Roma, 19 – Sono almeno 9 miliardi nelle coop di consumo. Più altri 2 in altre realtà, come le cooperative edili o agricole. In totale si superano gli 11 miliardi. Sono i numeri del prestito sociale, modalità principe con la quale le coop si finanziano. Un’immensa mole di denaro depositato a vista dai risparmiatori direttamente nelle società della finanza un tempo comunista, e che oggi rischiano di svanire, evaporare d’un soffio. Tanto da far riemergere dal torpore perfino un governo sonnacchioso – per non dire complice – sul tema.
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I problemi relativi al prestito sociale non sono, in realtà, una notizia nuova. Nel corso di questi ultimi anni molte coop sono andate gambe all’aria, spesso da un giorno all’altro. Dalle Coop Operaie del Friuli (bruciati 130 milioni di 20mila soci) alla Cmr di Reggiolo (Reggio Emilia), dove un abitante su cinque ha dovuto dire addio ai suoi risparmi, i casi si sono moltiplicati nel tempo. E la serie di crac rischia ora di moltiplicarsi aggiungendo parecchi “zero” alla contabilità.
I risparmiatori sono in subbuglio: il prestito sociale non ha alcuna forma di tutela, Banca d’Italia ha solo emesso alcune vaghe e generiche indicazioni per migliorare sul fronte della trasparenza, ma in caso di dissesto nessuno aiuterà i cittadini che si sono fidati delle coop a recuperare i propri soldi. Tanto che in molti stanno cominciando una “corsa agli sportelli” per riavere indietro il dovuto. Come sta succedendo, fra i vari casi, al colosso Unicoop Tirreno, dove nell’arco di tre anni i soci hanno ritirato quasi mezzo miliardo e il sistema coop ha dovuto costruire un’operazione ad hoc per salvare la baracca. A pesare sui bilanci sono soprattutto le avventure in campo finanziario: Coop centro Italia ha dato una mano al suo mondo (quello di sinistra, ca va sans dire) partecipando a tutti gli aumenti di capitale Mps, rimanendo di fatto con un pugno di mosche in mano. Lo stesso dicasi per Coop Liguria, alle prese con le vicissitudini di Carige.
“Occorre rinsaldare il rapporto di fiducia, innanzitutto valoriale, tra le cooperative ed i loro soci”, ha spiegato il viceministro dell’Economia Enrico Morando, promettendo interventi legislativi ad hoc per fornire un quadro giuridico al prestito sociale. “Se questi strumenti – ha aggiunto – riceveranno un colpo come accaduto in questi casi sarà difficile creare lavoro. Dobbiamo trovare soluzioni, non colpevoli”. Anche perché, altrimenti, dovrebbe guardarsi in casa. Magari dalle parti del ministero del Lavoro.
Filippo Burla
4 comments
Devono perdere tutto così imparano a fare investimenti abusivi nelle coop. La lezione di Argenta non è bastata. Lo stato non deve affatto risarcirli ma i furfanti qualcosa s’ inventeranno. I risparmiatori delle banche fallite e truffati in tal caso dovrebbero in massa scendere a Roma e cercare fisicamente i noti a tutti responsabili.
…NON esistono vere cooperative, ma in realtà sono delle strutture di proprietà dei partiti ( PD /vaticano) che sfruttano chi vi lavora, facendoli passare per soci della cooperative, ma che non sono altro che operai sottopagati e senza reali tutele. Inoltre, i reali gestori di queste strutture di sfruttamento, con tale forma di azienda messa sotto la denominazione ”cooperativa”, usufruiscono di grandi, generali agevolazioni !!
….sarebbe ora che si facesse un’ndagine, seria e completa, sulla realtà delle cosiddette ”cooperative”……
[…] più finanza che supermercati: Unicoop Tirreno non ce la fa, i soci ritirano i propri risparmi (mezzo miliardo negli ultimi tre anni) perché non si fidano più, i margini continuano a calare e il meccanismo si inceppa. Fino al […]