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Le cinque letture da prima serata che Benigni non farà mai

by La Redazione
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benigniRoma, 16 dic – Divina Commedia, Costituzione, Dieci Conandamenti: che palle Roberto Benigni! Sia detto con rispetto nei confronti del sommo poeta, inteso come Dante, non come il comico toscano. E pensare che di letture ispirate da fare in prima serata ce ne sarebbero tante. Proviamo a dare qualche suggerimento a Benigni per le sue prossime trasmissioni.

1. Al posto della Costituzione suggeriamo la Carta del Carnaro. Scritta da un sindacalista rivoluzionario, rivista letterariamente da uno dei maggiori poeti in lingua italiana del Novecento, nata sulle barricate di un sogno piratesco anziché nell’eco di una guerra persa che rimbombava in un’aula sorda e grigia, la costituzione del libero stato di Fiume è un testo modernissimo che unisce giustizia sociale, tradizione, modernità, spirito libertario e impeto soldatesco.

2. Al posto dei Dieci Comandamenti suggeriamo i frammenti dei presocratici. Più essenziali, più europei, meno moralistici, meno sessuofobi, meno dogmatici delle leggi dettate da Yawhé sul Sinai, rappresentano una forma di sapienza incardinata sulla potenza degli elementi, su un originario disvelarsi della verità.

3. Quanto a Dante, ovviamente si tratta di una lettura sacrosanta che fa pienamente parte della cultura ancestrale europea, ma dato che le lecturae dantis benignane ne hanno già parzialmente compromesso una corretta ricezione, suggeriamo – per restare in tema medievale – il Federico II di Ernst Kantorowicz, questo ispirato scrittore di origine ebraica abbeveratosi alla corte mistica di Stefan George e il cui libro fu donato da Goering a Mussolini

E poi, che altro?

4. Per esempio quanto sarebbe bello vedere in prima serata pubbliche letture dei Cantos poundiani, questo “poema interminabile”, questo libro che contiene tutti i libri, questa invettiva contro il dominio dell’avarizia, questa fornace in cui l’origine delle culture si fonde e si ricrea.

5. Oppure, perché no, un bel ciclo di puntate dedicate all’Iliade, il libro sacro degli europei, così scevro di sovrastrutture morali o confessionali, di respiro così terribile, così solare, così poco compassionevole.

Ma forse per tutto ciò, un Benigni non basta. No, molto meglio la Costituzione forse. 

Adriano Scianca 

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