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Roma, 18 ago – L’Esercito Italiano sta subendo una vera e propria rivoluzione nell’organizzazione del suo organico. Per adeguarsi ai nuovi compiti dettati dall’evolversi della situazione internazionale già espressi nel piano programmatico della Difesa denominato “Libro Bianco”, l’Esercito dovrà essere in grado di condurre tutta una serie di operazioni che vanno da quelle ad alta intensità, ovvero le guerre convenzionali, sino al “peace support” e alle operazioni umanitarie.
Oltre alla riduzione degli effettivi che dovranno passare a 90 mila uomini suddivisi in un 40% di forze leggere, 40% di forze medie e 20% di forze pesanti, si è delineata l’organizzazione in unità operative modulari integrate chiamate “Brigate di Manovra Pluriarma”. Queste nuove brigate, il cui concetto operativo non è del tutto una novità per il nostro Esercito, rispetto all’assetto delle precedenti verranno potenziate sulla scorta delle esperienze pluridecennali conseguite durante le varie missioni all’estero in modo da conferire loro la massima autonomia operativa e logistica.
Questo obiettivo lo si raggiunge andando a modificare la composizione dei reggimenti di 9 delle 11 brigate che compongono il nostro Esercito dotandole di 3 Unità di Manovra, un reggimento di Artiglieria, un reggimento di Cavalleria, un reggimento del Genio Guastatori, un reggimento Logistico e di una unità di supporto all’esercizio delle attività di Comando e Controllo (in gergo C2).
Questa nuova brigata consentirà il suo impiego sia in un ambito prettamente nazionale ma anche nel quadro di contingenti multinazionali razionalizzando in modo ottimale le risorse operative. Il nucleo fondamentale saranno i tre reggimenti di Manovra oltre ai supporti al comando, inoltre disponendo di un reggimento di Artiglieria la brigata sarà in grado di gestire il supporto di fuoco terrestre in maniera ottimale integrandolo anche con altre sorgenti come il fuoco navale e aereo seguendo il concetto di Joint Fire, cioè la gestione interforze del fuoco di supporto. Le funzioni esploranti saranno invece compito del reggimento di Cavalleria che vedrà per la prima volta introdotto il compito di Task Force ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance), mentre per l’attività di manovra avrà a disposizione il reggimento Guastatori e Genio con anche compiti di protezione e contro mobilità. In particolare tramite l’ingresso nell’organico della brigata del reggimento del Genio sarà possibile anche una doppia capacità: ad esempio intervenire in caso di calamità naturale o effettuare la bonifica degli ordigni esplosivi, sia convenzionali che IED.
Questa importante modifica dell’assetto delle brigate dell’Esercito è stata avviata ma non ancora completata e non è ancora chiaro se tutte le 9 brigate saranno riconfigurate esattamente allo stesso modo, inoltre non è stato ancora definito quali saranno le due brigate rimanenti destinate a non essere trasformate in questo senso: con molta probabilità una delle due sarà la brigata Granatieri di Sardegna di stanza a Roma ma ancora non è stata scelta l’altra a cui verranno affidate mansioni ridotte.
Le due brigate pesanti saranno la Corazzata Ariete e la brigata Bersaglieri Garibaldi che già rispondono al concetto di Brigata di Manovra Pluriarma, per le forze leggere l’impianto dovrebbe essere strutturato su 5 brigate di cui due di esse, la Folgore e la Brigata Aeromobile Friuli avranno caratteristiche di “early entry” avendo la capacità di operare dall’aria; a queste vanno aggiunte le due brigate alpine, Taurinense e Julia, anch’esse già perfettamente rispondenti ai nuovi standard operativi, e va definita la quinta ed ultima: le candidate per questo ruolo potrebbero essere la Friuli, la Sassari e la già citata Granatieri di Sardegna, sebbene la candidata migliore in questo senso sembrava essere la Sassari nonostante le difficoltà legate ai problemi delle aree addestrative sarde (nella regione infatti molti poligoni hanno disponibilità limitata se non addirittura assente) ora si pensa che possa essere la Friuli.
La vera novità è rappresentata dalle brigate medie, che sono la Pinerolo e la Aosta, in quanto dispongono di materiali più recenti e moderni: queste due unità dispongono di una serie di piattaforme nate già con la tecnologia digitale e capaci di integrazione in rete secondo quanto previsto dal concetto di Forza NEC, ovvero la capacità di tutte le unità e piattaforme di essere connesse tra di loro in modo di concorrere alla raccolta, elaborazione e diffusione delle informazioni sul campo di battaglia, in pratica una sorta di internet applicato alle operazioni militari.
