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L’A320 e quell’inutile ossessione per la sicurezza

by Adriano Scianca
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Schermata 2015-03-27 alle 12.25.13Roma, 27 mar – Se l‘Airbus A320 della Germanwings fosse stato solo un po’ meno sicuro, oggi forse 150 persone sarebbero ancora vive. È questo il paradosso della tragedia di cui sembra sia stato responsabile il copilota Andreas Lubitz. L’uomo, affetto a quanto pare da depressione, ha infatti potuto portare l’aereo contro le montagne francesi perché, dopo l’11 settembre, le cabine dei velivoli sono state blindate. Ora nessuno può più entrare dall’esterno. Nemmeno chi, come il pilota dell’aereo tedesco, vuole impedire una tragedia.

L’eccesso di misure securitarie ha quindi contribuito alla creazione della insicurezza massima. Un bel rompicapo. Ora molte compagnie hanno ulteriormente modificato il regolamento: da oggi non sarà più possibile che nella cabina ci siano meno di due persone. Ma l’impressione è che si rincorra l’attualità cercando l’illusione di una sicurezza totale che non ci sarà mai.

I fatti parlano chiaro e ci dicono che non è possibile portare una normale confezione di shampoo nel bagaglio a mano mentre una persona con gravi problemi di depressione può mettersi tranquillamente alla cloche di un apparecchio volante con a bordo 150 persone.

Ma già l’11 settembre determinò un brusco risveglio dalle nostre sicurezze, con un pugno di uomini armati di temperini che misero in ginocchio la più potente nazione del mondo. Si cercavano bombe ed esplosivi, bastarono dei coltellini da campeggio.

In seguito all’attacco alle Torri gemelle, del resto, si scatenò una guerra con la scusa delle “armi di distruzione di massa”, segno che la lezione non era stata imparata affatto. In realtà contro gli Andreas Lubitz, e forse anche contro i Mohamed Atta, non avremo mai abbastanza difese. Men che mai le avremo contro la fatalità, il caso, l’errore, la sfortuna o il fato.

La cosa surreale, tuttavia, è che mentre da una parte cerchiamo di tamponare disperatamente le falle della nostra ossessione securitaria, dall’altra contribuiamo a creare insicurezza vera laddove potremmo invece intervenire fattivamente.

Lo spettro della minaccia terroristica che per un attimo soltanto è balenato dietro la tragedia dell’A320 non è uno scherzo del destino. Ha nomi e cognomi, responsabilità e colpe, nonché cure e rimedi. E se non c’è probabilmente nulla che possa fermare il singolo terrorista determinato a fare una strage, molto, moltissimo si può fare per sradicare le reti del terrore. Solo che noi ci rifiutiamo di guardare in faccia la realtà.

L’Occidente ha creato, almeno indirettamente, l’Isis ma non ci fa portare le bottigliette d’acqua a bordo degli aerei. È tutta una presa in giro.

Adriano Scianca

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