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Siria, ministero degli Esteri: “Stop business dell’immigrazione. Italia torni nostro primo partner”

by Eugenio Palazzini
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ministero degli Esteri sirianoDamasco, 12 feb – Il traffico di Damasco è una costante, malgrado il razionamento di benzina imposto in questi giorni a causa degli attacchi dell’Isis ai giacimenti di gas nella provincia di Homs, ad una manciata di chilometri da Palmira. L’isterico utilizzo del clacson non si impone sull’aria rilassata che si respira al Ministero degli Esteri, che visitiamo insieme alla delegazione della onlus Solid e ai rappresentanti del Fronte europeo per la Siria. È la consapevolezza di chi sta vincendo una guerra che dura ormai da sei anni e che oggi appare vicina alla fine. “Dobbiamo ancora sconfiggere e cacciare i terroristi da alcune zone della Siria – ci dice Basam Darwesh, il portavoce del ministro degli esteri siriano – ma è solo questione di tempo, la nostra Nazione tornerà presto ad essere unita e libera, questi barbari hanno le ore contate ovunque”.

Che Assad è oggi più forte che mai lo hanno capito anche i governi europei, da anni impegnati in una campagna politica e mediatica volta a destituirlo. Assoggettati alla linea statunitense che ha prodotto soltanto la chiusura delle sedi diplomatiche e un vergognoso embargo imposto alla Siria. “Specialmente dopo la liberazione di Aleppo – afferma il portavoce del ministro siriano Basam Darwesh  – i parlamentari europei hanno capito che stiamo vincendo il terrorismo che minaccia anche i loro Paesi, ora ci corteggiano e vengono qua a parlare con noi per riallacciare i rapporti”. È un cambio di rotta che non stupisce il ministero siriano, soprattutto dopo il vertice internazionale di Astana che ha dimostrato come tutti fossero d’accordo con quanto sostenuto da Assad: “le zone occupate da Isis, Al Nusra e dagli altri gruppi jihadisti devono essere riconquistate e devono tornare sotto il controllo del legittimo governo di Damasco”.

L’Italia dall’inizio del conflitto siriano ha perso il ruolo di protagonista che aveva, qua fino a sei anni fa lavoravano 40mila italiani. “Speriamo che torniate ad essere il primo partner commerciale della Siria – ci confida il portavoce del ministro Basam Darwesh- un passo fondamentale sarebbe la riapertura della vostra ambasciata. Il presidente Assad ha detto chiaramente che i governi europei non parteciperanno alla ricostruzione della nostra nazione perché hanno deciso di schierarsi contro di noi durante questa guerra. Crediamo però che l’Italia possa e debba riallacciare i rapporti con noi, per tornare ad essere quello che consideriamo uno storico amico. C’è quindi una possibilità per Roma, non prenderemo decisioni sommarie“. Un avvertimento quindi, ma anche un’opportunità. E forse non c’è più tempo da perdere, il rischio è di bruciarsi definitivamente il rapporto privilegiato che abbiamo sempre avuto con Damasco. Non sarebbe una novità, visto il pessimo precedente libico.

Ma anche qua in gioco non ci sono soltanto interessi strettamente economici, c’è anche la questione profughi che continuano ad arrivare in Italia. A riguardo il portavoce siriano ha le idee decisamente chiare: “È colpa dell’Unione Europea che continua ad aprire le porte ai profughi e adesso capisce che sono un problema. Fin dall’inizio del conflitto abbiamo detto ai vostri governi di non appoggiare questa errata visione dell’immigrazione. Se anziché accoglierli e collaborare con la Turchia, avessero investito soldi per trattenerli in Siria sarebbe costato loro molto meno e avrebbero ottenuto risultati decisamente migliori. C’è in atto un business dell’immigrazione a cui dovete porre fine, noi siamo disposti ad accogliere tutti i nostri cittadini che state ospitando. E adesso non ci sono scuse, non c’è più per loro un problema di sicurezza in buona parte della Siria, in tutte le zone controllate dal governo di Assad i siriani possono tornare a vivere nella proprie case”.

Eugenio Palazzini

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2 comments

Saif 14 Febbraio 2017 - 7:28

Il ministro degli esteri ignora o finge di ignorare che l’unica motivazione che spinge i “governi” europei alle criminali politiche migratorie è l’attuazione del piano kalergi.E’ inutile cercare una logica che non esiste dietro la morte di centinaia di migliaia di poveri disgraziati, dietro la negazione del concetto di Nazione, Patria o confine nazionale.Vergogosi complici di questa mattanza (fisica e ideologica) i “giornalisti” dei mainstream media abbondantemente foraggiati per spargere letame sulla capacità di ragionamento e critica del cittadino.

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Anonimo 14 Febbraio 2017 - 4:02

I governi europei hanno interessi ben più terreni di fantomatici Kalergi. I governi europei vogliono manodopera schiavile a basso costo per dare carburante alle proprie imprese; vogliono la lotta tra poveri e la ri-sottoproletarizzazione; vogliono il business dell’immigrazione per riempire le proprie tasche insieme a quelle di cooperative, preti e associazionismo. Vogliono questo sistema perchè li ingrassa le tasche.
Poi ci sono i filo-immigrazionisti e la diffusione di una nefanda cultura meticciatrice, ma sono due cose ben diverse.
Togliere la convenienza economica all’immigrazione eliminerebbe il fenomeno.

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