Roma, 7 mag – Che l’oltranzismo di sinistra non conosca limiti è ben evidente in questi giorni di polemiche nei confronti della casa editrice Altaforte per la sua presenza al Salone del Libro di Torino. Così, mentre i vari Raimo e Zerocalcare negano la loro partecipazione per “colpa” dei cattivi fascisti, sul mensile de Il Primato Nazionale attualmente in edicola, i pericolosi attentatori alle libertà individuali parlano di Giuseppe Culicchia.
Un membro del Salone su Il Primato Nazionale
Culicchia, torinese classe 1965, di certo non può essere definito “sovranista”: casualmente, anzi, è anche membro del comitato editoriale del Salone del Libro per questa edizione. Nel 2014, invece, ha diretto la sezione Officina del Salone. La sua opera più famosa è di certo Tutti giù per terra. Davide Ferrario ne trasse un film, anch’esso di successo, nel 1997. Il protagonista era Valerio Mastandrea. Ma è la sua ultima fatica letteraria, Il cuore e la tenebra, ciò di cui si parla sulle pagine de Il Primato Nazionale questo mese, con un articolo a firma di Matteo Fais.. Il libro narra la storia di un importante direttore d’orchestra e della sua ossessione di riprodurre la Nona di Beethoven nella versione eseguita da Wilhelm Furtwängler nel 1942, in occasione del compleanno nientemeno che di Adolf Hitler. Tale è la sua passione da indurlo entro l’ideologia nazionalsocialista. Al lettore è dato di vedere come nasca nell’animo umano il fascino della “tenebra”.
Aperture mentali a confronto
Tenebra o meno, l’universo culturale sovranista dimostra ancora una volta – qualora ve ne fosse bisogno – di non temere discussioni di o su scrittori e intellettuali, come Culicchia, che non appartengono alla propria visione del mondo, ma ai quali si riconosce capacità ed onestà intellettuale e che, per puro caso, fanno anche parte del comitato editoriale di un Salone del Libro che in nome della democrazia impedisce ai fascisti, dichiarati o meno, di accedervi. Quegli stessi individui che dimostrano una ben più ampia apertura mentale: che gli isterici censori temano, in definitiva, di subire il fascino della “tenebra”?
Ilaria Paoletti
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