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Diritto allo studio sempre più “lusso”: l’allarme dei presidi sui costi altissimi dei libri di testo

by Sergio Filacchioni
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Libri

Roma, 6 settembre – Ancora non si è tornati ufficialmente tra i banchi e l’Associazione nazionale presidi ha già lanciato l’allarme dopo quello di Federconsumatori: l’aumento del costo dei libri va dal 7 al 15%. La causa principale è il rincaro delle materie prime come ad esempio la carta, ma secondo i presidi vanno trovate soluzioni “spartane”.

Libri di lusso

La scuola deve fare i conti con gli aumenti dei prezzi. L’ultimo allarme in questo senso arriva dall’Associazione nazionale dei presidi e riguarda il caro-libri. “C’è stato un aumento tra il 7 e il 15% per i rincari delle materie prime come la carta e questo pesa sulle famiglie”, fanno sapere tramite il responsabile Mario Rusconi, membro del Consiglio nazionale. Un messaggio rivolto anche agli editori: “Facciano libri più spartani. Servirebbe da parte loro una maggiore parsimonia per renderli meno costosi: ho visto libri in Giappone, molto spartani, su carta riciclata. Tutte le scuole hanno ormai le lavagne interattive multimediali, e gli insegnanti riescono a prendere molti materiali da internet. Per cui incrementiamo le biblioteche di classe e quelle digitali”. Ha poi aggiunto: “Noi presidi da una parte abbiamo chiesto che venga rivisto il limite che la scuola non deve superare: se alziamo il limite naturalmente sale la spesa per i genitori, ma le Regioni a loro volta devono aumentare i buoni-libro per le famiglie meno abbienti, alzando l’Isee”. Un richiamo alla parsimonia che non risparmia nemmeno le famiglie: “Il libro di testo costa caro – dice ancora Rusconi – ma il corredo scolastico è molto più caro. I genitori devono riequilibrare le manie consumistiche dei ragazzi. Allora se si deve fare qualche sforzo lo si può fare nei riguardi della formazione culturale e non tanto delle ‘smanie consumistiche’”. Ma paternali a parte, un dato significativo resta: “Per coprire il costo libri di tutte le famiglie in povertà assoluta servirebbe un fondo pari a 170 milioni di euro” – parola di Paolo Tartaglino, presidente dell’Associazione italiana editori, che aggiunge – “Bisognerebbe aiutare anche quelle in povertà relativa: per fare questo sono necessari 350 milioni”.

Smanie consumistiche

Il problema quindi più che le smanie consumistiche sono i fondi non erogati dalle Regioni per i bonus, e la mancanza di un intervento massiccio dello Stato per la regolamentazione di un tetto massimo di spesa sui libri. Se non si vuole erodere il diritto allo studio rendendo “impraticabile” la spesa alle famiglie serve un intervento urgente e coraggioso.

Sergio Filacchioni

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