Questa nuovo riassetto dell’organico permetterà così di dare una nuova struttura alle Forze Armate creando 3 pacchetti di forze, due dei quali alternativi l’uno all’altro: il pacchetto base, di 10 mila uomini a sua volta suddiviso in due di 5mila ciascuno rispettivamente con compiti di gestione delle emergenze nazionali e di mettersi a disposizione della Joint Rapid Response Force della NATO, il secondo pacchetto anch’esso di 10 mila uomini sarà destinato solamente alle operazioni all’estero di lunga durata mentre il terzo, di 20 mila uomini, avrà la finalità di provvedere alla difesa collettiva della NATO (secondo l’art. 5 del trattato, ovvero in difesa di un Paese alleato) al massimo per un anno dalla mobilitazione.
Paolo Mauri
Roma, 18 ago – L’Esercito Italiano sta subendo una vera e propria rivoluzione nell’organizzazione del suo organico. Per adeguarsi ai nuovi compiti dettati dall’evolversi della situazione internazionale già espressi nel piano programmatico della Difesa denominato “Libro Bianco”, l’Esercito dovrà essere in grado di condurre tutta una serie di operazioni che vanno da quelle ad alta intensità, ovvero le guerre convenzionali, sino al “peace support” e alle operazioni umanitarie.
Oltre alla riduzione degli effettivi che dovranno passare a 90 mila uomini suddivisi in un 40% di forze leggere, 40% di forze medie e 20% di forze pesanti, si è delineata l’organizzazione in unità operative modulari integrate chiamate “Brigate di Manovra Pluriarma”. Queste nuove brigate, il cui concetto operativo non è del tutto una novità per il nostro Esercito, rispetto all’assetto delle precedenti verranno potenziate sulla scorta delle esperienze pluridecennali conseguite durante le varie missioni all’estero in modo da conferire loro la massima autonomia operativa e logistica.
Questo obiettivo lo si raggiunge andando a modificare la composizione dei reggimenti di 9 delle 11 brigate che compongono il nostro Esercito dotandole di 3 Unità di Manovra, un reggimento di Artiglieria, un reggimento di Cavalleria, un reggimento del Genio Guastatori, un reggimento Logistico e di una unità di supporto all’esercizio delle attività di Comando e Controllo (in gergo C2).
Questa nuova brigata consentirà il suo impiego sia in un ambito prettamente nazionale ma anche nel quadro di contingenti multinazionali razionalizzando in modo ottimale le risorse operative. Il nucleo fondamentale saranno i tre reggimenti di Manovra oltre ai supporti al comando, inoltre disponendo di un reggimento di Artiglieria la brigata sarà in grado di gestire il supporto di fuoco terrestre in maniera ottimale integrandolo anche con altre sorgenti come il fuoco navale e aereo seguendo il concetto di Joint Fire, cioè la gestione interforze del fuoco di supporto. Le funzioni esploranti saranno invece compito del reggimento di Cavalleria che vedrà per la prima volta introdotto il compito di Task Force ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance), mentre per l’attività di manovra avrà a disposizione il reggimento Guastatori e Genio con anche compiti di protezione e contro mobilità. In particolare tramite l’ingresso nell’organico della brigata del reggimento del Genio sarà possibile anche una doppia capacità: ad esempio intervenire in caso di calamità naturale o effettuare la bonifica degli ordigni esplosivi, sia convenzionali che IED.
Questa importante modifica dell’assetto delle brigate dell’Esercito è stata avviata ma non ancora completata e non è ancora chiaro se tutte le 9 brigate saranno riconfigurate esattamente allo stesso modo, inoltre non è stato ancora definito quali saranno le due brigate rimanenti destinate a non essere trasformate in questo senso: con molta probabilità una delle due sarà la brigata Granatieri di Sardegna di stanza a Roma ma ancora non è stata scelta l’altra a cui verranno affidate mansioni ridotte.
Le due brigate pesanti saranno la Corazzata Ariete e la brigata Bersaglieri Garibaldi che già rispondono al concetto di Brigata di Manovra Pluriarma, per le forze leggere l’impianto dovrebbe essere strutturato su 5 brigate di cui due di esse, la Folgore e la Brigata Aeromobile Friuli avranno caratteristiche di “early entry” avendo la capacità di operare dall’aria; a queste vanno aggiunte le due brigate alpine, Taurinense e Julia, anch’esse già perfettamente rispondenti ai nuovi standard operativi, e va definita la quinta ed ultima: le candidate per questo ruolo potrebbero essere la Friuli, la Sassari e la già citata Granatieri di Sardegna, sebbene la candidata migliore in questo senso sembrava essere la Sassari nonostante le difficoltà legate ai problemi delle aree addestrative sarde (nella regione infatti molti poligoni hanno disponibilità limitata se non addirittura assente) ora si pensa che possa essere la Friuli.
