Roma, 2 apr – Pare proprio che la vicenda dei dirigenti incaricati delle agenzie fiscali illegittimi sia ben più complicata di quanto la massima dirigenza dell’Agenzia delle Entrate riteneva inizialmente sulla base di una ingiustificata sicumera.
Ieri sera, infatti, si è tenuta una riunione al ministero dell’Economia alla quale hanno partecipato i massimi dirigenti di Entrate e Dogane ed il risultato è stato una sorta di situazione stagnante dalla quale non sarà facile uscire. O per meglio dire, sarà facile uscire ma con soluzioni che non piaceranno a Rossella Orlandi e a tutta quella massa di dirigenti illegittimi destituiti dalla Consulta.
Per adesso sembra che l’unico decisione presa sia quella di proseguire nello svolgimento del concorso per 403 dirigenti bandito l’anno scorso e rimasto in sospeso fino ad oggi non riconoscendo, però, punteggi aggiuntivi ai dipendenti che abbiano ricoperto incarichi dirigenziali ritenuti illegittimi. Il tutto garantito da un decreto del presidente del Consiglio. Per il resto la situazione resta in alto mare: Renzi non ha alcuna intenzione di inimicarsi in un colpo solo il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti e soprattutto la Corte Costituzionale con una norma simile a quella approvata dal governo Monti e disapplicata da quest’ultima con la recente sentenza n. 37/2015.
La Corte poi verrà chiamata, molto probabilmente, a pronunciarsi sul rispetto delle norme costituzionali della nuova legge elettorale e sicuramente il premier non ha alcun interesse ad emanare una norma “salva-incaricati” che creerebbe uno scontro istituzionale dal quale rischierebbe di uscirne con le ossa rotte. Peraltro c’è pure da tener conto che siamo a due mesi precisi alle elezioni amministrative e sanare (contra legem) con decreto una situazione di palese illegalità all’interno dell’amministrazione finanziaria significherebbe prestare il fianco alle critiche e denunce delle opposizioni. E quindi al momento attuale la sorte dei dirigenti incaricati pare segnata in nome del principio del ”ubi maior, minor cessat”.
Peraltro, questi ultimi hanno accettato le deleghe di firma, mantenendo di fatto i precedenti incarichi, ma senza indennità nella speranza, a questo punto verrebbe da chiedersi se fondata o meno, di una risoluzione della questione in tempi brevi come aveva promesso loro Rossella Orlandi. E da fonti interne all’agenzia risulta che si siano riservati di decidere se mantenere le deleghe entro il 30 aprile sulla base delle decisioni che verranno prese sul loro futuro. Ma sempre da fonti interne risulta anche che moltissimi funzionari tagliati fuori in questi anni dalle selezioni, tutt’altro che trasparenti, per l’assegnazione degli incarichi ad personam siano pronti ad accettare le deleghe di firma anche senza indennità. Insomma, per i dirigenti incaricati e decaduti si starebbe prospettando, oltre al danno, anche la più classica beffa.
Walter Parisi