Roma, 18 feb – Recentemente, il Financial Times ha pubblicato un interessante articolo, qui tradotto da Vocidallestero, sullo stato del nostro settore immobiliare, in cui i prezzi continuano inesorabilmente a scendere in una spirale deflazionistica senza precedenti, almeno in Italia.
Chi è interessato alle tecnicalità potrà leggersi l’articolo ed i dati molto precisi che snocciola, a noi preme viceversa sottolineare l’aspetto politico della vicenda. Quello che l’articolo non dice, essendo la fonte un quotidiano oligarchico di ispirazione fortemente marginalista, è il motivo di fondo di questa disastrosa situazione che rischia di detonare con conseguenze drammatiche, come spiegheremo tra breve.
È molto probabile che una disoccupazione reale del 30%, che comporta la sostanziale impossibilità per un terzo degli Italiani di onorare i propri debiti, potrebbe aver avuto un certo effetto nell’innesco della spirale deflazionistica, come tentiamo di spiegare da sempre, checché ne possano pensare i redattori del FT.
Questo comporta che le banche italiane si trovano in una situazione disperata non solo con i prestiti alle imprese, ma anche e soprattutto con gli immobili, sia direttamente (mutui a scopo abitativo) sia indirettamente (garanzie ipotecarie). Facciamo un passo indietro: solitamente durante i periodi di “vacche grasse”, se non vincolate dallo Stato ad operare in altri modi, le banche prestano a chiunque, gonfiando bolle speculative che poi inevitabilmente esplodono quando una gran parte dei debitori fallisce. Tendenzialmente, a questo punto le banche entrano in sofferenza, perché si trovano dei buchi sempre più grossi nel bilancio. Se poi la crisi del settore immobiliare è tale che crollano persino i prezzi delle garanzie ipotecarie con cui storicamente le banche hanno sempre tentato di tutelarsi dalla propria stessa cupidigia, allora il danno è tale che spesso assistiamo al fallimento delle stesse.
In Italia abbiamo evitato la catastrofe prima attraverso il bail-in (ovvero espropriando dei propri risparmi migliaia di lavoratori innocenti), e poi nel caso MontePaschi direttamente con una ricapitalizzazione di danaro pubblico (leggasi sostanzialmente nazionalizzazione).
Ma la situazione è tale che il collasso del sistema bancario nazionale sotto il peso dei propri crediti marci è stata solo spostata, fino alla prossima volta in cui sarà necessario ricapitalizzare le banche, non si sa più bene come.
Il FT conclude auspicando una ripresa degli investimenti, che potrebbe riportare la situazione alla “normalità”, ma non ci dice esattamente cosa intenta, né chi debba farli questi investimenti. È abbastanza chiaro che in questa situazione dovrebbe essere lo Stato, che però essendo imbrigliato nella gabbia dell’euro è come noto impossibilitato a spendere per il benessere dei propri cittadini.
Si pone poi un secondo problema, più generale: è mai possibile che la casa, diritto inalienabile alla proprietà per chi lavora e vuol farsi una famiglia, debba essere oggetto delle “fluttuazioni del mercato”, ovvero della speculazione di banche e palazzinari?
L’immenso patrimonio immobiliare pubblico, nonché tutte le aree sfitte o in disuso, non potrebbe semplicemente servire come base per realizzare appartamenti da vendere agli Italiani, a mutui ammortizzati ed a tasso fisso? Non sarebbe meglio iniziare a pensare alla casa in termini sociali, e non di profitti per i Caltagirone di turno?
Matteo Rovatti
Crisi del mercato immobiliare? La soluzione esiste: si chiama Mutuo Sociale
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1 commento
Bellissimo articolo. Desidero solo aggiungere che magari la ricapitalizzazione delle banche diventasse nazionalizzazione; gli usurai stranieri che si sono impossessati delle nostre banche e di Banca d’Italia non lo permetterebbero mai. Ci hanno detto che le banche di interesse nazionale(pubbliche ) andavano date a privati e cosi’ è stato!! Ma se io verso 2 mila euro contanti la banca mi dà 20 euro all’ anno di interessi ma ne puo’prestare 100 mila(con riserva obbligatoria in cash al 2%!).In sostanza ne guadagna 14 mila al anno(fanno anche il 14% che in passato era tasso usuraio ma grazie a Monti non lo è piu’) con un costo di 20 euro!E ci hanno detto che con lo stato non guadagnavano; in realta’ le enormi ricchezze prodotte dalle partecipazioni statali insieme al denaro creato a costo zero da Banca d’Italia era una tale montagna di denaro che ci faceva pagare molte meno tasse e anche risparmiare.Le banche vanno nazionalizzate assolutamente; Mussolini lo fece nel 1935 e da allora la massoneria usocratica oligarchica straniera giurò vendetta e subito misero le sanzioni (1936) con la scusa dell’ Etiopia e poi fecero di tutto per scatenare la 2a guerra mondiale non cedendo ad Hitler (che aveva anche lui nazionalizzato la creazione del denaro) il corridoio di Danzica. Nazionalizzando oggi la situazione sarebbe diversa perchè gli usurai sono stati smascherati e molti sanno del signoraggio e del fatto che le maggiori banche centrali sono private; creano a costo zero il denaro che dovrebbe stampare lo stato e dopo averlo prestato con interessi, alla scadenza si prendono tutte le ricchezze pubbliche e private di uno stato.Siamo noi che riconosciamo valore al loro euro ; se domani agli italiani venisse detto che la moneta è la lira, darebbero valore a questa e la userebbero per gli scambi , che è poi la funzione della moneta