Berlino, 12 set – Qualche giorno fa l’influente Istituto per la Ricerca Economica di Monaco di Baviera (Ifo) ha pubblicato i dati, relativi al 2017, sul surplus commerciale tedesco. Ebbene, la Repubblica Federale si piazza al primo posto con ben 285 miliardi di dollari di surplus (pari a 257 miliardi di euro). A distanza quasi siderale troviamo la Cina (190 miliardi di dollari) e Giappone (170 miliardi di dollari). Si tratta, come si può facilmente immaginare, di cifre enormi che, peraltro, sfondano tutti i parametri imposti dall’Unione Europea. Ma, si sa, per il discorso dominante i “corrotti” e i “manigoldi” sono sempre gli Stati dell’Europa meridionale, mai le virtuose “locomotive” del Nord.
Eppure, nonostante questo storytelling onnipervasivo, la realtà è completamente diversa. Abbiamo già parlato delle storture dell’euro e della concorrenza sleale della Germania nei confronti dei presunti “alleati” europei. Così come non mancano studiosi coraggiosi che da tempo denunciano le falle della “narrazione” ufficiale. Tra le favole messe in giro sulla “locomotiva d’Europa”, c’è sicuramente quella che vorrebbe la Germania più brava e più attiva sui mercati extra-europei. Ma anche l’Ifo propone una versione opposta: è dall’eurozona e dagli altri Paesi europei che la Germania ha tratto i maggiori profitti. Altro che mercati emergenti! Grazie alla svalutazione interna (abbassamento dei salari) e al cambio fisso (sbilanciato) dell’euro, gli imprenditori tedeschi vengono a fare shopping in primo luogo proprio dai partner di Eurolandia.
Insomma, quella che viene definita dagli economisti e dagli strilloni di regime come la “via maestra” da seguire per raggiungere pace e prosperità, non potrà che portare con sé povertà e conflitti. Per essere più chiari, questo è il futuro che ci attende: salari più bassi, dumping sociale, deindustrializzazione. La Germania ne trarrà cospicui vantaggi, ma alla lunga – come è stato notato con una brillante metafora – finirà per tagliare da sola il ramo su cui è seduta: impoverendo i lavoratori autoctoni e i Paesi europei, sia il mercato interno che estero si prosciugheranno e la Repubblica Federale si ritroverà nel caos. Locomotiva d’Europa? Sì, senz’altro. Peccato che la destinazione non sia il paradiso, ma un baratro.
Valerio Benedetti
1 commento
…anche da noi i salari sono bassi e non esiste più neanche il tanto deprecato art.8 a cui, industriali e i politi nostrani, si appellavano come scusa per la mancanza di ”crescita”…..eppure…..Il fatto reale è che in Germania esiste una classe politica capace, indipendentemente dal fatto che sia più o meno europeista….Per quando avranno esaurito il mercato Europa, si rivolgeranno verso i paesi dell’est e asiatici, come già stanno iniziando a fare…”Chi pecora si fa il lupo se la mangia”..