Roma, 13 apr – Le imbarcazioni delle Ong presenti al largo delle coste libiche fungono da attrattori di flussi migratori. Questa volta a ribadire il concetto non è un partito populista o un video verità come quello di Luca Donadel , ma direttamente Fabrice Leggeri, direttore dell’Agenzia di Guardia Costiera e di Frontiera Europea Frontex. L’accusa di Leggeri è di quelle pesanti: “Gli scafisti danno dei telefoni ai migranti con i numeri di telefono di alcune Ong” da contattare per farsi salvare e traghettare in Italia, denuncia il francese. Accuse sostanziate da “alcune testimonianze fornite dai migranti stessi”, i quali “indicano che uomini libici in uniforme, che quindi somigliano vagamente a una guardia costiera libica, sarebbero in contatto con Ong quando ci sono operazioni di soccorso in mare”. Leggeri ha poi specificato che questi uomini in uniforme, “collusi” con le Ong, non sono quelli formati dall’Ue, trovandosi principalmente ad ovest di Tripoli.
Dopo un passaggio obbligato sulla “buona fede sulle intenzioni umanitarie delle Ong”, Leggeri sottolinea il “paradosso abbastanza strano”, del fatto che “oggi abbiamo circa un terzo delle operazioni di soccorso in mare effettuate direttamente dalle organizzazioni non governative“. Questo nonostante lo sforzo nel Mediterraneo per il salvataggio degli immigrati da parte del nostro paese e di Bruxelles sia al massimo storico: “Mai stati tanti mezzi pubblici dispiegati dall’Ue e dall’Italia” nel Mediterraneo. Il direttore di Frontex conferma anche uno dei punti forti del video di Donadel, con buona pace dei siti “anti bufale” di sinistra come Butac e Bufale.net, che lo avevano contestato: l’evoluzione geografica delle operazioni di salvataggio. “Nel 2015 e inizio 2016, avvenivano all’incirca a metà strada tra la Sicilia e la costa libica. Oggi, la maggior parte dei soccorsi in mare avviene molto in prossimità delle acque territoriali libiche: 20-25 miglia nautiche dalla costa, e a volte anche dentro le acque territoriali come abbiamo potuto osservare da qualche mese a questa parte”.
Le dichiarazioni di Leggeri colpiscono duramente tutto il sistema dell’accoglienza. I numeri da lui snocciolati evidenziano il legame tra l’opera delle Ong e l’aumento di sbarchi sulle nostre coste: “i flussi attuali verso l’Ue sono ampiamente diminuiti rispetto al 2016 e al 2015”, mentre “nel Mediterraneo centrale abbiamo un aumento del 25% degli arrivi registrati tra gennaio e marzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. Dunque se quest’anno in Italia ci ritroveremo con oltre 200 mila immigrati in più il merito sarà in buona parte delle Ong: le cooperative che gestiscono i centri di accoglienza ringraziano per il futuro business, gli italiani forse saranno un po’ meno contenti. Insieme al direttore di Frontex alla Commissione del Senato si sono presentati anche i rappresentanti dell’Ong Proactiva Open Arms, mentre il Comitato Schengen della Camera ha ascoltato il presidente della Ong Sea-Eye. Proprio il presidente di Sea – Eye, Michael Buschheuer, si è difeso sostenendo di non arrivare mai oltre le 13 miglia dalla costa libica (il limite delle acque territoriali è 12) , di farlo solo per persone in grave pericolo (quindi tutti, considerando le bagnarole che gli scafisti mettono ormai in mare), ma soprattutto ha addossato la responsabilità alla sala operativa di Roma della Guardia Costiera, dalla quale Sea – Eye riceve direttamente le segnalazioni per effettuare i salvataggi.
Molto interessante anche il ruolo della Ong spagnola Proactiva Open Arms. Per capire di cosa stiamo parlando, basti pensare che nel 2016 ha salvato 70 mila “migranti” sugli oltre 181 mila arrivati in Italia. Una vera e propria miniera d’oro per i vari Salvatore Buzzi delle cooperative sparse sul territorio nazionale. Il direttore della Ong Oscar Camps e il capo missione Ricardo Gatti, hanno negato di aver ricevuto telefonate dagli immigrati per farsi soccorrere, mentre rispetto alla scelta di non condurre i barconi nel porto sicuro più vicino geograficamente, che sarebbe quello di Sfax in Tunisia, affermano che quel porto non è sicuro e che in ogni caso è il Ministero degli Interni italiano a indicare come “alternativa” di approdo i porti italiani. Per due volte le imbarcazioni della Proactiva Open Arms hanno effettuato operazioni all’interno delle acque territoriali libiche nel 2016, il 23 luglio e il 9 ottobre scorso, confermando il ruolo di “taxi per migranti” affibbiatogli dai cattivissimi populisti. Maurizio Gasparri ha definito la Guardia Costiera “un’organizzazione dedita a devastare il nostro Paese e non a proteggere le nostre coste” arrivando ad invocare la corte marziale, mettendo in mezzo anche il Viminale e la missione Eunavfor Med. Anche l’orologio fermo segna l’ora esatta due volte al giorno.
Davide Di Stefano