La vera novità è rappresentata dalle brigate medie, che sono la Pinerolo e la Aosta, in quanto dispongono di materiali più recenti e moderni: queste due unità dispongono di una serie di piattaforme nate già con la tecnologia digitale e capaci di integrazione in rete secondo quanto previsto dal concetto di Forza NEC, ovvero la capacità di tutte le unità e piattaforme di essere connesse tra di loro in modo di concorrere alla raccolta, elaborazione e diffusione delle informazioni sul campo di battaglia, in pratica una sorta di internet applicato alle operazioni militari.
Questa nuovo riassetto dell’organico permetterà così di dare una nuova struttura alle Forze Armate creando 3 pacchetti di forze, due dei quali alternativi l’uno all’altro: il pacchetto base, di 10 mila uomini a sua volta suddiviso in due di 5mila ciascuno rispettivamente con compiti di gestione delle emergenze nazionali e di mettersi a disposizione della Joint Rapid Response Force della NATO, il secondo pacchetto anch’esso di 10 mila uomini sarà destinato solamente alle operazioni all’estero di lunga durata mentre il terzo, di 20 mila uomini, avrà la finalità di provvedere alla difesa collettiva della NATO (secondo l’art. 5 del trattato, ovvero in difesa di un Paese alleato) al massimo per un anno dalla mobilitazione.
Paolo Mauri
6 comments
Bell’articolo, ma solite chiacchiere che andranno a scontrarsi con tutte le solite italianità e problemi strutturali come mancanza di fondi, invecchiamento degli organici, mancanza di aree addestrativa, sbilanciamento nei gradi, carenza di personale (già adesso tutti i reggimenti sono sotto organico)…
Purtroppo noi siamo i maestri della carta, ma tra il DIRE e il FARE…
A tappe forzate verso lo smantellamento dell’EI in nome dell’europa.
Sono d’accordo con le poche righe di Emiliano che sintetizzano il perche’ le passate ristrutturazioni sono state sempre degli aborti.
Gli effetti di questi continui perenni cambiamenti sono stati l’aumento espenenziale del caos e del disorientamento del personale militare….
Cambiamenti basilari come questi dovrebbero essere condivisi e perseguiti in modo coerente, non esclusivamente sostenuti da qualche Capo di Stato Maggiore che ha necessita’ di mostrarsi moderno ed innovatore per i suoi prossimi incarichi (eventualmente) politici.
Stiamo tornati a come eravamo brigate autonome. Ma la rivoluzione va fatta internamente, l’esercito invecchia e nessuno si rende conto che la specializzazione del soldato deve essere proporzionata all’età. Investite sul personale: abbiamo un esercito di vecchi combattenti con tanta esperienza che non trova più impiego, carriere bloccate, corsi di formazione zero. meritocrazia non pervenuta. Se penso che in America un caporale può arrivare a governare un esercito mi sento male. In Italia i nostri governanti vogliono un popolo di ignoranti! nessuno di loro ricopre il ruolo per cui a studiato, insomma una generazione che non troverà ma la luce.
cosa viste e riviste in 33 anni di servizio…..nessun Politico si assume la responsabilità di insegnare al Paese che le FF.AA e le Forze dell’ordine sono una base di partenza per una società civile ove il cittadino si rispecchia e può avere l’orgoglio di appartenenza ad una Nazione. Non siamo pronti come Nazione alla modernizzazione…troppi tabu.
Politicamente si ascolta piu’ un maestro che un poliziotto o un militare.. intanto le FF.AA. invecchiano …fino a non poter dare ciò alla quale sarebbero deputate e chiamate a fare. Una struttura aziendale che spende e non produce è destinata al fallimento. Muoviamoci è già troppo tardi.
Le forze armate, un po tutte, hanno un età media molto alta….di questo passo come ( e la domanda andrebbe fatta direttamente a qualche scienzato) sul come avere delle ffaa efficienti ed operative su uomini e donne over 40/45. Secondo il mio modo di vedere certe “trovate” sono per garantire qualche sedia di comando a qualche generalone in surplus…Ps: qualche Csm sta facendo un carrierone …dove vorrà mai ambire? Povera Italia