma cos’è esattamente il ‘golden power’? Si tratta di un ‘potere speciale’ esercitabile dal governo italiano che consentirebbe di proteggere, e quindi blindare, una società che ha rilevanza strategica per l’interesse nazionale. Il potere speciale, che lo Stato mantiene a se stesso si applica a tutte le società – e non soltanto a quelle partecipate dallo Stato o da altri enti pubblici – operanti nei settori strategici della difesa e sicurezza nazionale, nonché a quelle che possiedono attività (asset) di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti, delle comunicazioni.

Le attività di rilevanza strategica sono definite come le reti e gli impianti, ivi compresi quelli ‘necessari ad assicurare l’approvvigionamento minimo e l’operatività dei servizi pubblici essenziali, i beni e i rapporti di rilevanza strategica per l’interesse nazionale’. Ed è proprio su questo punto che si differenzia dal golden share. Quest’ultimo rappresenta la quota del capitale sociale (azione dorata), che attribuisce al detentore particolari privilegi. Il riferimento è a uno specifico istituto che riguarda la governance, ovvero l’insieme delle regole di governo, delle aziende che sono state oggetto di processi di privatizzazione. Ma torniamo all’ultimo provvedimento del governo.

Le novità introdotte dal nuovo decreto legge

Al fine di creare un perimetro di “sicurezza cibernetica nazionale”, il Dl sul golden power prevede varie forme di controllo. L’acquirente dovrà sottoporre al governo “una informativa completa, in modo da consentire l’eventuale esercizio del potere di veto o l’imposizione di specifiche prescrizioni o condizioni”.

Sarà poi sempre la presidenza a esercitare i suoi poteri di veto o a imporre “specifiche prescrizioni o condizioni”. Il provvedimento non trascura anche il delicato capitolo degli obblighi di notifica, riguardanti acquisizioni di partecipazioni rilevanti in compagnie di settori ritenuti di rilevanza strategica (allargato anche a acquisizioni di partecipazioni in società non quotate). Il legislatore ci tiene a sottolineare che: “Nel caso in cui l’acquisizione abbia a oggetto azioni di una società ammessa alla negoziazione nei mercati regolamentati, la notifica deve essere effettuata qualora l’acquirente venga a detenere, a seguito dell’acquisizione, una partecipazione superiore alla soglia del 3% e sono successivamente notificate le acquisizioni al superamento delle soglie del 5%, 10%, 15%, 20%, 25 % e 50%”.

L’esecutivo, infine si riserva il potere di veto rispetto “l’adozione di delibere dell’assemblea o degli organi di amministrazione di un’impresa” che riguardano “la fusione o la scissione della società, il trasferimento dell’azienda o di rami di essa o di società controllate, il trasferimento all’estero della sede sociale”, bloccando nel caso anche “atti o operazioni”.

Una tempistica sospetta

Il golden power sembra andare nella giusta direzione: il governo mette un freno alla deregulation che ha caratterizzato il settore delle telecomunicazioni. Se fosse così sarebbe una gran bella notizia. Il controllo dei settori strategici delle Tlc deve rimanere nelle mani dello stato, come avviene in Francia e in Germania. Tuttavia, la tempistica, ci pare quantomeno sospetta. Vediamo perché. Intanto, è in atto una partita a risiko per lo sviluppo della rete in fibra ottica: la trattativa tra Telecom ed Open Fiber.

C’è, poi, la questione del 5G con le tensioni fra cinesi e americani sugli apparati Huawei. Conte non può permettersi il lusso di contraddire gli americani ma non vuole chiudere le porte in faccia al colosso del dragone. Il decreto arriva, dunque, al momento giusto. Il governo potrà trattare di volta in volta con il partner più forte. Uno scenario certamente deprimente che ci condannerebbe ad un perenne stato di soggezione nei confronti dei grandi poteri finanziari stranieri.

Salvatore Recupero

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2 comments

Bracco 16 Luglio 2019 - 11:32

La tecnologia non è nè buona nè cattiva,dipende dall’uso che se ne fa.(Frase trita e ritrita)
Appunto,il 5G non entrerà in casa mia!

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Cerved: arriva l’opa del fondo inglese Ion - 15 Marzo 2021 - 3:15

[…] in asset di 40 Paesi nel mondo. Forse in un caso come questo sarebbe stato opportuno usare il golden power. Se è vero dunque che il capitale è apolide per definizione, non è molto intelligente lasciare […]

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