Roma, 12 set – Uno studio preliminare su sette bambini tra 6 e 15 mesi che diagnosi precoce di Disturbi dello Spettro Autistico (DSA o, in inglese, ASD, Autistic Spectrum Disorders), coordinato da Sally Rogers dello UC Davis Mind Institute e pubblicato dal Journal of Autism and Developmental Disorders, sta dimostrando che, intervenendo tempestivamente con giochi mirati e piccole terapie psicologiche fatte direttamente dai genitori, i bambini con autismo a tre anni non mostrano i sintomi e hanno una vita normale.
L’autismo, chiamato originariamente Sindrome di Kanner, è considerato dalla comunità scientifica internazionale un disturbo neuro–psichiatrico che interessa la funzione cerebrale; la persona affetta da tale patologia esibisce un comportamento tipico caratterizzato da una marcata diminuzione dell’integrazione socio-relazionale e della comunicazione con gli altri ed un parallelo ritiro interiore. Attualmente risultano ancora sconosciute le cause di tale manifestazione, divise tra cause neurobiologiche costituzionali e psico-ambientali acquisite.
I sette bambini mostravano i primi chiari segni di autismo, come la diminuzione del contatto visivo, la difficoltà a interagire con gli altri o i movimenti ripetitivi. Il metodo, chiamato Infant Start, consiste nell’insegnare ai genitori piccoli ‘trucchi’ per aumentare le interazioni con i piccoli; la grande novità è che il trattamento è stato messo in atto dagli stessi genitori dei bambini. Se ad esempio un bimbo era attirato da un animale di pezza il genitore doveva entrare nel campo visivo del bimbo e giocare anche lui con l’animale, nascondendolo sotto la maglia, in modo da attirare su di se’ l’attenzione. I risultati sono stati sorprendenti: con 12 sedute di un’ora tra piccoli e genitori seguite da un periodo di mantenimento di 6 settimane con visite bisettimanali, e follow-up a 24 e 36 mesi, all’età di 2 o 3 anni sei piccoli su sette avevano pienamente sviluppato le loro capacità comunicative e cognitive.
Dato lo scarso numero di soggetti studiati, scrivono gli autori, è presto per sapere se la terapia può funzionare anche a lungo termine e su tutti i bambini con questo problema, ma i risultati sono promettenti. ”L’intervento precoce è cruciale per il successo – scrivono gli autori – ma nella gran parte del paese e del mondo servizi in grado di aiutare lo sviluppo dei bambini con autismo semplicemente non sono disponibili per bimbi di questa età”.Tali servizi se resi disponibili potrebbero essere la chiave di volta per lo studio di metodi di cura seri e scientifici per questa patologia, in tempi in cui si continua a credere che l’autismo possa essere un effetto secondario correlato dei vaccini polivalenti; vale la pena ricordarlo, un’ipotesi supportata da studi falsificati nel 1998, smentita e ritrattata dagli stessi ricercatori di allora e che ha condotto il suo teorico Andrew Wakefield alla radiazione dall’Ordine dei Medici britannico per grave ed elaborata frode.
Gaetano Saraniti