Roma, 24 nov – Non ce lo saremmo mai aspettati, ma l’accolellatore di bambini di Dublino è un “irlandese naturalizzato”, come riporta Ultimora.net. Ovviamente, siamo amaramente sarcastici.
“Irlandese naturalizzato”: le prime informazioni sul folle di Dublino
Addirittura una giornata per confermare una notizia che era circolata quando è avvenuto il gravissimo fatto di sangue di ieri nella capitale irlandese. Le stesse autorità del Paese avevano smentito e bollato come “disinformazione” la notizia. Ma si sa, è difficile tenere sempre la testa sotto la sabbia. E allora sono le stesse autorità che prima “bollavano” a certificare e ad utilizzare proprio quella espressione: “irlandese naturalizzato”. Quarant’anni, vive sull’isola da circa venti.
La naturalizzazione è sempre esistita, è la patologia del multi-culturalismo il problema
Di solito le naturalizzazioni, eventi sempre avvenuti nella storia, riguardavano poche eccezioni, per ragioni di particolari sinergie culturali o più spesso familiari (sposare qualcuno del Paese di destinazione). Di conseguenza, non parliamo certamente di eventi fuori dal mondo. Il problema è quando si pretende di operare naturalizzazioni di massa, cosa che l’immigrazionismo esercita ormai da decenni, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa, come dimostra il caso irlandese. Il problema è quando le naturalizzazioni altro non sono se non ius soli mascherati: quindi non per matrimonio con autoctoni, non per parziale discendenza, non per eccezione, ma come una semplicissima domanda che si può presentare dopo pochi anni di residenza nel Paese. Far diventare tutti irlandesi, francesi, inglesi, tedeschi, italiani o ciò che vi pare con un semplicissimo pezzo di carta e pretendere che vi sia un’identità solo sulla base di questo. Ancora non conosciamo i dettagli della follia dell’ “irlandese naturalizzato”. Ciò che sappiamo è che in passato eventi del genere hanno mostrato eccome il legame con la forzatura evidente di far vivere popoli diversi nella stessa area geografica e pretendere di trattare l’identità stessa come carta straccia.
Aurelio Del Monte