Roma, 8 set – C’è un caso diplomatico che potrebbe avere effetti imprevedibili, fra Italia e Francia.
Oggetto del contendere è il confine tra i due stati all’altezza del Monte Bianco, su cui collocazione italiani e francesi non sono mai andati d’accordo. Nei giorni scorsi, infatti, due guide alpine d’oltralpe, su mandato del sindaco di Chamonix, Eric Fournier, hanno bloccato per questioni di sicurezza l’accesso al ghiacciaio del Gigante dal rifugio Torino, considerandolo in territorio francese.
Secondo Parigi, infatti, il confine passa sotto il rifugio Torino, per gli italiani invece è in mezzo al ghiacciaio, circa 300 metri più in alto. Il rifugio in questione, quindi, per gli starebbe in Francia, per gli altri in Italia.
“Il rifugio Torino è in Italia – tuona il sindaco di Courmayeur, Fabrizia Derriard – e lì i francesi non hanno alcuna competenza. La decisione di chiudere il passaggio avrà delle conseguenze giudiziarie. È vero, il nostro catasto non coincide con quello di Chamonix. Noi comunque ci basiamo sulle cartografie della Nato che recepiscono la convenzione del 1860 e mettono il confine sullo spartiacque”.
La fermezza e la devozione delle autorità locali alla sacralità dei confini è commovente. Fa però un po’ sorridere che si apra un contenzioso diplomatico per 300 metri di rocce e neve, contro delle guide alpine francesi, quando intellettuali, economisti e politici non fanno che dirci che i confini e le frontiere sono relitti del passato, che chiunque può andare e venire dove vuole.
Insomma, ben vengano le risposte dure contro chiunque rechi affronto al sacro perimetro della nazione, ma si potrebbe iniziare dall’immigrazione clandestina anziché da due francesi in calzoncini corti e piccozza.
Giorgio Nigra
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