Roma, 28 mag – “Un salutare colpo alla tentacolare corruzione che domina il mondo del calcio o una mossa politica?”. È necessario ripartire proprio dalla domanda che funge da incipit all’articolo di ieri sull’inchiesta sulla Fifa e sul terremoto che sta scuotendo il calcio mondiale per sapersi districare tra le complesse trame che muovono lo sport più bello, giocato, visto ma soprattutto pagato del mondo.
La dura reazione del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che ha accusato senza mezze misure gli Stati Uniti di essersi immischiati in “un altro caso di applicazione extraterritoriale delle leggi statunitensi” e che ha esortato Washington “a smettere di cercare di ergersi a giudice all’esterno dei suoi confini e di seguire le procedure legali internazionali generalmente accettate”, sembra chiaramente orientare verso la mossa politica.
Ma d’altra parte la storia recente del calcio italiano e non solo ci ha insegnato che quando questi terremoti avvengono è solo per motivi politici e mai per crociate per la giustizia. Ma mentre gli ideologi dello scontro geopolitico già stanno preparando il loro schema preconfezionato in cui Blatter diventa addirittura un paladino dei Briics che tenta di spezzare il monopolio mondialista aiutando la Russia e i paesi arabi e magari vedono nella cavalcata del Dnipro in Europa League una mossa filo Ucraina chiaramente anti putiniana, ci sono molte altre questioni all’interno del mondo del calcio che vengono analizzate solo superficialmente e che mostrano una trama ben più complessa del solito schema guerra fredda.
Le prime pesanti accuse a Blatter provenienti dal mondo calcistico sono arrivate da Lennart Johansson, presidente Uefa dal 1990 fino al 2007 – quando fu sconfitto da Platini – e battuto proprio da Blatter nella corsa alla presidenza Fifa nel 1998. Ma l’ex plenipotenziario del calcio europeo non si è soffermato tanto sulla corruzione e sul movimento calcistico mondiale ma ha puntato tutto su un’altra questione. Che è sì il Mondiale del 2018 in Russia ma che nasconde in realtà un’altra sotto-trama che va avanti da anni.
Johansson infatti ha espresso una chiara posizione per lo spostamento dei mondiali del 2018, ma solo per puntare tutto sulla loro assegnazione all’Inghilterra. Ora bisogna ricordare che Johansson fu proprio il promotore per l’assegnazione del mondiale 2002 all’Inghilterra, puntando sui voti di tutto il movimento europeo. Ma una volta sconfitto si vide il mondiale spostato in estremo oriente, tra Corea e Giappone. E l’ignominoso cammino della Corea in quel mondiale – l’arbitro Moreno fu solo una parentesi perché noi italiani ricordiamo meno la grottesca partita in cui la Corea eliminò la Spagna con gol irregolari da una parte e gol annullati dall’altra – fece sospettare a tutti che dietro ci fosse almeno un contentino per i favori che portarono Blatter alla presidenza.
Da allora Blatter nascondendosi dietro istanze “terzomondiste” del calcio, ha sempre più appoggiato le federazioni minori ma più ricche del calcio, aumentando la percentuale di squadre asiatiche ed africane ai mondiali – passate dall’8% al 15% nel passaggio da 24 a 32 squadre partecipanti – a discapito proprio di quelle europee – passate invece dal 59% al 50%. E puntando appunto ad assegnare i mondiali a paesi asiatici e africani.
I risultati sono davanti agli occhi di tutti, con un abbassamento qualitativo dei mondiali che viene denunciato ogni anno, con un mondiale dall’organizzazione a di poco disastrosa come quello del 2010 in Sud Africa e con lo stravolgimento dei calendari di campionato per poter far giocare d’inverno il mondiale 2022 in un paese come il Qatar dove il calcio è giocato solo da stranieri a fine carriera o da sudamericani che non hanno sfondato nel vecchio continente.
Proprio la federazione inglese si è sempre mossa contro questo decentramento del potere calcistico, tanto nella Fifa quanto nella Uefa dove Michel Platini, l’uomo che sconfisse Johansson, sembra voler seguire le orme del “maestro” Blatter dando meno peso ai club delle nazionali più blasonate, storiche e potenti e dandolo a club di fascia minore. Ricordiamo che fu proprio Johansson a cambiare il format della vecchia Coppa Campioni trasformandolo nell’attuale Champions League, mentre il suo avversario Platini è quello che ha facilitato l’ingresso alla fase a gironi a squadre come il Ludogoretz, il Bate Borisov, il Maribor rendendo invece più complesso il cammino delle cosiddette “piazzate” dei campionati principali costrette a un cammino più arduo nei play-off.
Il fatto che la federazione inglese sia sempre stata l’oppositrice più aspra delle scelte di Platini non è un mistero, non è un caso infatti che Platini abbia fatto una pesante dichiarazione contro la scelta di un ct straniero per la panchina inglese, cosa che invece non ha fatto per altri casi come quello portoghese e quello russo. Come è alquanto sospetto che dalla caduta di Johansson l’Inghilterra abbia perso l’assegnazione dei mondiali ben due volte. Che dunque dietro di tutto ci sia una “revanche” inglese supportata proprio dal vecchio alleato Johansson?
Anche il fatto che si siano mossi gli americani fa pensare proprio a questo. Il calcio inglese è infatti uno di quelli più “colonizzati” dalla finanza statunitense, basti pensare al Liverpool o alle recenti trattative per acquisire il Tottenham o al caso Manchester United acquisito qualche anno fa dalla famiglia Glazer che opera proprio negli Usa.
Anche la tempistica è piuttosto sospetta, dato che avviene proprio nell’anno del “crollo” delle squadre inglesi in Europa, che rischiano ora di perdere il quarto posto Champions dato che le assurde regole del ranking che anni fa hanno penalizzato le italiane ora vedono l’Inghilterra partire dietro la Germania e proprio con l’Italia a poca distanza. Sospettare quindi che dietro il polverone ci possa essere una sorta di società di mutuo soccorso anglo-americana è quanto meno lecito.
Anche il fatto che le indagini riguardino soprattutto le competizioni giocate nel “terzo mondo” calcistico, su tutte Sud Africa 2010 – si parla di tangenti miliardarie – e Qatar 2022 su cui già c’è stata una precedente indagine fa pensare che si voglia “riportare” il centro calcistico nel vecchio continente come da sempre promosso dalla politica calcistica inglese.
Ad ogni modo, comunque vada, difficilmente vedremo davvero un colpo alla mafia calcistica. Vedremo solo la solita lotta tra cosche, una che da anni ha distrutto il calcio con un sistema granitico di corruzione grottesca e palese che con regole allucinanti ha devastato il calcio europeo, l’altra che punta a un accentramento altrettanto dittatoriale che punta sul controllo calcistico da parte dell’alta finanza anglo-americana.
A questo punto diventa difficile se non impossibile “fare il tifo” per una delle due fazioni. Per il momento l’unica soddisfazione è la faccia impaurita e tremante di chi per anni ha simboleggiato il male del calcio. Ma sarà solo una soddisfazione breve perché l’impressione è che sarà presto sostituita da una altrettanto odiosa e pericolosa.
Carlomanno Adinolfi
1 commento
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/gaza-amara-conflitto-si-sposta-campo-calcio-palestina-che-101005.htm
io ci metterei anche questa notiziuola.
teniamo presente che a parte i servi eu-usa, tutti gli altri avrebbero votato perla sacrosanta espulsione del paese razzista (israele).
NO TO RACISM.