Quarta puntata dell’inchiesta sui rapporti fra Corsica e Italia. Le precedenti puntate:
- Corsica e Italia/1: alle radici di un rapporto millenario
- Corsica e Italia/2: la Rivoluzione corsa (1729-1769)
- Corsica e Italia/3: la Corsica sotto l’occupazione francese (1769-1918)
Roma, 9 lug – Tra la fine del secolo XIX e il primo dopoguerra si assistette alla riscoperta culturale dell’identità corsa, con riviste la prima delle quali fu“A Tramuntana” (1896) fondata da Santu Casanova. La rivendicazione della lingua e dell’identità corsa si univa al riconoscimento dell’appartenenza della Corsica alla sfera culturale e linguistica italiana, secondo l’antico adagio corso: “Da Capi Corsu à Bonifaziu, aria di Roma è mare di u Laziu”. Lo stesso Santu Casanova, iniziatore del risveglio corso nel 1896, quarant’anni dopo avrebbe aderito all’irredentismo filo-italiano con un telegramma inviato a Mussolini il 29 ottobre 1936: “In questo giorno, 29 ottobre dell’anno XV, nel quale lascio per sempre la mia Corsica natìa, e proprio quando sbarco a Livorno, patria amata di Costanzo e Galeazzo Ciano e di tanti eroi, mi pare di rinascere e di riprendere forze come Anteo al contatto con la Terra che fu la culla dei nostri antenati e rimane per noi còrsi la vera patria; io, dunque, in questo giorno di luce e di bellezza, Vi porgo con amore e rispetto, o Duce immortale, il mio saluto fraterno. Vogliate gradirlo come l’omaggio della nostra Corsica, sorella italiana purissima. A noi!”.
Nel 1919 vide la luce il giornale “A Muvra”, fondato da Petru Rocca. Dal gruppo animatore della rivista prenderà corpo il “Partitu Corsu d’Azione”, fondato nel 1922 sull’esempio del coevo Partito Sardo D’Azione. In questo periodo ci fu una fioritura di opere poetiche e letterarie in corso, tra cui il primo romanzo in corso, “Terra Corsa”, scritto nel 1924 da Marco Angeli. Nel 1927 il partito si trasformò in “Partitu Autonomista Corsu” e sciolto nel 1939 in ragione della sua collaborazione con il regime fascista italiano. Contemporaneamente all’ascesa del Fascismo in Italia, infatti, aveva sviluppato una corrente filo-italiana esplicitamente irredentista. Nel 1933 nacquero a Pavia i “Gruppi di Cultura Corsa” (GCC), fondati dallo studente corso Petru Giovacchini, già fondatore nel 1927 della rivista corsa filo-italiana “Primavera”. I GCC successivamente furono trasformati in “Gruppi di Azione Irredentista Corsa” (GAIC). Molti patrioti e intellettuali corsi (Petru Giovacchini, Marco Angeli, Bertino Poli, Domenico Carlotti, Petru Rocca, Pier Luigi Marchetti) scelsero di emigrare nell’Italia fascista, nella quale videro la luce riviste e pubblicazioni dedicate alla Corsica: “Atlante Linguistico Etnografico Italiano della Corsica”, “Archivio Storico di Corsica”, “Corsica Antica e Moderna”. Gioacchino Volpe, uno dei massimi storici italiani del Novecento e fondatore del sopra citato “Archivio storico di Corsica”, pubblicò nel 1939 a Milano la “Storia della Corsica italiana”, che ancora oggi è una delle più importanti opere storiografiche dedicate all’isola. Del resto già dal 1923 il quotidiano livornese “Il Telegrafo” pubblicava un’edizione per la Corsica.
L’occupazione militare italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, avvenuta nel novembre 1942 nell’ambito della cosiddetta “Operazione Anton” di occupazione italo-tedesca dei territori soggetti al governo di Vichy, fu pacificamente accettata dai Corsi che accolsero gli Italiani come liberatori. I “Gruppi di azione irredentista corsa” l’appoggiarono apertamente, chiedendo l’unione della Corsica al Regno d’Italia. Dopo l’8 settembre 1943, molti militari italiani appoggiarono in modo determinante la resistenza corsa, riportando 700 caduti nelle loro fila e contribuendo alla cacciata delle truppe germaniche dall’isola. Dopo la guerra, la Francia condannò a morte sette irredentisti filo-italiani, tra cui Petru Giovacchini, che sfuggì all’esecuzione della pena trovandosi in Italia. Petru Rocca fu condannato a 15 di lavori forzati. Simon Cristofini fu fucilato ad Algeri nel 1944 e sua moglie Marta Renucci, prima giornalista donna corsa, fu condannata a 15 anni di detenzione.
Luca Cancelliere